Oggi la Croazia ha concluso un altro dei protocolli negoziali per l'ingresso in Europa, quello della pesca. Con questo i protocolli risolti sono 31 su 35 ma i quattro rimasti sono cruciali, perché riguardano questioni come la concorrenza e le misure anti corruzione. Un'altra conferenza negoziale tra Unione Europea e Croazia è in programma entro giugno, anche perché la presidenza di turno ungherese aveva indicato l'apertura verso i Balcani tra le priorità del suo semestre. L'obiettivo è di ratificare l'ingresso nel Consiglio Europeo del 23 giugno.
Se questo accadesse la data più realistica per l'ingresso della Croazia nell'Unione sembra il 1 luglio 2013. L'ingresso della Croazia, previsto in origine entro il 2011, è stato ritardato anche dalla crisi economica, che il paese ha pagato con una recessione del 6% nel 2009 e un tasso di disoccupazione ancora oggi attorno al 20%. Nel 2010 l'obiettivo del governo era un disavanzo del 2.7%, ma il dato finale è stato un deludente -4.5%. Il governo di Zagabria, oltre alle questioni ancora irrisolte, deve fare i conti anche con la resistenza europea che deriva dall'esito della annessione di Romania e Bulgaria del 2007, che a posteriori per molti è stata troppo frettolosa.
Una volta che Bruxelles avrà dichiarato il via libera l'ingresso in Europa dovrà essere sancito da un referendum popolare. In origine questo doveva essere approvato dalla maggioranza assoluta degli aventi diritto, ma una modifica costituzionale del 2010 ha abbassato l'asticella alla maggioranza dei votanti. La differenza è cruciale in un paese dove l'euroscetticismo è in aumento, particolarmente dopo che lo scorso 15 aprile il tribunale dell'Aia ha condannato i due generali croati Ante Gotovina e Mladen Markačhave rispettivamente a 24 e 18 anni di carcere per crimini di guerra. Tutto il paese, dal presidente al primo ministro al leader dell'opposizione, si è schierato con i militari e contro la condanna.
Secondo i sondaggi oggi in Croazia vincerebbe il no all'Europa.
Nessun commento:
Posta un commento