Il 23 gennaio la Commissione Europea emanerà una direttiva sulle energie rinnovabili e la riduzione di emissioni di CO2. Il documento si occuperà anche dei biocarburanti, con un approccio molto più critico di quello usato finora. Un portavoce della Commissione ha anticipato che la direttiva includerà "rigidissimi criteri ambientali" per la produzione di carburanti dalle piante. Secondo il Commissario all'ambiente Stavros Dimas questo non avrà conseguenze sull'obiettivo, fissato a suo tempo dalla Commissione, di portare il consumo di biocarburanti al 10% entro il 2020 (oggi in Europa non si arriva al 1%).
Il problema della produzione di biocarburanti riguarda principalmente i disboscamenti forestali nelle zone tropicali e la riconversione di terreni destinati all'alimentazione umana in occidente. Anche in Italia molti accusano il biodiesel di essere una delle cause dell'aumento dei prezzi dei derivati del grano come pane e pasta. A Jesi (AN) la Sadam-Eridania ha appena annunciato la prossima chiusura di uno zuccherificio e sembra voglia puntare sul biodiesel come alternativa per lo stabilimento.
Sabato prossimo si apre il salone dell'auto di Detroit, dove molte case stanno seguendo il trend americano di uso del bioetanolo da mais come carburante. A Detroit persino GM-Hummer e Ferrari presenteranno modelli "ecologici" alimentati a bioetanolo. Ma l'etanolo americano, prodotto dal mais ibrido, non sembra così conveniente e "pulito". David Pimentel della Cornell University ha contabilizzato 14 diversi usi di energia per la coltivazione del mais, dalla produzione di macchinari al consumo dei mezzi agricoli, dai fertilizzanti all'elettricità usata nelle fattorie. Il risultato sono 810 litri di petrolio per ettaro, con il calcolo finale che un litro di etanolo da mais sviluppa 5130 kcal ma per coltivarlo se ne consumano 6600, ovvero il 29% in più del prodotto.
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