La canzone del giorno è Viaggiando, la sigla di Roberto Colombo per la prima edizione di Rai Stereo Notte. In onore di Pierluigi Tabasso, ideatore di Stereonotte, morto ieri. E in ricordo di quelle intemerate notti degli anni '80.
domenica 30 novembre 2014
Song of the Day
La canzone del giorno è Viaggiando, la sigla di Roberto Colombo per la prima edizione di Rai Stereo Notte. In onore di Pierluigi Tabasso, ideatore di Stereonotte, morto ieri. E in ricordo di quelle intemerate notti degli anni '80.
sabato 29 novembre 2014
Life expectancy, l'aspettativa di vita in Europa
Secondo i dati Eurostat le sei regioni con l'aspettativa di vita più lunga d'Europa sono nei paesi mediterranei: Spagna, Francia e Italia. In Italia il 21,5% della popolazione ha più di 65 anni, primato in Europa. Nel 2011 gli over 80 erano 3 milioni 656 mila e saranno 4 milioni 737mila nel 2021. Gli over 90 nel 2011 erano 539mila e nel 2021 diventeranno 970mila, quasi un milione. Si vive più a lungo nella provincia autonoma di Bolzano e nelle Marche. Il record assoluto è delle Marche, con 85.3 anni di aspettativa media di vita.
Song of the Day
Dave Brubeck registrò Unsquare Dance più di 50 anni fa, nel 1961. Il pezzo è in 7/4, un ritmo micidiale. Brubeck diceva che il pezzo era una sfida per chi tiene il tempo con i piedi, schiocca le dita o batte le mani a tempo. La versione originale è nel video sotto, con Brubeck al piano, Eugene Wright al basso, e Joe Morello alla batteria.
Questa è una reinterpretazione con le musiche scritte da Brian Carmody e la regia del talentoso californiano Stewart Mac Lennan. Tutto semplicemente bellissimo.
venerdì 28 novembre 2014
Tacchi iraniani
Due giorni fa la presidente della Camera Boldrini ha ricevuto la vicepresidente della repubblica dell'Iran Massoumeh Ebtekar (54). Ebtekar era ovviamente velatissima. Notare il tacco, però.
We talked about issues of mutual interest with Speaker of Italian Parliament, outside anti austerity riots underway pic.twitter.com/FyV3XcgvI5
— Massoumeh Ebtekar (@ebtekarm) November 27, 2014
Song of the Day
Le donne virtuose di chitarra elettrica non sono molte. Marmie Stern (38) è una di loro. Arrivata a pubblicare il primo disco nel 2007 quando aveva già 31 anni, Marnie ha quattro album alle spalle. Questa Immortals è dall'ultimo The Chronicles of Marnia, del marzo 2013.
giovedì 27 novembre 2014
Francesco Clemente a New York
In questo fine 2014 Francesco Clemente (62) ha due mostre a New York. La prima, ospitata dal Rubin Museum, è una retrospettiva sui suoi lavori influenzati dall'India. Inaugurata lo scorso 5 settembre, resterà aperta fino al 2 febbraio 2015. La seconda si intitola Two Tents (due tente) ed è allestita alla Mary Boone Gallery, dove l'artista napoletano espone per la sesta volta (la prima fu nel 1983). Le due tende sono La Tenda del Diavolo e La Tenda degli Angeli. Sono sei metri per sei, alte tre metri, completamente decorate da Clemente. Two Tents è stata inaugurata il 6 novembre e chiuderà il 20 dicembre.
Human Factor? No Nichi, dai.
.@NichiVendola: "Daremo voce a tutte le esperienze che stanno reinventando la sinistra" @sinistraelib @humanfactorlab pic.twitter.com/bHSgLkFIAZ
— SEL made (@SELMontecitorio) November 27, 2014
mercoledì 26 novembre 2014
Il tacchino risparmiato
E anche quest'anno alla vigilia del Giorno del Ringraziamento Barack Obama ha graziato un tacchino. Ma a quanto pare è stufo del rituale.
