martedì 30 settembre 2014

La Direzione PD spiegata ai ragazzi

La Direzione del Partito Democratico di ieri sera resterà probabilmente negli annali della politica italiana del primo XXI secolo. Il premier/segretario Matteo Renzi doveva presentare il famoso (o famigerato, a seconda dei punti di vista) Jobs Act, termine anglofono che definisce una riforma del mercato del lavoro. La riunione è stata trasmessa in streaming su YouDem e sui siti web dei maggiori quotidiani.
Cominciamo criticando la prassi che vuole che le riunioni di direzione abbiano inizio molto, ma molto più tardi dell'orario di convocazione. Alla fine però si comincia, con la relazione di apertura di Matteo Renzi. Niente di particolare, secondo me. Renzi ha il pregio (o il limite, anche qui dipende dai punti di vista) di usare lo stesso linguaggio in una riunione di partito come in un talk show televisivo. Snocciola le cose già dette in varie altre occasioni: tempistica urgente, emergenza occupazione, risposte Europa, inadeguatezza sindacati, riforme necessarie.
Gli interventi che seguono sono vari e interessanti. L'impressione è che il PD sia un partito vero, probabilmente l'ultimo partito che permette una dialettica interna. Un ambito politico dove si discute e ci si confronta. Gianni Cuperlo fa un intervento attendista, ma certo non concessivo. Marini si svela novello renziano. Poi prende la parola D'Alema, con un intervento tagliente che non risparmia critiche a Renzi. Del resto ieri, in una intervista al Corriere della Sera, lo aveva definito eterodiretto da Verdini di Forza Italia. Segue Civati, con un intervento piuttosto scialbo di cui resta memorabile solo la frase che Renzi "dice cose di destra". Seguono altri pro e contro. Fassina resistibile e impreciso, Gentiloni concessivo. Soru molto empatico, al solito, a sostegno di Renzi. Bersani non memorabile, intervento vecchio stile pieno di parole tronche e di paternalismo, in cui però all'inizio parla di "metodo Boffo" riferito probabilmente a se stesso, anche se non esplicita. Giachetti polemico con D'Alema e Bersani. Epifani, ecumenico e scaltro, si smarca dai grandi vecchi dei DS e dà consigli a Renzi.
Si conclude con la replica del segretario e con il voto di una mozione, che viene presentata da Filippo Taddei. Prima del voto D'Attorre deposita un documento, che non viene presentato né descritto. Dovrebbe trattarsi del famoso documento congiunto delle minoranze, elaborato da Bindi-Fassina-D'Attorre-Boccia-Civati. Piuttosto bizzarro presentarlo a discussione già chiusa. Altrettanto bizzarro che nessuno dei redattori lo abbia citato nel corso del suo intervento.
Dopo una richiesta di votare la mozione del segretario per parti (rifiutata) l'esito della direzione è questo: 130 voti a favore, 11 astenuti e 20 contrari. Votano contro Civati e aficionados, ma anche Cuperlo e Bersani con qualche seguace. Due commenti sono doverosi. Il primo è che i due candidati sconfitti delle primarie, Cuperlo e Civati, proseguono con una strategia di opposizione che però non arriva al 14% totale dei voti. Il secondo è che Bersani, votando contro, dimostra i suoi limiti, se ancora ce ne fosse bisogno. Un ex segretario non vota contro la linea del suo successore. Può uscire dalla direzione, magari astenersi, ma un voto contrario è il segnale di una acredine inutile. E i numeri dimostrano che è anche una posizione residuale.

lunedì 29 settembre 2014

Batti, Batti le Manine

Lucia Annunziata ha scritto un articolo autocelebrativo sul secondo anniversario di Huffington Post Italia, che lei dirige dalla nascita. I ragazzi di Data Media Hub hanno fatto un po' di fact checking, scoprendo che non sono esattamente rose e fiori come dice Annunziata.

