sabato 30 marzo 2019

UNESCO, dopo la pizza il couscous

Ieri Algeria, Marocco, Mauritania e Tunisia hanno presentato una richiesta per inserire il couscous tra i beni intangibili patrimonio dell'UNESCO. L'iniziativa è politicamente rilevante e mette fine a una lunga disputa che aveva visto Algeria e Marocco contendersi il primato dell'invenzione del piatto più caratteristico del Maghreb. La proposta sarà esaminata dalla commissione UNESCO nella seduta in programma il prossimo dicembre a Bogotà, Colombia.
Il couscos segue il percorso intrapreso dall'Italia che candidò la pizza nel 2015, proposta accolta con successo dall'UNESCO nel 2017.


venerdì 29 marzo 2019

L'Europa proibisce la plastica monouso

Mercoledì scorso il Parlamento Europeo ha approvato la messa al bando di dieci articoli di plastica monouso. Il provvedimento rientra nella EU Plastic Strategy che punta a raggiungere la totale riciclabilità dei contenitori e degli imballi di plastica entro il 2030. Nell'Unione Europea dall'80 all'85% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge sono plastica. Di questi gli oggetti di plastica monouso rappresentano il 50% e gli oggetti collegati alla pesca il 27% del totale. Vanno considerati anche i filtri dei prodotti del tabacco, che sono il secondo prodotto per quantità rinvenuto sulle spiagge europee.
I prodotti vietati sono: bastoncini igienici (cotton fioc e simili), posate, piatti, cannucce, mescolatori, bastoni per palloncini, vaschette piatti e bicchieri in polistirene. Si prescrive anche una percentuale di riciclabilità delle bottiglie di plastica al 90 per cento entro il 2029 (77% entro il 2025). Dal 2025 le bottiglie di plastica dovranno contenere almeno il 25% di PET riciclato, percentuale che salirà al 30% entro il 2030. Si chiede anche di progettare le bottiglie in modo che il tappo resti attaccato e non vada disperso, come si fece negli anni '70 per le linguette delle lattine. Previsti anche costi di smaltimento a carico dei produttori di filtri per sigarette e reti da pesca, materiali generalmente dispersi a mare.
La proposta di direttiva dovrà ora essere approvata dai ministri del Consiglio dell'Unione Europea. Gli stati membri poi avranno due anni di tempo per trasformarla in leggi nazionali.

Il nuovo sondaggio sulle elezioni europee

Il Parlamento Europeo ha diffuso oggi la terza proiezione sui seggi previsti per la nuova legislatura sulla base degli ultimi sondaggi. Rispetto alla proiezione precedente, che risale al 1 marzo, gli spostamenti sono minori. Il posizionamento di alcuni partiti nazionali che facevano parte del gruppo altri fa aumentare sia popolari (+7) che socialisti (+7). Crescono anche Verdi (+2) e Sinistra Europea (+2).
I due gruppi principali PPE e S&D adesso sommano 330 eletti, che restano al di sotto della maggioranza di 353 seggi su 705 totali. Se a questi si aggiungono i liberali di ALDE la maggioranza europeista è attorno al 60 per cento.
A destra crescono i conservatori (+7) e il gruppo sovranista ENF della Lega (+2) ma cala vistosamente lo schieramento EFDD che comprende il M5S (-9). In totale il blocco euroscettico avrebbe 144 eletti, pari al 20.4% del nuovo parlamento.
A livello di partiti nazionali il primato resta ai popolari tedeschi con 33 eletti. Segue la Lega con 27, i due partiti di governo polacchi con 24 a testa, En Marche di Macron con 23, i sovranisti francesi di Le Pen con 21, i socialisti spagnoli con 19.
In Italia dopo la Lega seguono M5S e PD alla pari con 18 seggi, poi FI con 8 e FdI con 4. Un seggio altoatesino a SVP.
In sostanza le forze europeiste mantengono largamente il controllo dell'europarlamento e i sogni di Salvini e Bannon di "cambiare l'Europa" sembrano destinati a rimanere tali.

domenica 24 marzo 2019

Sondaggio sulla Spagna a un mese dal voto

Le elezioni anticipate in Spagna si svolgeranno domenica 28 aprile. Secondo l'ultimo sondaggio di 40db i socialisti sono in crescita, come Ciudadanos. Crollano Popolari e Podemos, dieci per cento ai sovranisti di Vox.


sabato 23 marzo 2019

Song of the Day


Il nuovo album di Bruce Hornsby, intitolato Absolute Zero, uscirà il 12 aprile. Oggi è stato pubblicato il video del secondo brano che lo anticipa, Cast-Off, una canzone che vede Hornsby (64) assieme a Justin Vernon (37) di Bon Iver. Bruce Hornsby, grande virtuoso della tastiera, continua il suo percorso musicale elusivo, rifiutando la ribalta pianistica. Il brano però è notevole e il testo bellissimo.