Minoranza PD, l'unione non fa la forza
Riflessione politica serale: Civati si fa le foto con Bindi e Fassina e le pubblica sul suo blog (e questo confesso che mi fa un certo effetto). I civatissimi in rete difendono Bindi a spada tratta, alcuni persino ripostano la lettera di Cuperlo a Orfini con commenti entusisasti. La conseguenza del voto di ieri alla Camera, e degli eventi dei giorni scorsi, è una saldatura trasversale delle minoranze PD sotto l'unico denominatore comune dell'ostilità a Renzi. Difficile trovare affinità tra Bindi e Civati su temi come i diritti civili, ad esempio. Ma in questa fase evidentemente non importa.
I numeri del voto di ieri sono questi: 2 deputati contrari (0.64% del gruppo) 2 astenuti (0.64% del gruppo) 34 assenti, alcuni giustificati (11% del gruppo). Il resto favorevoli (87.8% del gruppo).
Al congresso PD di un anno fa le mozioni Cuperlo e Civati sommavano il 32.5% dei voti. Malgrado la delegazione PD alla Camera sia stata eletta in era Bersani, con molti parlamentari espressi dalla allora maggioranza, oggi anche nella sede più ostile, il parlamento, l'opposizione interna a Renzi supera di poco il dieci per cento. Le ultime aperture del governo, il senso di appartenenza di alcuni, la volontà di non aprire una faida in un momento così delicato hanno ridotto le voci dissonanti a una quota minima, direi fisiologica. In assemblea e in direzione nazionale i numeri non sono molto diversi, anzi forse più favorevoli a Renzi.
Questo 12.5% di non allineati è più o meno rissoso e più o meno antagonista, a seconda della matrice politica e del carattere dei singoli. Ma la saldatura trasversale tra le varie correntine ha provocato un fenomeno bizzarro di confusione, quasi di stordimento. Le foto di Fassina con Civati sul tetto della Camera con i delegati Fiom, di Miotto e Cuperlo che sorridono felici dopo la comune conferenza stampa, di Bindi sottobraccio sempre a Civati, che le sparava contro alzo zero solo un paio di anni fa, producono un certo effetto. E lo smarrimento è anche per la perdità di identità di ciascuno di questi tenaci antirenziani, gente che fino a qualche mese fa si salutava appena.
Più che di proposta politica si respira aria di revanche, di negazione dell'evidenza. L'intervista di oggi di Bindi al Corsera è lunare, con una serie di improbabili piroette sui dati del voto di Emilia e Calabria, allo scopo di dimostrare che tutto sommato Renzi non ha fatto granché meglio di Bersani. Oggi quelli dell'opposizione PD sono tutti uniti, e si fanno fotografare sorridenti e soddisfatti. Ma sono anche sempre meno. In questo caso l'unione non fa la forza. Fa un po' tristezza.
I numeri del voto di ieri sono questi: 2 deputati contrari (0.64% del gruppo) 2 astenuti (0.64% del gruppo) 34 assenti, alcuni giustificati (11% del gruppo). Il resto favorevoli (87.8% del gruppo).
Al congresso PD di un anno fa le mozioni Cuperlo e Civati sommavano il 32.5% dei voti. Malgrado la delegazione PD alla Camera sia stata eletta in era Bersani, con molti parlamentari espressi dalla allora maggioranza, oggi anche nella sede più ostile, il parlamento, l'opposizione interna a Renzi supera di poco il dieci per cento. Le ultime aperture del governo, il senso di appartenenza di alcuni, la volontà di non aprire una faida in un momento così delicato hanno ridotto le voci dissonanti a una quota minima, direi fisiologica. In assemblea e in direzione nazionale i numeri non sono molto diversi, anzi forse più favorevoli a Renzi.