Oggi iniziano a Bruxelles gli interrogatori ai Commissari

Oggi iniziano a Bruxelles i Confirmation Hearings, le audizioni davanti al Parlamento Europeo  dei candidati Commissari proposti da Juncker. Si comincia alle 14:30 con il maltese Karmenu Vella (ambiente e pesca) e la svedese Cecilia Malstrom (commercio). Le audizioni durano tre ore e si svolgono di fronte alla Commissione (o alle Commissioni) responsabili per le deleghe dei candidati Commissari. All'inizio il candidato può presentarsi con un discorso di 15 minuti massimo. Seguono 45 domande del parlamentari. Il risultato deve essere comunicato entro 24 ore, ma è ammesso richiedere integrazioni scritte ai candidati. Non si tratta di un passaggio formale: dieci anni fa Rocco Buttiglione fu sonoramente bocciato e la sua nomina a Commissario alla giustizia tramontò. Il verdetto del Parlamento Europeo non è vincolante per le nomine, ma nell'unico caso in cui fu negativo (Buttiglione, appunto) Barroso lo tenne in conto e scaricò il Commissario in pectore.
Le audizioni sono visibili in webstream sul sito del Parlamento Europeo dove c'è il programma nel dettaglio, compreso l'elenco delle Commissioni Parlamentari che partecipano ad ogni singola audizioni. Per la diretta streaming cliccare sul nome del candidato.



Cheb Hasni, 1968 - 1994


Il 29 settembre 1994 veniva assassinato il cantante rai algerino Cheb Hasni. Aveva ventisei anni. Il suo assassino non fu mai trovato.

Che depressione questa Italia

La differenza tra la situazione in Italia e in Germania? Basta scorrere i dati di una ricerca condotta da Pew Reseasrch Center sulle tendenze, le aspettative e i giudizi sull'andamento economico dei singoli paesi. Alla domanda se l'economia stia andando bene in Germania rispondono positivamente in 85 su cento. In Italia solo 3. Persino in Ucraina e a Gaza sono più ottimisti e soddisfatti di noi.

Foto del Giorno 140929 #744

Mantide

sabato 27 settembre 2014

Statisti


Quando le manette toccano a te

Mi piacerebbe sapere se qualcuno, inclusi professori micromegani, grillisti, vendoleri, civatissimi e Renzihaters assortiti ha commenti da fare sull'editoriale di oggi di Stefano Menichini.

Tar Sands, le incredibili immagini delle miniere

Le sabbie bituminose (Tar Sands) di Athabasca in Alberta, Canada, sono il più grande giacimento di bitume del pianeta. L'artista fotografo aereo Louis Helbig ha realizzato un portfolio di immagini che fa venire i brividi. L'impatto ambientale è mostruoso e gli impianti di estrazione occupano un territorio sterminato. Gli ambientalisti hanno sempre lottato contro l'estrazione delle tar sands perché provoca la distruzione di grandi superfici di foresta boreale, è un processo industriale fortemente energivoro, contamina le falde acquifere e comporta la eliminazione del permafrost, lo strato gelato di terreno che trattiene al suo interno grandi quantità di gas serra, che il processo di estrazione libera in atmosfera. Guardate le foto.


Kim Jong-un è malato

Il leader Nordcoreano Kim Jong-un è malato. Ma la vera notizia è che a farlo sapere sono le fonti di informazione del governo di Pyongyang. Nel passato non era mai accaduto che ci fossero comunicati ufficiali sulla salute dell'attuale leader e dei predecessori, suo padre Kim Jong-il e suo nonno Kim Il-sung. L'ultima apparizione pubblica di Kim risale al 3 settembre.

Song of the Day


Ariana Grande ha 21 anni, ma ne dimostra meno, anche perché è alta solo 1.53. Tuttavia è una forza della natura. Ha cominciato a cantare sulle navi da crociera, poi tanta TV per ragazzi e infine la musica. Due album, uno lo scorso anno e uno nel 2014, ambedue al numero uno in classifica. Anche Quincy Jones ha detto di ritenerla una delle novità più interessanti della scena musicale USA. Problem la vede duettare con la rapper australiana Iggy Azalea. La regia del video è di Nev Todorovic. Qui sotto la versione live di Problem a Los Angeles.


venerdì 26 settembre 2014

Buon compleanno George

Il 26 settembre a Brooklyn nasceva George Gershwin. L'anno era il 1898.


L'Europa e la competitività

Oggi a Bruxelles si conclude il Consiglio Europeo sulla Competitività del semestre a presidenza italiana. All'incontro partecipano i ministri competenti per il mercato interno, l’industria e la ricerca. La competitività è un indice di sviluppo estremamente importante che vede in Europa profonde disparità. Secondo i dati del World Economic Forum cinque paesi europei sono nella top ten della competitività globale, che è guidata dalla Svizzera con Singapore al secondo posto: Finlandia (3), Germania (4), Svezia (6), Olanda (8) e Gran Bretagna (10). Alcuni paesi sono però molto in basso: la Grecia è al posto 91, la Slovacchia al 78, la Romania al 76, la Croazia al 75. La stessa Italia si piazza in un mediocre 49imo posto, appena sopra il Portogallo (51) ma ben distaccata dalla Spagna (35).
Anche l'Unione Europea pubblica annualmente dal 1997 un Report di Competitività, corposo volume pieno di dati interessanti.

