Umberto Veronesi prosegue nella sua personale e apparentemente irreversibile deriva nucleare. Qualche giorno fa, in occasione di una conferenza per la presentazione della sede romana della sua fondazione, ha fornito una singolare interpretazione fideista e faziosa dell'energia atomica.
Secondo Veronesi c'è una forte "azione antiscientifica contro il nucleare in Italia", riporta Leggo - che porta il nostro ad essere l'unico grande Paese a non avere centrali". In merito alla sua candidatura alla presidenza dell'agenzia per la sicurezza nucleare ha commentato: "Ho dato la disponibilità perché ho sempre avuto una grande passione per la fisica, come testimoniano gli strumenti che ho introdotto nel mio istituto, ed ho una grande fiducia nella scienza e nella tecnologia". Insomma, chi non crede che il futuro dell'Italia sia atomico sarebbe contro la scienza e il progresso tecnologico:
"L'antiscientismo cui assistiamo deriva dal fatto che l'Italia non ha mai avuto una grande tradizione di amore per la scienza. Ora dobbiamo recuperare il tempo perso e superare quella che è ormai una sorta di psicosi collettiva: tutti sono stati colpiti dall'incidente di Chernobyl, ma poi si è capito che è nato da una situazione irripetibile". Secondo Veronesi ad eccezione di Chernobyl, "nel mondo non è morto nessuno a causa delle centrali nucleari", mentre non si considerano "le persone che muoiono nelle miniere di carbone o i disastri ambientali provocati dal petrolio". Inoltre "L'Italia è l'unico grande Paese a non avere il nucleare, in Europa e nel mondo. Non si considera che, essendo noi circondati da centrali siamo esposti al rischio come se le avessimo qui, ma con il difetto di essere costretti ad andare a comprare energia derivata dal nucleare all'estero, pagandola di più. Chi si dice contro il nucleare - ha aggiunto - per principio non dovrebbe nemmeno usare l'energia prodotta in questo modo".
Stupisce come un uomo che si candida a svolgere un ruolo così delicato abbia un approccio al tema del nucleare così partigiano e pressapochista. Giudico queste dichiarazioni gravissime e allarmanti. Lo "scienziato" Veronesi ripete a pappagallo le infondate tesi della lobby nucleare quali il fatto che importiamo quantità strategiche di energia dall'estero pagandola di più. In realtà l'Italia importa solo il 14% dell'energia e lo fa solo perché paesi come la Francia vendono sottocosto l'energia nucleare prodotta in surplus. Il nostro sistema garantirebbe già oggi largamente il fabbisogno nazionale. E la vecchia cantilena del costo inferiore è un disco rotto, visto che il costo della produzione dell'energia equivale solo al 30.9 della bolletta elettrica. Il restante 69.1% sono addizionali, una tantum, tasse e altre voci che non hanno nulla a che fare con la fonte di energia. Inoltre i costi di produzione dell'energia nucleare diffusi dal governo sono stimati su prezzi base di costruzione e gestione delle centrali e delle scorie radioattive molto inferiori a quelli di altre nazioni. Negli USA, ad esempio, sono valutati più del doppio. Il nucleare non è economicamente conveniente, salvo per chi costruisce e gestisce le centrali. E tutti concordano sul fatto che nel prossimo futuro il nucleare perderà competitività rapidamente nei confronti delle energie rinnovabili, tanto da renderlo obsoleto e troppo caro già dalla data in cui sarebbero operative le nuove centrali atomiche italiane.
Io non voglio che un uomo troppo anziano, palesemente incompetente e fazioso come Umberto Veronesi sia nominato alla presidenza dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare.
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