Questo 12.5% di non allineati è più o meno rissoso e più o meno antagonista, a seconda della matrice politica e del carattere dei singoli. Ma la saldatura trasversale tra le varie correntine ha provocato un fenomeno bizzarro di confusione, quasi di stordimento. Le foto di Fassina con Civati sul tetto della Camera con i delegati Fiom, di Miotto e Cuperlo che sorridono felici dopo la comune conferenza stampa, di Bindi sottobraccio sempre a Civati, che le sparava contro alzo zero solo un paio di anni fa, producono un certo effetto. E lo smarrimento è anche per la perdità di identità di ciascuno di questi tenaci antirenziani, gente che fino a qualche mese fa si salutava appena.
Più che di proposta politica si respira aria di revanche, di negazione dell'evidenza. L'intervista di oggi di Bindi al Corsera è lunare, con una serie di improbabili piroette sui dati del voto di Emilia e Calabria, allo scopo di dimostrare che tutto sommato Renzi non ha fatto granché meglio di Bersani. Oggi quelli dell'opposizione PD sono tutti uniti, e si fanno fotografare sorridenti e soddisfatti. Ma sono anche sempre meno. In questo caso l'unione non fa la forza. Fa un po' tristezza.
Song of the Day
The xx suonano assieme dal 2005 e hanno pubblicato l'album di esordio nel 2009. Questa Fiction è dal secondo album Coexist, del 2012. La regia del video è di Alex Takacs a.k.a. Young Replicant.
martedì 25 novembre 2014
Le ragioni dell'astensione
RT @RaiBallaro: Sondaggio #Ballarò - Astensione in Emilia Romagna è contro... pic.twitter.com/pW2i9WAOFz
— Nonleggerlo (@nonleggerlo) November 25, 2014
Quello che non ti ammazza
"Quello che non ti ammazza molto probabilmente ci riproverà".
Installazione di Jilly Ballistic nella metro di New York, stazione 5th Avenue - Bryant Park. Jilly Ballistic si definisce "il più conosciuto degli sconosciuti artisti di strada".
Installazione di Jilly Ballistic nella metro di New York, stazione 5th Avenue - Bryant Park. Jilly Ballistic si definisce "il più conosciuto degli sconosciuti artisti di strada".
Mogherini e The Economist
Il numero di questa settimana di The Economist analizza la delicata questione russa che Federica Mogherini si trova ad affrontare come "ministro degli esteri" della UE. Il banco di prova è naturalmente la crisi in Ucraina, con il corollario delle sanzioni imposte alla Russia dall'Unione Europea, i dubbi sul nuovo governo di Poroshenko, la verifica delle mire espansionistiche di Putin. Un quadro complesso in cui l'Europa svolge un ruolo cruciale e che dimostrerà se Federica Mogherini ha l'intuito, la pazienza e il sangue freddo del diplomatico di razza.
lunedì 24 novembre 2014
La libreria che sopravvive ad Amazon
The Strand's Stand: How @strandbookstore keeps going in the age of Amazon http://t.co/8Jw0U0exX0 pic.twitter.com/HwSQOqReoO
— New York Magazine (@NYMag) November 24, 2014
Molti votanti, molto onore? L'analisi del non voto
Il dopo elezioni regionali in Emilia e Calabria è solo analisi sull'astensione. Le vittorie molto nette di Bonaccini e Oliverio erano ampiamente previste e non fanno notizia. Colpisce invece il dato dei pochi votanti, in particolare in Emilia Romagna. Secondo molti commentatori la colpa di questa disaffezione andrebbe imputata al premier e segretario del PD. Più della metà degli elettori che lo hanno trionfalmente votato alle europee di sei mesi fa lo avrebbero ripudiato per motivi politici, ideologici, sindacali. Questa tesi piace al piccolo elettorato di sinistra diviso tra Vendola e Tsipras (7% in Emilia Romagna, 5.5% in Calabria). Piace alla destra, che vorrebbe vedere nella bassa affluenza l'inizio di una parabola discendente di Renzi. Piace alle minoranze PD, che già domenica a mezzogiorno avevano iniziato ad agitarsi.
