Gli eventi egiziani hanno relegato in secondo piano quanto sta accadendo in Albania. Venerdì scorso centomila persone hanno marciato pacificamente a Tirana per onorare la morte dei tre dimostranti uccisi nelle manifestazioni del 20 gennaio. La manifestazione era guidata dai parenti delle vittime e dal leader dell'opposizione e sindaco di Tirana Edi Rama (al centro nella foto).
"Continueremo la nostra protesta pacifica per chiedere la fine di questo regime" ha detto Rama, che alla stampa ha ribadito che l'unica soluzione per il paese è quella di indire elezioni anticipate. Una manifestazione pro-governativa, inizialmente indetta per sabato scorso, è stata cancellata. Aldo Bumci, portavoce del Partito Democratico del premier Berisha, dopo la manifestazione ha dichiarato che "oggi Edi Rama è tornato sulla scena del delitto, cercando di trarre beneficio politico dai morti". Il governo non ha avviato indagini sui dirigenti di polizia accusati dall'opposizione per la morte dei tre manifestanti.
A Tirana è arrivato il viceministro degli esteri della Lituania Evaldas Ignatavicius, inviato dall'OCSE per cercare una soluzione alla crisi albanese (la Lituania è presidente di turno OCSE per il 2011). Ha incontrato il presidente albanese Bamir Topi, auspicando non si sa bene cosa. L'Albania, che dal 2009 fa parte della NATO, dallo stesso anno vuole entrare nell'Unione Europea. Da Bruxelles sono già arrivati segnali perentori che questa crisi interna non facilita l'avvio dei processi negoziali.
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