martedì 24 maggio 2011

Profughi, infarti e privacy

L'incidente della centrale atomica di Fukushima è successo ormai due mesi e mezzo fa, e da allora 77mila persone non sono potute mai tornare alle loro case. Da un paio di settimane è stato organizzato un programma di visite brevi per consentire ai deportati di controllare lo stato delle abitazioni e portare via qualche ricordo o qualche bene necessario, come gioielli, assegni, medicinali.
I deportati sono ricoperti con indumenti anti radiazioni e il tempo massimo di permanenza è di due ore. Rispetto ai primi giorni il governo ha modificato il protocollo. Adesso dovranno essere somministrati farmaci anti-infarto, perché il caldo delle tute e l'emozione del ritorno a casa possono giocare brutti scherzi. Inoltre il sacco di plastica da 60 litri con cui prelevare le proprie cose non è più trasparente ma nero, per rispettare la privacy. Poveretti.

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