Così, invece della solita, trita analisi del voto, tenterò un'analisi del non voto. Limitata all'Emilia Romagna, perché la Calabria fa da sempre storia a sé e perché il 61% del presidente Oliverio è spartito tra otto liste, molte non riconducibili ai partiti tradizionali. In Emilia Bonaccini ha vinto con il 49%, contro il 52% di Errani nel 2010. Rispetto alle Europee di sei mesi fa il PD scende dal 52.5 al 44.5 per cento. L'alta astensione trasforma questo risultato, seppure ancora molto alto in percentuale, in una voragine di voti in meno, poco meno di settecentomila. L'astensione colpisce tutti i partiti, che perdono molti consensi. L'unica in controtendenza è la Lega, che guadagna 115mila voti (ma i partiti con cui è coalizzata, FI e FdI, ne perdono rispettivamente 170 mila e 40mila). In termini percentuali, rispetto alle europee di maggio, il risultato peggiore è di Grillo con un terzo dei consensi in meno, dal 19.2 al 13.3 (ovviamente sul sacro blog il comico scrive che "l'astensionismo non ha colpito il M5S"). Il tracollo di Forza Italia, ridotta a quarto partito, dovrebbe dimostrare qualcosa a tutti coloro che accusavano Renzi di avere rinvigorito Berlusconi con il Patto del Nazareno.
Il dato fondamentale resta comunque l'astensione senza precedenti. Colpa di Renzi? La sentenza sembra piuttosto frettolosa, anche perché molti di coloro che oggi additano il premier come responsabile unico sono gli stessi che, ai tempi del trionfale 40.8% delle europee di maggio scorso, ripetevano che la vittoria era "merito di tutto il PD". Ma in Italia, come sappiamo, si vince tutti assieme e si perde sempre da soli. Perché per gente come Bersani o Civati avere vinto con una bassa affluenza sarebbe una sconfitta.
Il calo dei votanti è ormai costante dal secolo scorso e la tendenza certo non cambierà. Il tracollo improvviso dei votanti emiliani colpisce, ma conviene ricordare che la regione ha votato solo sei mesi fa per le europee e per le comunali in 255 comuni su 340, compresi cinque capoluoghi. Se si aggiungono le dimissioni del presidente Errani per le note questioni giudiziarie e la scarsa fiducia riposta nella istituzione regionale, il dato appare meno sorprendente. Anche un candidato "di filiera" come Bonaccini di certo non accende gli entusiasmi. Lo stesso Matteo Renzi, secondo quanto scrive Repubblica, si aspettava un'affluenza attorno al 40% (il dato finale è il 37.7%).
Le elezioni europee di maggio 2014 hanno registrato una affluenza alle urne del 42.5%, anche questo un minimo storico. I dati nazionali sono molto disomogenei, dal 90% di Belgio e Lussemburgo al 13% della Slovacchia. In democrazie "mature" come Gran Bretagna, Olanda, Francia e Germania l'affluenza è stata rispettivamente del 36, 37, 43 e 48 per cento. Lo scorso anno Bill De Blasio è stato eletto sindaco di New York con un affluenza alle urne del 24% gli aventi diritto, anche questo un record minimo.
In Italia la gente ad ogni scadenza elettorale vota sempre meno, come in Europa e negli USA. Le regionali della prossima primavera saranno un test probante per verificare se il crollo verticale dei votanti in Emilia sia un episodio isolato o un evento antesignano. Di certo attribuire a qualcuno la "colpa" di questo trend consolidato è davvero bizzarro. Anche perché l'astensione può essere letta al contrario come delega in bianco, come volontà di non cambiare lo status quo. Può essere anche sintomo di rassegnazione e mancata volontà di partecipare ai processi democratici, certo. Ma la "astensione di protesta" di centinaia di migliaia di persone è pura demagogia, e chi cerca di intestarsela è in malafede.
