Il Post (sempre attento alle notizie che gli altri trascurano) segnala un lungo articolo del Wall Street Journal che analizza la potenzialità del fattore sociale nelle politiche di risparmio energetico, particolarmente in ambito domestico.
Si racconta come l'emulazione sia una delle motivazioni più efficaci per il risparmio energetico. In pratica ogni tipo di avvertimento o informazione (economica, ecologica, sanitaria) non contribuisce a modificare le abitudini personali quanto la pulsione a seguire l'esempio altrui.
La gente non vuole sentirsi esclusa, rifiuta l'idea di restare indietro. E teme la pubblica riprovazione, detesta essere messa all'indice.
La città di Washington ha applicato una tassa di 5 cent per ogni sacchetto di plastica, ma soprattutto ha imposto ai negozianti di dare sacchetti ai clienti solo se sono questi ultimi a chiederli espressamente. E la gente preferisce non farlo, per non affrontare gli sguardi di disapprovazione e i commenti degli altri in fila alla cassa.
C'è poi l'esempio della OPOWER, una azienda di software che produce una bolletta brevettata (la chiamano Home Energy Report) che non si limita a mostrare i consumi correnti in rapporto a quelli passati (come fa anche ENEL) ma li confronta con quelli dei vicini. Sembra che ne scaturisca un circolo virtuoso che produce un risparmio fino al 3.5% sui consumi.
Questo adeguarsi ai trend ed emulare i comportamenti altrui funziona come motivazione fino a quando non si arriva a scelte che modificano radicalmente le abitudini quotidiane, come abbandonare l'uso dell'auto in favore del mezzo pubblico. Per ora.
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