mercoledì 10 giugno 2020

Quanto è sostenibile il Piano Colao? Sinossi per distratti e frettolosi

Gran parte degli italiani si è fatta un'idea del cosiddetto "Piano Colao" attraverso i commenti dei politici e dei portatori di interessi. Dubito che molti lo abbiano letto (il link al testo completo è qui). Il documento è stato redatto in tempi pittosto rapidi da un gruppo di venti esperti guidati appunto da Vittorio Colao. Tra loro anche persone vicine ai temi della sostenibilità e dell'ambiente, come il portavoce dell'ASviS Enrico Giovannini e la presidente di WWF Italia Donatella Bianchi.
Il Piano è un documento di indirizzi o di guidelines, per dirla in inglese. Non fornisce cifre o dati, ma elenca una lista di priorità di azione per un periodo temporale breve, 2020-2022. Gli esperti auspicano che le azioni indicate vengano implementate dai decisori politici entro due anni e mezzo.
L'ambizione di redarre un documento omnicomprensivo e necessariamente stringato non permette l'approfondimento di ogni singolo argomento e comporta il rischio inevitabile di trascurare qualcosa. Tuttavia i grandi temi ci sono quasi tutti, racchiusi nelle sei macro aree descritte nella grafica qui sopra. Le proposte sono divise in tre categorie (grafico sotto): iniziative da avviare entro tre, sei e dodici mesi. Con l'obiettivo di portarle a regime entro il 2022, appunto.
Nel testo del Piano i riferimenti all'Europa sono molteplici, come è auspicabile e giusto. L'Unione viene chiamata in causa come modello da seguire per gli aggiornamenti e le revisioni legislative, per le opportunità di finanziamento, per l'adozione di azioni compatibili con il Green New Deal, nuovo motore dello sviluppo europeo. Si parla apertamente di Rivoluzione verde per proteggere e migliorare il capitale naturale di cui è ricco il paese. L'inclusione del principio del capitale naturale è una piccola rivoluzione nelle strategie dell'Italia. Si sottolinea anche come sostenibilità ambientale e benessere economico non siano in contrapposizione, anzi. Sono citati ripetutamente anche gli obiettivi di sostenibilità 2030 dell'ONU.
Tra i punti trattati c'è la transizione energetica, ovvero il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, tema al centro anche delle politiche di sviluppo europee. Si sottolinea l'incredibile durata delle procedure di autorizzazione dei nuovi impianti di energia rinnovabile, che spesso attendono lunghi anni prima dell'autorizzazione. Si propone l'istituzione di una carbon tax, ovvero di un sistema fiscale che introduca una tassazione legata alle emissioni di CO2, fondamentale per accelerare la conversione alle energie rinnovabili.
Altri temi legati alla sostenibilità: contrastare il consumo di suolo inserendo obiettivi di conservazione e ripristino del capitale naturale in tutte le strategie e politiche che comportano un maggior uso di suolo. Preservare le aree verdi e gli ecosistemi, agire per migliorare la gestione dei rifiuti e delle acque reflue (cause ricorrenti di infrazioni comunitarie). Promuovere l'economia circolare, accelerare le infrastrutture digitali a partire dal 5G, applicare gli "appalti verdi". E molti altri, come la mobilità pubblica e privata.
Mancano alcuni elementi importanti, come il sostegno alla Blue Economy e la necessaria modernizzazione di tutto il sistema agroalimentare in un'ottica di sostenibilità. C'è una frase di una sola riga che a me è particolarmente cara: favorire il recupero e il riutilizzo delle plastiche, non solo degli imballaggi.
Il Piano Colao merita di essere letto e soprattutto di essere attuato, anche con le necessarie integrazioni. La parola ora passa alla politica e occorre dire che le prime risposte non sono esattamente incoraggianti.



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