Così, invece della solita, trita analisi del voto, tenterò un'analisi del non voto. Limitata all'Emilia Romagna, perché la Calabria fa da sempre storia a sé e perché il 61% del presidente Oliverio è spartito tra otto liste, molte non riconducibili ai partiti tradizionali. In Emilia Bonaccini ha vinto con il 49%, contro il 52% di Errani nel 2010. Rispetto alle Europee di sei mesi fa il PD scende dal 52.5 al 44.5 per cento. L'alta astensione trasforma questo risultato, seppure ancora molto alto in percentuale, in una voragine di voti in meno, poco meno di settecentomila. L'astensione colpisce tutti i partiti, che perdono molti consensi. L'unica in controtendenza è la Lega, che guadagna 115mila voti (ma i partiti con cui è coalizzata, FI e FdI, ne perdono rispettivamente 170 mila e 40mila). In termini percentuali, rispetto alle europee di maggio, il risultato peggiore è di Grillo con un terzo dei consensi in meno, dal 19.2 al 13.3 (ovviamente sul sacro blog il comico scrive che "l'astensionismo non ha colpito il M5S"). Il tracollo di Forza Italia, ridotta a quarto partito, dovrebbe dimostrare qualcosa a tutti coloro che accusavano Renzi di avere rinvigorito Berlusconi con il Patto del Nazareno.
Il dato fondamentale resta comunque l'astensione senza precedenti. Colpa di Renzi? La sentenza sembra piuttosto frettolosa, anche perché molti di coloro che oggi additano il premier come responsabile unico sono gli stessi che, ai tempi del trionfale 40.8% delle europee di maggio scorso, ripetevano che la vittoria era "merito di tutto il PD". Ma in Italia, come sappiamo, si vince tutti assieme e si perde sempre da soli. Perché per gente come Bersani o Civati avere vinto con una bassa affluenza sarebbe una sconfitta.
Il calo dei votanti è ormai costante dal secolo scorso e la tendenza certo non cambierà. Il tracollo improvviso dei votanti emiliani colpisce, ma conviene ricordare che la regione ha votato solo sei mesi fa per le europee e per le comunali in 255 comuni su 340, compresi cinque capoluoghi. Se si aggiungono le dimissioni del presidente Errani per le note questioni giudiziarie e la scarsa fiducia riposta nella istituzione regionale, il dato appare meno sorprendente. Anche un candidato "di filiera" come Bonaccini di certo non accende gli entusiasmi. Lo stesso Matteo Renzi, secondo quanto scrive Repubblica, si aspettava un'affluenza attorno al 40% (il dato finale è il 37.7%).
Le elezioni europee di maggio 2014 hanno registrato una affluenza alle urne del 42.5%, anche questo un minimo storico. I dati nazionali sono molto disomogenei, dal 90% di Belgio e Lussemburgo al 13% della Slovacchia. In democrazie "mature" come Gran Bretagna, Olanda, Francia e Germania l'affluenza è stata rispettivamente del 36, 37, 43 e 48 per cento. Lo scorso anno Bill De Blasio è stato eletto sindaco di New York con un affluenza alle urne del 24% gli aventi diritto, anche questo un record minimo.
In Italia la gente ad ogni scadenza elettorale vota sempre meno, come in Europa e negli USA. Le regionali della prossima primavera saranno un test probante per verificare se il crollo verticale dei votanti in Emilia sia un episodio isolato o un evento antesignano. Di certo attribuire a qualcuno la "colpa" di questo trend consolidato è davvero bizzarro. Anche perché l'astensione può essere letta al contrario come delega in bianco, come volontà di non cambiare lo status quo. Può essere anche sintomo di rassegnazione e mancata volontà di partecipare ai processi democratici, certo. Ma la "astensione di protesta" di centinaia di migliaia di persone è pura demagogia, e chi cerca di intestarsela è in malafede.
sabato 22 novembre 2014
Grillismo, dietro Beppe non c'è nessuno.
