Il 10 marzo scorso la Francia aveva riconosciuto, prima in Europa, il governo di Bengasi. Allora il nostro cosiddetto ministro degli esteri aveva dichiarato che "si riconoscono gli Stati, non i governi o i gruppi autoproclamatisi". Aggiungendo che l'eventuale riconoscimento di un paese è "una cosa seria" e non "un giochino", e che va fatto "dall'UE tutta insieme" e non dagli Stati membri in ordine sparso. Per Frattini, sempre il 10 marzo, "Parlare di riconoscimento oggi è qualcosa di assolutamente estemporaneo: sarà l'Europa a prendere la decisione politica, e prima o poi avverrà".
Oggi, al termine dell'incontro con il responsabile per la politica estera degli insorti Alì Al Issawi il nostro cosiddetto ministro degli esteri ha annunciato che l'Italia ha deciso di "riconoscere il consiglio nazionale di transizione libico come unico interlocutore legittimo". Ed ha aggiunto che armare i rivoltosi libici "non può essere escluso come extrema ratio".
Il 16 marzo, nel corso di una audizione al Senato Frattini aveva detto "La Cirenaica è ormai di nuovo quasi completamente nelle mani di Tripoli" e "Gheddafi non può essere mandato via". Quanto alla possibilità di fornire armi ai ribelli "Non possiamo pensare di mandare le armi, ma certamente continueremo a mandare aiuti".
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