Trasferiscono il comandante De Falco. E allora?

Il comandante Gregorio De Falco, quello che guidò da terra le operazioni di salvataggio nel naufragio della Costa Concordia, sarà trasferito ad altro incarico. Non sembrerebbe una notiziona: i militari sono abituati a trasferimenti e cambi di mansioni. Ai tempi del naufragio De Falco, che ha 50 anni ed è napoletano, era era a capo della sezione operativa, poi dal 2013 aveva l’incarico di caposervizio operazioni della Direzione Marittima di Livorno. Ora è stato destinato al ruolo di capo dell'Ufficio Studi, sempre nella stessa Direzione Marittima.
Evidentemente De Falco aveva altri programmi, perché non l'ha presa bene per niente. Ha rilasciato dichiarazioni stizzite e piuttosato irrituali per un ufficiale con una lunga carriera militare alle spalle, adombrando anche nel suo nuovo incarico una sorta di punizione. Il Corriere della Sera lo virgoletta anche in un "Eseguirò gli ordini, ma sono convinto di essere vittima del mobbing. Dunque valuterò azioni legali". Nel titolo dell'articolo di Repubblica viene virgolettata una dichiarazione molto pesante: "Schettino in cattedra e io spedito in ufficio, questo Paese storto punisce i suoi servitori", ma in realtà nell'intervista che segue De Falco non pronuncia quelle parole. Su Il Fatto De Falco aggiunge che questo trasferimento "è l’ultimo tassello di un percorso che parte da lontano".  La Stampa informa che un deputato PD ha già pronta una interrogazione parlamentare per il ministro Lupi. La notizia rimbalza anche all'estero, ad esempio sul Guardian.
Il quotidiano livornese Il Tirreno riporta i gelidi comunicati con cui gli alti gradi della Capitaneria rispondono a De Falco. L'ammiraglio Faraone, comandante della Capitaneria di Porto di Livorno chiarisce: "Si tratta di un normale avvicendamento come ce ne sono decine nei diversi comandi e non certo di una deminutio. Ecco perché non si deve parlare né di punizione né tantomeno di strumentalizzazione. De Falco ha fatto molto bene durante la sua permanenza alla sala operativa e nella notte della tragedia della Concordia ha reso onore alla Capitaneria". Interviene anche il Comando Generale delle Capitanerie di Porto: "Va chiarito, in primis che si tratta di un normale avvicendamento, comune a tutti coloro i quali, come il Comandante De Falco, hanno assolto ai propri obblighi di comando ed aspirano, poi, all'avanzamento al grado superiore. Ciò significa, in estrema sintesi - e senza avventurarsi in complicate argomentazioni sulla disciplina dell'impiego degli Ufficiali delle Capitanerie - che far permanere 'sine die' il Comandante De Falco nell'attuale posizione impedirebbe ai suoi stessi colleghi di maturare le stesse esperienze e, soprattutto, le stesse condizioni giuridiche, per poter essere promossi". Quindi il trasferimento di De Falco serve a lui per fare carriera, ma anche ai suoi colleghi per salire di grado con nuove mansioni. Il Comando tiene anche a precisare che De Falco è stato scelto per il nuovo incarico "anche per il contributo che egli saprà senz'altro fornire a supporto dell'attività giudiziaria ed amministrativa relativa alla sciagura della Nave Concordia". E il Comando delle Capitanerie conclude con una nota tombale: "Si ritiene che l'elementare e trasparente rappresentazione dei fatti, scevra delle dietrologie e dei complottismi da più parti sollevati possa servire a fare chiarezza su questa vicenda che, dispiace dirlo, sembra rientrare a pieno titolo nel 'molto rumore per nulla."
Insomma De Falco, esegua gli ordini e vada in ufficio, cazzo.