Taverna urla contro i borgatari che la cacciano, Di Battista in una intervista dichiara: «"Non mi ricandido. L’ho deciso. Se arriviamo al 2018, io non mi
ricandido. Non vedo l’ora di uscire di qui, per non avere più a che fare
con queste merde". Di Maio, "il prescelto", in un'altra intervista parla di immigrazione agitando fantasmi con gli stessi toni di Salvini e Casa Pound (leggi sotto). Le regionali di domani in Emilia e Calabria non promettono niente di buono, con consensi previsti in picchiata.
Il PD ha i suoi problemi, la destra e in piena crisi ma Grillo sta anche peggio. E nel Movimento nessuno sembra poterne essere un erede politico credibile. Altro che movimento, siamo allo stallo. Sto rivalutando il povero Crimi.
Il PD ha i suoi problemi, la destra e in piena crisi ma Grillo sta anche peggio. E nel Movimento nessuno sembra poterne essere un erede politico credibile. Altro che movimento, siamo allo stallo. Sto rivalutando il povero Crimi.
Zoo urbano
Toni Spyra è un artista concettuale tedesco che vive a Vienna. Molti suoi lavori, tra i quali questo Zoo, sono pubblicato sulla sua pagina facebook e su Pinterest.
Mai più senza
L'orologio della relatività, Relativity Watch. Tende a creare un po' di confusione, ma il messaggio arriva: tutto è relativo. Solo $ 29.95.
venerdì 21 novembre 2014
La tempesta di neve di New York State
giovedì 20 novembre 2014
La diffusione dell'amianto in Italia. Dati improbabili
Secondo questa mappa redatta dal ministero dell'ambiente e pubblicata oggi in un comunicato ANSA, praticamente metà dei siti d'amianto d'Italia sono nelle Marche. In Sicilia c'è qualcosa solo a Messina, in Liguria, Calabria e Campania niente. In Lombardia e Piemonte briciole. Ho qualche dubbio.
La grafica dello sciopero del 12 dicembre
Rispetto a un mese fa a San Giovanni cambia tutto. Stavolta la grafica è aggressiva, sporca e irregolare. Da sommossa. Lo slogan cosi non va! sostituisce l'hashtag suicida #tutogliioincludo. E stavolta, contrordine compagni, l'hashtag non c'è per niente. Il rosso è più cupo e ombrato di nero e compare il blu, forse un omaggio all'adesione UIL. Bizzarre e assai bruttine le scrittine sopra lo slogan, più inclinate delle già inclinate caselle colorate che le contengono. La comunicazione grafica e web del sindacato resta un mistero.
Fashion Art EU
Oggi al Parlamentarium di Bruxelles, il centro visitatori del Parlamento Europeo, si inaugura la mostra Fashion Art EU. La mostra è organizzata dal Fashion Art Institute di Madrid e raccoglie le opere di 28 artisti, uno per ciascun paese dell'Unione. Ogni installazione dovrebbe richiamare le radici culturali della nazione attraverso la moda. L'Italia è rappresentata da Claudia Bonollo che ha disegnato Il vestito vegetale di Flora. La mostra resterà aperta fino al 15 maggio 2015. L'ingresso è gratuito.
mercoledì 19 novembre 2014
Domani parte Huffington Post Grecia
11PM in Athens at our office with the great @HuffPostGreece team the night before the launch. pic.twitter.com/WwCuiHPnev
— Arianna Huffington (@ariannahuff) November 19, 2014
Il grattacielo migliore? Il Bosco Verticale di Stefano Boeri
Il Bosco Verticale di Stefano Boeri, costruito a Milano in zona Porta Garibaldi, ha vinto l'International Highrise Award 2004. Una bella soddisfazione per Stefano, i collaboratori e il committente Manfredi Catella. Il premio, biennale e giunto alla sesta edizione, non è l'unico dedicato ai grattacieli (un'altro è stato assegnato pochi giorni fa a One Central Park, un progetto non troppo dissimile realizzato a Sidney, Australia) ma è un riconoscimento prestigioso.
