Quando nei primi anni '30 David Gottlieb inventò il flipper il gioco era solo un piano inclinato pieno di ostacoli sul quale scendeva una pallina seguendo percorsi casuali. Un po' come il pachinko che ossessiona i giapponesi. La rivoluzione arrivò nel 1948: un progettista di giochi di nome Steve Kordek pensò di aggiungere due palette motorizzate poste in basso che potevano rilanciare la palla verso l'alto e far proseguire il gioco. Le due palette furono battezzate flipper dal verbo to flip e nei modelli storici avevano la scritta flipper stampata in rilievo. All'inizio erano tozze e corte, poi con il passare del tempo diventarono più slanciate.
In Italia il gioco, che in inglese si chiama pinball, fu ribattezzato lui stesso flipper. Con l'aggiunta dei due flipper tutto era cambiato. Non bastava più essere fortunati, adesso bisognava anche saperci fare. I virtuosi del flipper stoppavano, facevano rilanci uno-due, si passavano la palla da un lato all'altro. Era cominciata una nuova era, che durò fino all'avvento dei videogames alla fine degli anni '70.
In Italia il gioco, che in inglese si chiama pinball, fu ribattezzato lui stesso flipper. Con l'aggiunta dei due flipper tutto era cambiato. Non bastava più essere fortunati, adesso bisognava anche saperci fare. I virtuosi del flipper stoppavano, facevano rilanci uno-due, si passavano la palla da un lato all'altro. Era cominciata una nuova era, che durò fino all'avvento dei videogames alla fine degli anni '70.
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