venerdì 22 marzo 2019

World Water Day

Oggi è la giornata Mondiale dell'Acqua, che le Nazioni Unite celebrano dal 1993. Il tema del 2019 è Non lasciando indietro nessuno e pone l'attenzione sulle oltre due miliardi di persone che ancora non hanno accesso all'acqua corrente.
Ancora oggi più di 700 bambini al di sotto dei cinque anni muoiono ogni giorno per diarrea causata da acqua contaminata. Nel mondo 159 milioni di persone raccolgono l'acqua potabile dai corsi d'acqua di superficie. 1.3 miliardi di persone possono godere solo di una fonte di acqua potabile pubblica che sia nel raggio di 30 minuti andata e ritorno. Il problema è soprattutto nelle aree rurali dei paesi meno sviluppati, dove si concentra l'80 per cento della popolazione che non ha acqua potabile. Molto grave anche la situazione dei 68 milioni di profughi che sono stati costretti a lasciare le proprie case e che, sparsi per il pianeta, vivono in insediamenti di fortuna.
Dove l'acqua è disponibile può non esserlo sempre: quattro miliardi di persone, cioè un terzo della popolazione mondiale, ha problemi di approvvigionamento per almeno un mese l'anno.


mercoledì 20 marzo 2019

Il giorno di Orbán

Oggi a Bruxelles si riunisce l'assemblea del Partito Popolare Europeo con all'ordine del giorno la proposta di espulsione di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán. L'espulsione è stata chiesta formalmente da tredici partiti che fanno parte della coalizione popolare. Le lettere sono arrivate sul tavolo del presidente del PPE Joseph Daul da paesi come Belgio, Svezia, Finlandia, Portogallo, Irlanda, Grecia e Lussemburgo.
L'espulsione di Fidesz è stata chiesta a seguito delle posizioni sempre più oltranziste di Orbán, su temi come la libertà di stampa, l'indipendenza della magistratura, l'immigrazione e l'accoglienza. Orbán il mese scorso ha anche lanciato una aggressiva campagna di denigrazione contro il presidente della Commissione Europea Juncker (anche lui della famiglia PPE), definendolo un burattino nelle mani di George Soros. Alla notizia delle richieste di espulsione Orbán ha descritto i suoi detrattori come "utili idioti".
Il PPE si trova ad affrontare una questione politica spinosa a soli due mesi dalle elezioni europee. Il tedesco Manfred Weber, candidato dal PPE per la successione di Juncker alla guida della Commissione, ha tentato una mediazione. L'ipotesi più accreditata è che si decida una sospensione di Fidesz dal PPE e che venga insediato un gruppo di "saggi" con l'incarico di seguire i progressi del ravvedimento di Orbán, a cui verrebbero poste alcune condizioni.
I circa 260 delegati dell'assemblea del PPE voteranno a maggioranza semplice. Orbán, che oggi sarà presente, può contare sull'aperto sostegno di Forza Italia e del popolari sloveni, ma anche spagnoli e francesi sarebbero contrari all'espulsione. Annegret Kramp-Karrenbauer, che ha sostituito Angela Merkel alla guida della CDU, ha dichiarato stamattina che una sospensione sarebbe la soluzione migliore e che attualmente Fidesz "non può essere un membro a pieno titolo del PPE".
Nel caso di una cacciata la mossa di Orbán sarebbe la creazione di un polo sovranista con il PIS polacco del premier Kaczyński e la Lega Nord di Matteo Salvini, con al seguito Marine Le Pen. Sarebbe un'azione politicamente dirompente nel panorama europeo, ma non alzerebbe molto le quotazioni del fronte sovranista: l'Ungheria elegge solo 21 deputati e secondo i sondaggi Fidesz, che ha la maggioranza assoluta dei consensi, ne avrebbe 13.

giovedì 14 marzo 2019

Riusciranno i ragazzi a salvare il pianeta?

Ci voleva la bella faccia giovane di Greta Thunberg e il suo approccio diretto ai problemi, molto scandinavo, per fare arrivare il cambiamento climatico in prima pagina. In un mondo sempre più dominato dai fenomeni mediatici questa è - per una volta - una bellissima notizia.
Domani i ragazzi di tutto il mondo scenderanno nelle piazze per un evento senza precedenti, uno sciopero mondiale sul clima che non dovrà e non potrà lasciare indifferenti i decisori politici, che ragazzi non sono più da un pezzo. Il problema politico principale delle azioni di contrasto al cambiamento climatico è sempre stato questo: trovare la volontà e la capacità di intervenire con scelte che, per raggiungere obiettivi a lungo termine, obbligano ad azioni immediate che possono cambiare profondamente le abitudini e in qualche misura complicare - se non peggiorare - la propria vita quotidiana.
L'Accordo di Parigi sul clima fissa obiettivi al 2050, quando molti dei delegati ONU che nel 2015 lo hanno votato saranno morti o in tarda età. L'età media in Europa è di quasi 43 anni. Se si escludono gli under 18, l'età media degli elettori è sopra ai 60 anni. La politica si basa sul consenso ed è molto complicato convincere le persone a modificare il proprio stile di vita per uno scopo di cui non potranno godere direttamente.
Sotto questo aspetto l'azione diretta dei ragazzi è un evento di straordinaria importanza, in grado di innescare una sorta di patto tra generazioni per sovvertire questa fatale tendenza e convincere noi "vecchi" all'azione. A patto che questa protesta, per ora essenzialmente emotiva, si traduca in azione politica e in coinvolgimento nella vita democratica del proprio paese, dell'Europa e del pianeta. Oggi la fascia di età dei giovani è quella che in percentuale diserta di più le urne, delegando di fatto le scelte per il futuro a chi questo futuro non potrà goderlo.
Greta Thunberg, che nel 2050 avrà 47 anni, non è la prima teenager a salire alla ribalta della lotta ai cambiamenti climatici. Alla COP23 di Bonn del 2017 Timoci Naulusala, un bambino di 7 anni di Figi, fece un discorso emozionante.