Il discorso di Matteo Renzi alle Nazioni Unite



Il premier Matteo Renzi ha parlato oggi alla 69ima Assemblea Generale delle Nazioni Unite per quasi venti minuti. Per Renzi è stata la prima occasione di salire sul podio dell'iconica sala del palazzo di vetro, appena riaperta dopo il restauro. Il discorso di Renzi è stato molto articolato, con alcuni momenti di grande interesse e altri spunti più scontati e forse inutili. Ma Renzi all'ONU non è mai stato, e probabilmente non ha neppure mai seguito i lavori dell'Assemblea Generale. Da debuttante si è comportato abbastanza bene, pagando qualche errore di emozione e di noviziato. L'Assemblea Generale ha le sue liturgie e forse i consiglieri diplomatici avrebbero potuto e dovuto consigliarlo meglio.
Un handicap di partenza è quello di essersi espresso in italiano e non in una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite (inglese, francese, spagnolo, arabo, cinese e russo). Il suo discorso in italiano sarà stato tradotto prima in inglese, e poi dall'inglese nelle altre cinque lingue. La doppia traduzione non aiuta la comprensione e riduce l'efficacia e l'immediatezza dell'eloquio. Renzi ha parlato esattamente un anno dopo Enrico Letta, che aveva fatto il suo intervento alla 68ima sessione il 25 settembre 2013.
L'inizio del discorso è stata una riflessione sul futuro, che ho trovato centrata. Poi una lunga descrizione del localismo mediterraneo, importante ma un po' troppo "regionale" nella logica globale ONU. Renzi ha rimarcato il ruolo dell'Italia nel salvataggio dei migranti con l'operazione Mare Nostrum, ha ricordato la necessità di sostenere il processo democratico in Libia. Ha poi insistito molto su Israele e sulla sua necessità/diritto/dovere di esistere. Affermazione condivisibile, ma forse un po' sbilanciata viste le recenti azioni di guerra a Gaza.
Renzi ha anche citato il suo passato di sindaco di Firenze e lo ha fatto in uno dei passaggi più paraculi, ricordando come il Granducato di Toscana sia stata la prima entità territoriale (non credo si possa chiamare "stato") a decretare la rinuncia all'applicazione della pena di morte. Proprio oggi, a margine dell'Assemblea Generale, si era svolto all'ONU un evento contro la pena di morte alla presenza del Vicesegretario Generale Jan Eliasson.
Commentando la crisi Ucraina ha nominato l'Europa per la prima volta e anche in questo caso è tornato a Firenze, citando una frase di Machiavelli. Renzi nel suo discorso non ha mai parlato da portavoce europeo, ignorando deliberatamente il suo ruolo di presidente di turno del Consiglio Europeo. Ha voluto fare un intervento da leader italiano e non europeo. Le altre crisi mondiali, dal Centrafrica al Sudan, dalla Somalia a Ebola, sono state elencate velocemente.
In chiusura ha citato le due occasioni del 2015, l'Expo di Milano e la COP 21 di Parigi, e ha aggiunto un commento politico sulla proposta di riforma del Consiglio di Sicurezza, ribadendo l'opposizione dell'Italia all'inserimento di altri membri permanenti. Poi un'ultima chiosa sulla importanza dell'educazione e della cultura, che in effetti è quello che ci si aspetta da un italiano, con citazione finale di Dag Hammarskjöld, che fu Segretario Generale delle Nazioni Unite dal 1953 al 1961.
Personalmente ho avvertito la mancanza di una citazione degli obiettivi post 2015, i Sustainable Development Goals, che sono il principale processo strategico che coinvolge oggi le Nazioni Unite. Anche in questo caso i consiglieri diplomatici del Presidente del Consiglio non hanno fatto un buon lavoro.


giovedì 25 settembre 2014

Due "corti" sul clima che cambia e come reagire


Questo "corto" di un minuto è stato presentato in occasione del Climate Summit delle Nazioni Unite martedì scorso a New York. Parla di cambiamenti climatici ma in una prospettiva positiva, spiegando con concetti semplici che possediamo già la tecnologia e le soluzioni per contrastare il riscaldamento globale. La voce narrante è quella di Morgan Freeman. C'è anche una versione più lunga (3'40") che trovate qui sotto.




Il portavoce grillista cerca compagnia


Mai più senza

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90 giorni a Natale


mercoledì 24 settembre 2014

Matteo Renzi e il Lato Oscuro della Forza.