Di cosa si ammalano i ricchi e di cosa i poveri
Basandosi sui dati della autorevola rivista medica The Lancet il sito Vox ha elaborato il grafico qui sopra, che illustra le principali cause di malattia nella popolazione con oltre 60 anni. I disturbi cardiocircolatori e le sindromi respiratorie croniche sono molto più frequenti nei paesi poveri. Secondo The Lancet la colpa è dell'inquinamento domestico da cottura a legna e del fumo. Nei paesi ricchi invece è maggiore l'incidenza di malattie mentali come depressione e Alzheimer e di problemi articolari. Anche l'incidenza dei tumori è maggiore nelle economie sviluppate.
Il sindacato faccia il sindacato
Fabio Avallone scrive oggi un pezzo su Huffington Post che inizia commentando il "vivace scambio di opinioni" tra Alan Friedman e Maurizio Landini ieri sera nel programma di Floris. Avallone sostiene che le ragioni di Landini dimostrano come la scelta di Renzi di abbandonare la concertazione con il sindacato sia non solo giusta, ma necessaria. Perché le visioni della politica e dei rappresentanti dei lavoratori sono necessariamente diverse, basate su presupposti affatto coincidenti.
"In un paese democratico come il nostro è fondamentale tornare ad una divisione dei ruoli netta e precisa, solo così, tra l'altro, in futuro potremo attribuire meriti e responsabilità" conclude Avallone. Il pezzo merita di essere letto.
"In un paese democratico come il nostro è fondamentale tornare ad una divisione dei ruoli netta e precisa, solo così, tra l'altro, in futuro potremo attribuire meriti e responsabilità" conclude Avallone. Il pezzo merita di essere letto.
martedì 18 novembre 2014
"Io nun so' un politico"
.@PaolaTavernaM5S "io nun so un politico. tu nun te poi permette de chiamammi politico, capito?"
#EPICFAIL pic.twitter.com/dgA7YtiXB8
— ✨ SailorDaRio✨ (@DarioBallini) November 18, 2014
Song of the Day
Sono abbastanza vecchio da avere comprato - e trasmesso - il 12" di Do They Know It's Christmas di Band Aid il giorno in cui uscì, il 29 novembre 1984. Il maxi single vantava una post-produzione di Trevor Horn molto più à la page della versione originale prodotta da Midge Ure.
Trenta anni dopo, sempre con la regia di Bob Geldof (63), con la produzione di Midge Ure (61) e con Bono (54) nel cast ci hanno riprovato. La nuova versione di Do They Know It's Christmas, dedicata alle vittime di Ebola, è stata registrata sabato 15, trasmessa per la prima volta domenica 16 a X-Factor UK e da ieri, lunedì 17 novembre, è disponibile per il download. La trovo molto bella. Il fenomeno è Rita Ora (24), la kosovara da due anni stella della musica inglese. E se Adele non ha voluto far parte del team ce ne faremo una ragione. A questo link scoprite riga per riga chi sono i cantanti. Il sito con notizie, foto e download è BandAid30.
lunedì 17 novembre 2014
Nessuno è repellente come Travaglio
Solo un isterico frustrato come Marco Travaglio poteva scrivere una nefandezza simile. E solo un quotidiano come Il Fatto la poteva pubblicare. Mai letto una cosa così schifosa e miserabile. Vergogna. E grazie a Dario Ballini per la segnalazione.
La parabola del potentissimo Corrado Clini
Ho conosciuto Corrado Clini nel 1999, quando il ministro dell'ambiente era Edo Ronchi. Clini era già da anni direttore generale del ministero. I ministri cambiano rapidamente: dopo Ronchi arrivò Willer Bordon, poi Altero Matteoli, poi Alfonso Pecoraro Scanio, poi Stefania Prestigiacomo. Clini resta sempre direttore generale. Caduto il goveno Berlusconi, Mario Monti nel novembre 2011 ebbe la bella idea di nominare Clini ministro. Un direttore generale che diventa ministro non è cosa di tutti i giorni. Il Corriere della Sera ricorda che Clini, come tutti i ministri, pronunciò la consueta formula «Giuro di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione».
