Non fa notizia come l'utero affittato da Nichi o il voto favorevole alla Cirinnà di Denis, ma il nuovo codice degli appalti è una riforma cruciale e importantissima. La normativa nazionale degli appalti pubblici fu completamente rivista dopo Tangentopoli con la legge quadro 109 del 1994, la cosiddetta Legge Merloni. Una legge estremamente protettiva, emanata per arginare gli scandali e il degrado della stagione politica che portò alla fine della Prima Repubblica. Ma anche una legge farraginosa, piena di barriere e di passaggi burocratici che di fatto ebbero l'effetto di rallentare, a volte bloccare, l'esecuzione di molte delle opere pubbliche (senza peraltro ridurre in misura considerevole il malaffare). Tra gli effetti collaterali anche una generale perdita di qualità delle opere, conseguenza dell'affidamento degli appalti al massimo ribasso.
Dieci anni fa, nel 2006, la legge Merloni fu sostituita dal nuovo Codice dei Contratti Pubblici, che recepiva le direttive europee in materia di lavori e di forniture e servizi. Senza entrare nel merito tecnico, anche questo nuovo quadro normativo non semplificò le procedure, né riusci a accelerare i tempi di realizzazione delle opere, anzi. Le amministrazioni sono state sempre più invischiate in ricorsi ai tribunali amministrativi, contenziosi con le ditte appaltatrici, costosissimi arbitrati.
Il nuovo codice approvato ieri non è proprio come alcuni di noi lo volevano, ma è certamente un sostanziale passo avanti verso uno snellimento normativo, un ritorno alla qualità a discapito dell'economia ad ogni costo, una sostanziale riduzione del contenzioso con la conseguenza di tempi più certi per il completamento delle opere. E' stata anche eliminata la stortura del cosiddetto "compenso incentivante", ovvero il bonus che spettava ai dipendenti pubblici che si occupavano della progettazione.
Il mondo degli appalti è una foresta intricata e irta di ostacoli e anche questa nuova legge non sarà di facile applicazione. I suoi principi però ci avvicinano all'Europa, restituiscono dignità ai progettisti, garantiscono maggiori certezze alle imprese, permettono alle amministrazioni di mantenere gli impegni presi con le loro comunità. Certamente è uno dei provvedimenti di maggiore spessore tra quelli adottati da questo governo. Peccato che, al di fuori degli addetti ai lavori, non faccia notizia.
L'illistrazione sopra è di Umberto Grati per Il Sole 24 Ore.
Dieci anni fa, nel 2006, la legge Merloni fu sostituita dal nuovo Codice dei Contratti Pubblici, che recepiva le direttive europee in materia di lavori e di forniture e servizi. Senza entrare nel merito tecnico, anche questo nuovo quadro normativo non semplificò le procedure, né riusci a accelerare i tempi di realizzazione delle opere, anzi. Le amministrazioni sono state sempre più invischiate in ricorsi ai tribunali amministrativi, contenziosi con le ditte appaltatrici, costosissimi arbitrati.
Il nuovo codice approvato ieri non è proprio come alcuni di noi lo volevano, ma è certamente un sostanziale passo avanti verso uno snellimento normativo, un ritorno alla qualità a discapito dell'economia ad ogni costo, una sostanziale riduzione del contenzioso con la conseguenza di tempi più certi per il completamento delle opere. E' stata anche eliminata la stortura del cosiddetto "compenso incentivante", ovvero il bonus che spettava ai dipendenti pubblici che si occupavano della progettazione.
Il mondo degli appalti è una foresta intricata e irta di ostacoli e anche questa nuova legge non sarà di facile applicazione. I suoi principi però ci avvicinano all'Europa, restituiscono dignità ai progettisti, garantiscono maggiori certezze alle imprese, permettono alle amministrazioni di mantenere gli impegni presi con le loro comunità. Certamente è uno dei provvedimenti di maggiore spessore tra quelli adottati da questo governo. Peccato che, al di fuori degli addetti ai lavori, non faccia notizia.
L'illistrazione sopra è di Umberto Grati per Il Sole 24 Ore.
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