Si discute oggi alla Corte Costituzionale il ricorso di dieci regioni italiane contro le normative introdotte dal governo per la localizzazione degli impianti di produzione di energia. Il ricorso è presentato da Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, e Calabria. Tra le ricorrenti c'era anche il Piemonte, ma il nuovo governo guidato dal leghista Cota ha ritirato il ricorso in apertura di udienza.
Le regioni ricorrenti sostengono che le normative introdotte dalla legge 99/2009 non rispettano il titolo V della costituzione, che assegna alle regioni le competenze in merito al governo del territorio e alla produzione dell'energia. Inoltre il provvedimento non era stato presentato alla conferenza stato-regioni.
Il governo a sua volta ha fatto ricorso contro Puglia, Basilicata e Campania che hanno promulgato leggi regionali che escludono la possibilità di avere centrali atomiche o depositi di scorie radioattive ne loro territorio. Il ricorso è nell'agenda della Consulta per il prossimo ottobre.
Se il buongiorno si vede dal mattino, il pronostico sull'udienza di oggi favorisce le regioni. La Corte Costituzionale infatti ha già bocciato l'articolo 4 del decreto legge 102/99 che introduceva la possibilità di nominare commissari straordinari e di utilizzare capitale privato per individuare i siti e per i progetti e la costruzione delle centrali. In questo caso i ricorrenti erano stati Emilia Romagna, Toscana, Umbria e la Provincia di Trento. La sentenza è stata pubblicata il 9 giugno, con scarsissimo rilievo di stampa (ecco la decisone della Consulta e il commento di Inviato Speciale).
La decisione sul ricorso discusso oggi è attesa nel giro di un mese.