Dopo un anno e mezzo si va ad elezioni e il premier diventa Enrico Letta, che nomina ministro dell'ambiente Andrea Orlando. Incontro Orlando, appena nominato, a una assemblea nazionale del PD. "Spero che non rimetterai Clini a fare il direttore generale, dopo che ha fatto il ministro" gli dico. "Non posso fare altrimenti, era il suo ruolo" mi risponde. E Clini, come se tutto fosse normale, torna a fare il dirigente apicale del ministero.
L'inchiesta di Report è agghiacciante. La speranza è che molte delle cose di cui si parla non siano vere. Ma le prove, i numeri, i riscontri si stanno accumulando. Ed è terribile che nei corridoi del ministero dell'ambiente queste non sono rivelazioni. Off the record molti ammettono di sapere, di avere sempre saputo, che le cose non andavano per il giusto verso.
Quando riuscivo a parlare con Corrado Clini (perché non era facile incontrarlo, era "sempre in giro" come dicevano al palazzone del ministero sulla Colombo) cercavo di convincerlo a finanziare i processi urbani di sostenibilità, l'Agenda 21 locale, i piani di azione e il networking. Mi dava del tu e faceva il simpatico. Ci incontravamo alle COP, le conferenze ONU sul clima, a convegni ed eventi vari.
Nel biennio di governo Prodi il ministro Pecoraro Scanio mise in cantiere una serie di iniziative innovative e importanti, quali il fondo nazionale per lo sviluppo sostenibile. Clini detestava Pecoraro Scanio (ricambiato) e, quando il governo Prodi cadde, con la ministra invisibile Prestigiacomo ebbe vita facile ad annullare tutto, con Tremonti che reclamava indietro i fondi previsti in finanziaria per l'ambiente. Ai tempi di Prestigiacomo, in piena euforia atomica, Clini faceva dichiarazioni entusiaste decantando le virtù delle centrali nucleari. Poi per fortuna arrivò il referendum, e lui si concentrò su altre opportunità.
Chi ha speso tempo e passione su questi temi legge e ascolta costernato gli sviluppi giudiziari. Vedo su Report Jelena, da Podgoriça, che racconta i finanziamenti italiani in Montenegro. Ci conosciamo bene con Jelena, abbiamo passato anni nei tavoli della Commissione Mediterranea Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Leggo e ascolto e la mente si perde lontano. Se solo un quarto di quanto si dice fosse vero questa storia sarebbe la pietra tombale di venti anni di politiche ambientali del governo italiano.
Con i cellulari la gente è diventata inaffidabile
Un minuto e mezzo per sintetizzare l'evoluzione della socialità ai tempi dell'instant messaging. Purtroppo per apprezzare la sintesi occorre conoscere abbastanza bene l'inglese.
Roth rilegge Portnoy, 45 anni dopo
Oggi su La Repubblica c'è la traduzione di un articolo scritto da Philip Roth per il supplemento settimanale Style del New York Times (l'originale è qui, la traduzione in italiano per Repubblica è di Fabio Galimberti). Roth ha scritto le sue riflessioni dopo avere riletto il suo romanzo di esordio, Lamento di Portnoy, a 45 anni di distanza dalla prima pubblicazione del 1969. L'occasione è l'asta First Edition, Second Thoughts che si svolgerà da Christie's il prossimo 2 dicembre. Saranno battute 75 prime edizioni di volumi di letteratura e arte contemporanea americana, ciascun libro firmato e annotato dall'autore, spesso riccamente. Il ricavato andrà alla fondazione PEN America che promuove la letteratura e la libertà di espressione.
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