I detrattori di Matteo Renzi hanno lamentato a lungo l'eccesso di lusinghe che l'ex sindaco di Firenze riceveva dalla stampa e dalle televisioni. Da qualche tempo la tendenza si è invertita, particolarmente nelle testate più accreditate. Il vegliardo Scalfari occupa stabilmente da settimane il suo tradizionale editoriale della domenica con elucubrazioni antirenziane. Lucia Annunziata maltratta regolarmente il premier sull'Huffington Post, che dirige. Oggi anche Ferruccio De Bortoli inaugura la nuova veste grafica de Il Corriere della Sera con un editoriale il cui incipit è "Devo essere sincero: Renzi non mi convince" e che prosegue con toni piuttosto critici, fino a parlare anche di "stantio odore di massoneria".
Quella che gli analisti politici chiamano luna di miele sembra essere terminata. La stampa che conta non scrive più lettere d'amore al premier, e questo soddisferà tutti coloro che si lamentavano per le eccessive concessioni dei due grandi gruppi editoriali italiani (HuffPost è edito in Italia da L'Espresso, come Repubblica).
In tutte queste critiche, molte circostanziate, alcune condivisibili, trapela però un senso di irritazione che va al di là delle singole azioni o parole di Renzi. La sensazione è che il premier fiorentino sia considerato un usurpatore, un soggetto che non dovrebbe occupare il posto dove è. Una persona che non risponde e non corrisponde, un ingombrante eccezione alla regola. Che, se vogliamo, è lo stesso motivo che coalizza contro Renzi tutte le minoranze del Partito Democratico. Nessuno avrebbe creduto che figure politicamente così antitetiche come Bindi e Fassina o come Fioroni e Civati potessero trovare un minimo comune denominatore nell'avversione a Matteo. Eppure stanno lavorando ad un piano di azione comune, ed è chiaro che il Jobs Act e l'articolo 18 sono solo un pretesto, il vero obiettivo è levarsi di torno la "ingombrante eccezione".
Tutto questo è spiegato molto bene oggi in una riflessione di Luca Sofri, che di Renzi è stato sempre un attento osservatore ma certo non un fan esasperato. "Sofri quello giovane", come si autodefiniva qualche tempo fa, percepisce una diffusa insofferenza ai modi e ai toni renziani. Perché in questo Renzi ha davvero cambiato verso: nelle modalità e nelle tonalità. “Il potere che conosco e con cui andavo a pranzo non esiste più: ne è arrivato un altro che non si sa ancora se sia meglio o peggio, ma quello che è chiaro è che non ci vado più a pranzo, parla altre lingue, e ne sto perdendo la comprensione e la familiarità” - scrive Luca Sofri mettendo queste parole in bocca ai grandi registi del palcoscenico chiamato Italia. Ed è evidente che questo cambio di scenario disturba gli Scalfari, i De Bortoli e gli altri personaggi abituati a frequentare le cabine di regia, o ad essere perlomeno i primi informati dei fatti.
Tutto questo non toglie valore agli appunti e alle critiche mosse a Renzi, ma certo le vela con un filtro di irritato rancore che traspare chiaramente e che va oltre i temi e le strategie in discussione. Renzi resta un usurpatore, un fortunello non abbastanza iniziato, uno sgarbato e irrituale nuovo inquilino delle stanze del potere. Questo shift nella comunicazione giornalistica è un momento molto interessante. Ed è anche un banco di prova per testare se "il lato oscuro della forza", come lo chiama Sofri, è ancora cosi potente.

Quanti europei combattono con ISIS?

Secondo l'International Centre for the Study of Radicalisation (ICSR) tra i miliziani di ISIS ci sarebbero una cinquantina di italiani.

Il Jobs Act spiegato alle minoranze


La filosofia del Jobs Act è spiegata oggi da Filippo Taddei in una intervista a Il Sole 24 Ore. "Questo è un progetto di mercato del lavoro complessivo" dice Filippo. "Ha un faro, estendere tutele e diritti, e un fine, ridare capitale umano a chi l'ha perso."

Il PD e la CGIL, un amore spezzato

Andrea Sarubbi ha scritto un articolo molto interessante sulla storia delle relazioni tra CGIL e PD, bruscamente interrotta dall'avvento di Matteo Renzi.

