La manovra economica presentata da Berlù e Tremonti è lo specchio della incapacità del governo italiano di guardare avanti e cercare di costruire un futuro migliore. Dietro alle nuove tasse e agli ulteriori tagli per le regioni e le città non c'è alcun progetto, solo una logica emergenziale. Lo ha giustamente sottolineato il WWF, che ricorda come questo sarebbe il momento delle scelte e degli investimenti nel futuro. Già, sarebbe.
"Occorre puntare sulla
decarbonizzazione e sulla rivoluzione energetica, vale a dire
individuare il percorso e le politiche per l'efficienza e il
risparmio energetico e per avere il 100% dell'energia prodotta
da fonti rinnovabili. Ma anche una chiara indicazione di
politica industriale, delle infrastrutture (reti), di
innovazione, della ricerca, che rispondano a corrette forme di
pianificazione rispettose del territorio. Occorre puntare su
una politica del riciclaggio e del riuso che non sia solo una
prospettiva di diminuzione dei rifiuti, ma anche di risparmio e
di efficienza nell'uso dei materiali. Occorre puntare al
benessere sociale, mirando a sconfiggere e non a incrementare
la povertà. E' questa la prospettiva su cui seguire l'Europa,
a differenza di quanto fatto sinora, a partire da un approccio
strategico, non continuamente tattico, seguendo gli esempi
positivi, come quello della Germania, la cui economia in
crescita si distingue per avere la decarbonizzazione come asse
strategico. Del resto, nonostante la crisi economica, quelli
delle energie rinnovabili e dell'efficienza sono gli unici
settori in crescita esponenziale in tutto il mondo." scrive il WWF.
Il governo di queste cose non si occupa, né si è mai interessato. E continua a dare il peggio di sè, se è vero che nelle anticipazioni della manovra si era parlato per l'ennesima volta di tagli agli incentivi per le energie rinnovabili (ancora!), tanto per destabilizzare di nuovo l'unico settore industriale in crescita.
Il testo finale poi cancella il SISTRI, il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti speciali, decisione inspiegabile che la stessa ministra invisibile dell'ambiente ha definito "un vero e proprio regalo alle ecomafie". Non basta: sono previsti tagli ai fondi FAS destinati alla prevenzione dei rischi di dissesto idrogeologico, decisione che ha scandalizzato persino Formigoni, che ha ricordato come l'accordo stato-regioni sui fondi FAS fosse stato raggiunto solo 15 giorni fa, dopo una faticosa trattativa. Il piano di interventi contro il dissesto idrogeologico prevede un
miliardo di fondi FAS e un altro miliardo e mezzo circa di fondi
regionali. E ora Tremonti dice che "ci sono altri equilibri da salvare".
Se il miliardo destinato alla sicurezza del territorio sparisce, il governo non mette in discussione la previsione di spesa di 40 miliardi di armi e aerei da guerra, così come conferma gli oltre otto miliardi destinati al ponte sullo stretto di Messina.
L'innovazione e la green economy sono da tempo al centro dei programmi di sviluppo di tutte le nazioni che guardano al futuro. "Sosteniamo l'accelerazione di una green economy e di una economia a basse emissioni di carbonio per conquistare una posizione vantaggiosa nel mercato industriale internazionale" ha detto due anni fa il premier cinese Wen Jiabao. Sono scelte economiche, non solo ecologiche. Si guarda alla competitività, ale strategie globali. La green economy è il tema centrale del summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si svolgerà a Rio de Janeiro nel giugno 2012.
Dal governo Berlusconi invece arrivano solo segnali di conservazione, di insipienza. Del resto se abbiamo il tasso di crescita più basso dell'OCSE un motivo deve esserci, ed è l'incapacità dei nostri decisori politici di guardare avanti, di immaginare. Fino a ieri si diceva che fosse una tattica precisa, per evitare scelte impopolari che magari avrebbero pagato tra decenni, ma che nell'immediato portavano a una perdita di consenso. Ma ora che anche Berlù ammette di avere aumentato le tasse, il momento sarebbe stato perfetto per lanciare la sfida dell'Italia del futuro. Macché, buio assoluto. "Questo è il tipico caso di decreto
per necessita e urgenza" ha detto Tremonti. Al futuro penseremo quando sarà passato, per adesso riempiamo le pagine con boutade come quella di abolire 38 provincie (di cui 15 al nord). Con che soldi, entro quando, ridistribuendo come le competenze e l'occupazione? Non è un problema immediato, l'importante è fare qualche annuncio. E buon ferragosto all'Italia.
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