La vignetta del New Yorker

"Adesso basta! Il gatto se ne deve andare!"

lunedì 11 marzo 2019

Decise le date della COP 25

UNFCCC ha ufficializzato le date della COP25, la conferenza annuale sul clima che si svolgerà a Santiago del Cile da lunedì 2 a venerdì 13 dicembre 2019. L'organizzazione della COP25 era stata affidata al Brasile, ma lo scorso novembre il nuovo presidente Bolsonaro aveva ritirato la candidatura.

venerdì 8 marzo 2019

Lavoro femminile, in Italia il minor gap salariale

Sorpresa. Secondo i dato OCSE elaborati da France Press l'Italia è il paese con il minor differenziale negli stipendi medi tra i due sessi. Nel 2017 la forbice era del 5.6 per cento, un terzo del differenziale in Germania e Gran Bretagna. Stati Uniti, Giappone e Corea hanno gap ancora maggiori.


giovedì 7 marzo 2019

Se questo è un ministro dell'interno

Oggi a Bruxelles è in programma un Consiglio Europeo dedicato agli Affari Interni. All'ordine del giorno ci sono temi molto importanti: regole sui confini dell'Unione e Guardia Costiera comune, riforma delle regole su immigrazione e ricollocamento, cooperazione con i paesi terzi sull'immigrazione, terrorismo (l'agenda ufficiale è a questo link).
Il ministro dell'interno italiano però non ci sarà. Ha altro da fare. È in Basilicata in campagna elettorale e alle 11 terrà una conferenza stampa a Potenza. Da quando si è insediato Salvini è stato assente a tutti e quattro i Consigli Europei sui temi del suo ministero.

martedì 5 marzo 2019

Alla salute dei prelati

Il paese dove si beve più vino è la Città del Vaticano. Ogni residente nello stato pontificio ha in quota oltre 54 litri l'anno, che sono circa 72 bottiglie. In questa classifica la Francia è quinta e l'Italia solo decima.

venerdì 1 marzo 2019

Nuova proiezione sul voto di maggio in Europa

Il Parlamento Europeo ha diffuso oggi la seconda proiezione dei seggi per le elezioni del prossimo maggio. Rispetto alla precedente, pubblicata due settimane fa, le differenze sono poche. Calano di un seggio i popolari e restano stabili i socialisti, i due gruppi maggiori che hanno una coalizione di maggioranza nel parlamento attuale. I liberali di ALDE restano la terza forza e lo saranno ancora di più se nel gruppo liberale confluiranno i 22 probabili eletti di En Marche in Francia. Il partito di Macron è quello che fa registrare la variazione più corposa, ben quattro eletti in più rispetto a 15 giorni fa.
Socialisti, liberali e popolari avrebbero una larga maggioranza nel nuovo parlamento, che scende da 750 a 705 seggi per l'uscita della Gran Bretagna. E la manterrebbero anche se il partito ungherese di Orban fosse esplulso dal gruppo popolare, come alcune delegazioni nazionali del PPE hanno chiesto (secondo i sondaggi FIDESZ, seppure dato al 53% in Ungheria, eleggerebbe 13 deputati).
Il blocco sovranista-populista di ECR, EFDD e ENF avrebbe 144 seggi (il 20.4% del totale), contro i 153 attuali. Se infatti da un lato c'è la robusta crescita della Lega in Italia, che diventerebbe il secondo partito europeo su scala nazionale, dall'altra c'è la perdita secca della componente dei conservatori britannici in ECR e il calo dei 5 stelle orfani di UKIP e Farage. ENF, il gruppo europeo della Lega, non arriva a 60 eletti (28 solo di Salvini, 19 di Le Pen in Francia, il resto briciole). EFDD, il gruppo dei M5S, è a quota 39.
La maggioranza a Strasburgo sarà di 353 deputati, quindi è evidente che non c'è alcuna possibilità che la destra sovranista europea possa raggiungerla, anche con un improbabile accordo con i popolari. Malgrado i proclami di Salvini.