lunedì 22 settembre 2014

I fantasmi di Giuseppippo e le strane alleanze anti-Renzi

Domani sera Giuseppe "Pippo" Civati si vedrà con gli altri rappresentanti delle fazioni di minoranza del Pd per cercare una strategia comune contro il premier segretario Renzi. Saranno tutti assieme: Fioroni, Fassina, i Dalemiani, Boccia, Bersani, Bindi e compagnia cantante. Insomma, un bel gruppetto che ha davvero poco in comune, eccetto la volontà di ostacolare l'escalation di Renzi nel PD e nella politica italiana.
Così ieri Giuseppippo dichiarava a Goffredo De Marchis di Repubblica che "Matteo nasconde il suo fallimento" e oggi, intervistato da Susanna Turco per L'Espresso, aggiunge che "La posizione [di Renzi] non riguarda il merito, ma la volontà di dividere. E’ una scelta politica per distrarre da altre situazioni." A Civati l'intervista di oggi deve essere piaciuta molto, perché la ha immediatamente ripostata sul suo blog e sui social network.
Un osservatore abbastanza disincantato come Mino Fucillo, già caporedattore di Repubblica Milano e direttore de L'Unità, la vede esattamente all'opposto: questa santa alleanza Fioroni-Fassina-Civati-Letta-D'Alema-Bindi-Bersani non ha alcun interesse specifico nella riforma del lavoro o nel sopravvalutato articolo 18. Sono proprio loro a non curarsi del merito. La strana combriccola vuole solo disarcionare il segretario leader. Si chiede Fucillo: "Riusciranno i nostri eroi? Chi lo sa, qualcosa del genere si è già vista un paio di volte nella storia politica recente. Ma Prodi non è Renzi e viceversa e molte cose sono diverse." e conclude notando come la strana alleanza che si sta creando contro Renzi sia composta da "I vecchi eroi del Pd che oggi fanno il mestiere dei Bertinotti, dei Turigliatto, dei Vendola…Un mestiere che non era il loro ma cosa non si farebbe nel vecchio eroico Pd per far fuori “l’amico misteriosamente comparso a Palazzo Chigi".



Le foto più belle della Climate March di Manhattan

Le foto più belle della Climate March di ieri sono quelle di Peter van Agtmael per Vogue, quelle di Buzzfeed (anche video) e quelle di Village Voice.

Anche Leo Di Caprio alla Climate March

Leonardo Di Caprio, quasi irriconoscibile con coppola, occhiali scuri e barba da hipster, ieri a Manhattan per la Climate March.

Bill, Ban e gli altri

Il Sindaco di New York Bill De Blasio e il segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ieri a Manhattan per la Climate March. Nella foto sotto da sinistra il ministro degli esteri francese Laren Fabius, Jane Goodall (sì, la primatologa dei gorilla), Al Gore, De Blasio e Ban Ki-moon.


Erano trecentomila ieri a Manhattan


New York Climate Week 2014

Il Segretario Generale ONU, il direttore generale della Banca Mondiale, l'amministratore delegato di Apple e molti altri leader globali all'appertura della Settimana del Clima a New York. In diretta al link video qui sotto.


domenica 21 settembre 2014

L'Italia vista da un dimorante di Germania

Mi piace quasi tutto quello che scrive Udo Gumpel, giornalista in missione in Italia. Il suo post di oggi però è particolarmente notevole.




sabato 20 settembre 2014

Song of the Day


Pubblicata nel 1990, Little Sister Leaving Town era il secondo singolo dall'album The Sweet Keeper di Tanita Tikaram. Il video della canzone è un "corto" diretto da Colin Welland.

venerdì 19 settembre 2014

Ecco i vincitori del Mayors Challenge 2014

Sono stati annunciati i vincitori della prima edizione del Mayors Challenge europeo, il concorso voluto da Michael Bloomberg che premia i progetti più innovativi in ambito urbano. Sono stati selezionatri tra i 21 finalisti, che comprendevano anche Bologna e Firenze. Le proposte presentate erano state 155, da 28 nazioni.
Il primo premio, che vale cinque milioni di Euro, è stato assegnato a Barcellona, che ha presentato un progetto dedicato all'invecchiamento della popolazione e alla cura degli anziani. I quattro altri premi da un milione l'uno vanno a Atene, Kirklees (UK), Varsavia e Stoccolma.

Tranquilli, Bersani sta con i lavoratori

Filippo Taddei sgombra il campo dalle speculazioni politiche e chiarisce che il Governo non farà un decreto legge sulla riforma del mercato del lavoro, ma punta ad approvare la legge delega al Senato entro l'8 ottobre. Taddei ribadisce che la riforma non ha intenti "punitivi" o di "sottrazione di diritti. "Per i nuovi assunti intendiamo delineare un sistema unico per tutti - ha spiegato Taddei - con un contratto a tempo indeterminato che in caso di licenziamento preveda un indennizzo a carico dell'azienda che cresce sulla base della durata del contratto".
Invece l'ex ministro Fornero dichiara al Corriere della Sera: "Fui trattata abbastanza male dal Pd quando feci la riforma del mercato del lavoro. E per me oggi sarebbe facile dire 'avete quel che vi meritate', ma il punto non è questo. Piuttosto mi chiedo se l'abolizione dell'articolo 18 sia davvero quel che serve". Non è per niente rancorosa, insomma. Poi però dice anche che "è sconfortante che l'articolo 18 sia una bandiera". Le voci contrarie alla riforma del Governo, quelle che Casadio chiama il PD de-renzizzato sono tutte giubilanti per le dichiarazioni della un tempo odiata Fornero e ripostano e ritwittano le sue parole con entusiasmo.
Sempre in tema di ex, Pierluigi Bersani intervistato da Giovanna Casadio su Repubblica dichara con elegante distacco che il Governo "non sa a che punto è l’Italia, la sta guardando da Marte". Bersani, che già ieri aveva parlato di "intenzioni del Governo surreali", tiene a dire che se diventa una battaglia di simboli, uno scontro tra capitale e lavoratori allora "io sto con i lavoratori".

