mercoledì 9 dicembre 2009

Copenhagen, primi casini

La notizia più importante di ieri della COP-15 non viene da Copenhagen ma da Londra, dove il Guardian ha prima svelato e poi pubblicato in versione integrale una bozza di accordo finale che sarebbe stata preparata da un gruppo di paesi occidentali tra cui Danimarca, USA e Gran Bretagna.
La voce che un testo fosse in corso d'opera era già circolata giorni fa, ma stavolta il documento è arrivato in mano alla stampa e ieri a Copenhagen tutti si affannavano per scaricarlo e stamparlo.
In sostanza la bozza prevede tetti diversi di emissioni per paesi occidentali e in via di sviluppo e introduce il meccanismo finanziario degli aiuti occidentali a partire dal 2012 sotto la supervisione della Banca Mondiale, quantificato in 10 miliardi di dollari l'anno. Inoltre i paesi in via di sviluppo vengono scorporati in due gruppi, creando la categoria dei "più vulnerabili".
La questione politicamente più rilevante è che i tetti di emissione fissati al 2050 sono molto diversi: ai paesi occidentali spettano 2.67 tonnellate per abitante, a quelli in via di sviluppo solo 1.44 t a testa.
La proposta non è piaciuta al gruppo G77+Cina, ovvero ai circa 130 paesi in via di sviluppo. Il Sudan, attuale portavoce di G77, ha dichiarato che "il testo scippa i paesi in via di sviluppo della loro equa porzione di atmosfera e non tratta in modo paritario paesi ricchi e paesi poveri".
"Quale versione del testo è stata pubblicata?" si chiedevano invece i negoziatori più navigati. Alcuni dopo avere letto il documento hanno commentato che c'era "qualche novità, anche se non particolarmente importante" rispetto al testo già in circolazione da settimane. Altri hanno giudicato positivo che la bozza di accordo sia trapelata, perché in questo modo le questioni più importanti sono state poste sul tavolo allo scoperto.
Al Bella Center si parla anche di altri gruppi riuniti a scrivere bozze di accordo, che saranno rese pubbliche nei prossimi giorni. "Sono al corrente di almeno quattro iniziative diverse - ha riferito uno dei soliti bene informati - e l'ultima cosa che serve è una sorta di concorso di bellezza tra proposte di accordo".
Foto: Attila Kisbenedek/AFP/Getty Images

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