L'evento è di quelli che fanno la storia dell'urbanistica. A La Corneuve, nel banlieue di Parigi, si sta demolendo Balzac, un complesso di alloggi popolari lungo 180 metri per sedici piani. Ne parlano due fonti autorevoli come Le Monde e il New York Times, sottolineando le motivazioni sociali alla base della scelta.
In gergo architettonico Balzac è uno steccone, un imponente fronte edificato isolato e isolante, impossibile da inserire in un tessuto urbano. Costruito nei primi anni '60 seguendo i dettami urbanistici di Le Corbusier, Balzac era il monumento della zonizzazione, teoria che rappresenta il peggiore errore dei pianificatori del secolo scorso. La zonizzazione voleva le abitazioni in ambiti definiti e specifici, gli uffici altrove e i servizi in un altro altrove. Un sistema gerarchico suicida e insostenibile, dove la mobilità personale è impraticabile senza auto privata e la socialità sparisce con la distruzione del tessuto urbano e dei luoghi di aggregazione, a cominciare dalla strada e dalla piazza murata. Su questa base sono nate le periferie delle città italiane ed europee degli ultimi 50 anni, con le conseguenze che tutti subiamo oggi e dovremmo cercare di risolvere. Il Corviale di Roma, lo Zen di Palermo sono altri esemplari monumenti di decadenza urbana, colpevolmente realizzati decenni dopo. Ma migliaia di altri piccoli Balzac, meno vistosi ma altrettanto dannosi, sono stati edificati nelle periferie delle città medie e grandi d'Italia.
Demolizioni come quella del Balzac sono rare e assumono inevitabilmente un carattere simbolico. La distruzione del complesso Pruitt-Igoe di Saint Louis, un altro steccone raso al suolo nel 1972, segnò per Charles Jencks la morte dell'architettura moderna. Rispetto al Pruitt-Igoe il Balzac è molto più "moderno" nello stile e nell'ideologia. Il Pruitt-Igoe fu demolito con delle cariche di esplosivo, gesto eclatante ma meno doloroso della lenta distruzione di Balzac, che viene scarnificato con inesorabile determinazione dai morsi dei bracci meccanici.
Eventi come questo restano comunque eccezionali e irretiscono più i giornalisti e i sociologi che gli architetti o gli urbanisti. In occidente ormai non si demolisce più nulla, o quasi. Ogni misfatto architettonico è destinato a vita secolare, se non eterna. Del resto lo ricorda anche l'occhiello di questo blog.
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