Il titolo del Daily Record (tabloid di Glasgow)


Il titolo del Daily Star


Il titolo del Daily Mail


Il titolo del Sun


Finlandesi e Coreani sono i primi della classe

L'Economist pubblica questo grafico, che riassume il grado di istruzione della popolazione tra 25 e 64 anni rispetto a quello dei loro genitori. In Corea del Sud e Finlandia più della metà lo ha migliorato, in Germania e USA poco più del venti per cento. L'Italia non va molto meglio, ma almeno è la prima nella classifica inversa, ovvero della fascia di popolazione che lo ha peggiorato (azzurro chiaro, a destra). I dati sono estrapolati dallo studio dell'OECD-OCSE Education at a Glance 2014.

giovedì 18 settembre 2014

Lui ci crede


Scozia, aspettando il risultato nei pub

In Gran Bretagna i pub chiudono presto, si sa. Normalmente alle undici di sera. Così alcuni locali scozzesi hanno chiesto una deroga per restare aperti nella notte dei risultati del referendum sull'indipendenza da Londra. Deroga concessa a otto locali di Edinburgo: sette potranno restare aperti fino alle quattro di domattina, come il Golden Rule (foto sotto). Solo uno, il Radical Road, fino alle cinque. Tutti dovranno terminare il servizio di bevande alcoliche alle tre. I primi risultati ufficiali sono attesi verso le due di mattina. Niente da fare invece per i pub delle altre città come Glasgow, Dundee o Aberdeen, dove non è stata concessa alcuna deroga.


In Scozia si vota

I seggi in Scozia si sono aperti poco più di un'ora fa, alle sette locali, e chiuderanno alle 22. Gli aventi diritto al voto sono 4.285.323 e per la prima volta potranno votare anche i sedicenni. Si prevede un affluenza record, secondo alcuni addirittura del 90%. Gli ultimi sondaggi confermano una leggera prevalenza dei No.


mercoledì 17 settembre 2014

Ma i sondaggi sulla Scozia indipendente sono attendibili?

Mancano poche ore all'apertura dei seggi per il referendum sull'indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Sostenibilitalia se ne sta occupando parecchio, anche per colmare le lacune dei media italiani, che trattano la notizia con noncuranza e indulgendo sui lati folkloristici, tipo Sean Connery vota sì e David Beckam vota no. Il referendum in realtà ha un peso politico notevole in chiave europea e non a caso la Spagna sta seguendo la vicenda con grande attenzione. A casa nostra neppure la Lega sembra interessata, con Salvini occupato solo a parlare di immigrati agitando spettri e paure, senza cavalcare l'onda.
In Gran Bretagna non ci sono le anacronistiche limitazioni che subiamo in Italia, quindi i sondaggi sul voto si svolgono senza problemi e i risultati possono essere pubblicati fino al giorno delle elezioni. Tutti gli istituti sono concordi nel constatare un forte recupero dei Sì, anche se il No prevarrebbe ancora di qualche punto. C'è poi la grande incognita degli indecisi, che sono valutati un una forbice che va dall'8 al 14 per cento dell'elettorato. E che quindi sarebbero decisivi per l'esito della consultazione.
Molti si chiedono quanto i risultati dei sondaggi siano attendibili. Molto interessante in questo senso l'analisi che fa Jamie Ross per la BBC. Secondo Martin Boom, una sorta di Pagnoncelli inglese, il referendum in Scozia potrebbe essere "una Waterloo dei sondaggi". In un post di stamattina avevo segnalato come la media degli ultimi sei sondaggi dia il Sì al 49 e il No al 51 per cento, al netto degli indecisi (il 1 giugno erano 42 a 58). Si discute molto anche sulle tecniche dei sondaggi. La maggior parte sono svolti online, alcuni per telefono e, dei più recenti, solo uno è stato effettuato con interviste dirette. Secondo gli esperti i sondaggi online danno risposte più attendibili, perché l'anonimato aumenta la sincerità dell'interlocutore nelle risposte. Ma ai sondaggi online rispondono elettori che si sono offerti di partecipare. Vengono selezionati in base a criteri di ceto, età, sesso e così via, ma essendo volontari fanno parte di un gruppo di persone interessate alla politica molto più di un elettore medio (questo referendum rappresenta la prima volta in cui la maggior parte dei sondaggi è stata svolta on line). Al contrario i sondaggi telefonici utilizzano i contatti degli abbonati alla rete fissa: un pubblico generalmente anziano e spesso disattento. In ambedue i casi il campione non sembra essere rappresentativo dell'elettorato.
Ogni sondaggio che interpella mille persone ha un margine di errore statistico del 3% (quindi minore della forbice degli ultimi risultati). Inoltre in questo caso l'analisi e la ponderazione delle risposte è ancora più difficile, perché non esistono precedenti, come nel caso delle classiche elezioni. Si aggiungono altri fattori: qualcuno ricorda che in 12 dei 16 referendum effettuati in Gran Bretagna i sondaggi davano il Sì ad una quota maggiore di quanto siano stati poi i risultati reali. Al contrario altri analisti fanno notare che il referendum sull'indipendenza attira elettori che normalmente non vanno a votare (l'affluenza in Gran Bretagna è generalmente molto bassa) e che questo "missing million", come lo chiama qualcuno, potrebbe sconvolgere i risultati a favore del Sì.
I giochi sono ancora aperti. A Barcellona, a Bilbao, ad Anversa molti osservano con attenzione.

