Il primo ministro nepalese Jhala Nath Khanal si è dimesso domenica sera, aprendo nel piccolo paese Himalayano la quarta crisi di governo dal 2008, quando fu abolita la monarchia. Khanal è il leader del Communist Party of Nepal - Unified Marxist Lenininst (CPN-UML) ed era stato eletto lo scorso febbraio dopo sette mesi di stallo della politica nazionale, con un operazione politica molto controversa che lo aveva visto abbandonare i suoi alleati per siglare un patto con il partito maoista, Unified Communist Party of Nepal (Maoist) (UCPN-M), che per dieci anni aveva portato avanti una sanguinosa guerriglia in Nepal. L'alleanza con i maoisti è stata molto faticosa, fino alle dimissioni della rappresentanza di governo e alla nomina di nove nuovi ministri del partito maoista lo scorso 1 agosto.
La scommessa di Khanal era proprio la pacificazione del paese, ma l'operazione non è andata in porto. I maoisti hanno firmato cinque anni fa un accordo di pace con il governo di Katmandu, ma hanno ancora un esercito di ventimila persone, armate e strutturate. Come si riciclano ventimila soldati clandestini? Khanal aveva offerto di assorbire un terzo dei guerriglieri, circa settemila, nell'esercito nepalese. Per i restanti la proposta era di una sorta di "liquidazione" di 700.000 rupie nepalesi, circa 6.750 Euro. Ma il leader maoista Pushpa Kamal Dahal Prachanda ha rifiutato, obbligando Khanal alle dimissioni. Resta un paese a pezzi e ventimila guerriglieri disoccupati. Anche questo è precariato.
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