Referendum in Scozia, decideranno gli indecisi

Ecco l'ultimo "sondaggio dei sondaggi" sulle intenzioni di voto al referendum scozzese di domani. Calcola la media degli ultimi sei rilevamenti e non considera gli indecisi. Sembra un ossimoro ma decideranno gli indecisi, che sono calcolati attorno ai 500.000, cioè più del dieci per cento dell'elettorato.

John Major sul referendum in Scozia


martedì 16 settembre 2014

Ora di punta - Rush Hour


Realizzato da Black Sheep Films

Stasera a Boston gli Eagles suonano per H.D. Thoreau

Questa sera a Boston gli Eagles terranno un concerto di beneficienza per il Walden Woods Project fondato nel 1990 dal loro batterista e cantante Don Henley. Il Walden Woods Project intende preservare le zone boschive del Massachussets dove lo scrittore/filosofo H.D. Thoreau introdusse per la prima volta il concetto di conservazione dell'ambiente naturale. All'evento sarà presente anche Robert Redford, che riceverà un riconoscimento. I biglietti per la cena/concerto vanno da un minimo di cinquecento a un massimo di cinquemila dollari.

Qualche cifra sul referendum in Scozia



Balduina, Roma

Due minuti per capire quanto è grave l'epidemia di Ebola


Se fossi scozzese cosa voterei?

Il referendum sulla indipendenza della Scozia dal Regno Unito si avvicina, e gli Inglesi sono sempre più nervosi. Davvero la Scozia se ne vorrebbe andare, scegliendo l'autonomia da Londra? Comunque vada, la consultazione lascerà un segno profondo nel Regno Unito. Perché è chiaro che chiunque vincerà, lo farà con poco scarto, qualche punto. E potrebbe scatenare una reazione a catena. Barcellona e la Catalogna seguono la vicenda con grande attenzione, come il Paese Basco. Altrettanto fanno le Fiandre in Belgio.
La Scozia gioca una partita interessante, che sarebbe riduttivo confinare in un ambito di rivendicazione xenofoba e autorefenziale, come vorrebbe la Lega di Salvini. Se fossi scozzese credo che voterei sì al referendum per l'indipendenza. Lo farei per scardinare certe regole e anche per dimostrare che si possono cambiare i connotati geopolitici dell'Europa senza ricorrere alle guerre fratricide, come è successo nella ex Yugoslavia. E anche perché Londra chiarisca se crede davvero in una Unione Europea.
Naturalmente ogni ragionamento su un tema così complesso rischia di essere semplicistico. E allora meglio scegliere una deriva ultrasemplicista, molto pop. Al limite della provocazione. Cosa ha la Scozia di cui Londra non può fare a meno? 1. Il petrolio. 2. Il whisky. 3. Quello che resta di Sean Connery 4. Il mostro di Lochness 5. Quello che resta di Rod Stewart 6. Qualche sportivo, tipo il tennista Andie Murray.
Quindi forza Scozia.