mercoledì 31 agosto 2011

Rispondo subito. Perché dubitare?

Da:         Ban Ki-Moon
[unitednationsgroup3@virgilio.it]
Data:       martedi 30 agosto 2011 19.25
A:          undisclosed-recipients
Oggetto:    Re..

UNITED NATION FUNDS TRANSFER.
Hello,My name is Ban Ki-moon the secretary
general of united nation.
for your compensation of usd 5,500,000 as a scammed
victim you are to provide your information,
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Please contact Dr Hayford on Email;aposlehayfordunited@europe.com
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Ban Ki-Moon

lunedì 29 agosto 2011

Quante cose succedono in un anno

Prima la Tunisia, poi l'Egitto, la Libia e la Siria. La geopolitica mediterranea è cambiata più negli ultimi dieci mesi che nei venti anni precedenti, con conseguenze e opportunità di grande rilievo per l'Europa e soprattutto per i grandi paesi meridionali dell'Unione: Francia, Italia e Spagna.
Invece ancora una volta il governo italiano ha mostrato la sua inconsistenza in politica estera, lasciando alla Francia il ruolo da protagonista.
L'importanza della questione mediterranea era stata intuita da Nicholas Sarkozy fin dalla campagna elettorale presidenziale, entrando tra le priorità del suo programma. Così nel 2008, appena assunta la presidenza di turno dell'Unione Europea, Sarko chiama a Parigi i 43 capi di stato dei paesi UE, balcanici, nord africani e mediorentali per formalizzare la creazione della Unione per il Mediterraneo. Alla convocazione rispondono tutti i capi di stato, esclusi i re di Giordania e Marocco.
L'Unione per il Mediterraneo è un progetto ambizioso e soffre i problemi irrisolti della regione. In primis la crisi permanente tra Israele e Palestina, ma anche le tensioni tra Cipro e Turchia e le riserve della stessa Turchia, che vede il processo come una alternativa al suo ingresso nella UE. Il piano viene comunque approvato, anche se ridimensionato rispetto alle ambizioni di Sarkozy. Da struttura autonoma si trasforma in uno strumento del "processo di Barcellona", il trattato sulla cooperazione Euro-Mediterranea sottoscritto nel 1995.
Il 13 luglio 2008 l'Unione per il Mediterraneo si costituisce formalmente. Avrà due presidenti di turno, uno UE e uno extra, e un segretariato permanente a Barcellona presieduto da un rappresentante non europeo, coadiuvato da sei vicesegretari. La Francia avrebbe voluto la sede a Marsiglia, ma accetta la mediazione.
L'attività dell'Unione per il Mediterraneo si concentra sui quattro temi del trattato di Barcellona del 1995: politica e sicurezza, economia e commercio, attività socio-culturali, giustizia e affari interni. Nel novembre 2008 l'Unione si riunisce a Marsiglia e decide sei iniziative concrete su cui lavorare: disinquinamento del Mediterraneo, autostrade del mare e di terra, protezione civile, energie alternative e piano solare mediterraneo, educazione ricerca e università euromediterranea, sviluppo dell'imprenditoria mediterranea. Programma interessante ed ambizioso, ci sarebbe da lavorare per decenni. Qual è il ruolo dell'Italia? Politicamente il nostro paese non dà alcun risalto all'iniziativa e le cronache nazionali ne parlano pochissimo. Come sede della istituzione città quali Napoli o Palermo avrebbero avuto tutti i titoli per candidarsi, ma la proposta non viene neppure avanzata. Siamo il secondo paese del bacino per dimensioni e PIL e ci viene assegnato solo uno dei sei vicesegretariati, quello all'economia (gli altri cinque vanno a Grecia, Israele, Turchia, Malta e Autorità Palestinese).
Sono passati quasi tre anni e nelle gerarchie diplomatiche poco è cambiato. Sarkozy ha annunciato la convocazione di una conferenza internazionale sulla Libia il 1 settembre a Parigi "in pieno accordo con David Cameron", senza citare l'Italia. Hanno confermato la presenza Clinton, Merkel e anche il premier italiano.
Berlusconi qualche giorno fa ha incontrato a sua volta il leader dell'opposizione Libica Jibril, al quale ha promesso lo scongelamento di parte dei fondi libici in Italia e la fornitura di carburanti in cambio del rispetto degli accordi con ENI per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio. Scaroni, presente all'incontro, ha commentato soddisfatto.
Mentre l'Italia naviga a vista e cerca con affanno una continuità tra Gheddafi e il governo ribelle, la soluzione politica e le nuove strategie per il Mediterraneo saranno decise ancora una volta a Parigi. Del resto lo scorso 17 gennaio il ministro degli esteri Frattini in una intervista al Corriere della Sera aveva definito Gheddafi "un modello di dialogo con le popolazioni di un Paese arabo". E il 21 febbraio da Bruxelles dichiarava che "La sorte di Gheddafi non sarà decisa né dall'Italia né dall'Europa. C'è pieno rispetto da parte italiana ed europea per la ownership libica." Quando il 10 marzo la Francia ha riconosciuto il governo ribelle di Bengasi Frattini ha detto: "Parlare di riconoscimento oggi è qualcosa di assolutamente estemporaneo: sarà l'Europa a prendere la decisione politica, e prima o poi avverrà".
La nostra attività diplomatica nella crisi libica è stata sempre sostanzialmente difensiva e mai propositiva. Abbiamo lamentato con la commissione europea il rischio di una escalation dell'immigrazione clandestina, ricevendo da Bruxelles risposte sdegnate per la reiterata assenza dell'Italia dai tavoli comunitari sul tema. Adesso ci preoccupiamo per le commesse firmate dal regime di Gheddafi con le aziende nazionali, promettendo e barattando aiuti in cambio del loro rispetto.
Le scelte politiche ed economiche della nuova Libia si prenderanno altrove, tra Parigi, Washington, Londra e Berlino. Il nostro governo invece resterà alla storia per essere stato l'ultimo a permettere al deposto dittatore di piantare tenda e baracconi nel proprio territorio, in pieno centro di Roma. Al seguito c'erano anche 30 cavalli arabi e lo stuolo di amazzoni adoranti, che oggi si dichiarano pentite e abusate.
Berlusconi ricevette Gheddafi con tutti gli onori, anzi qualcosa di più. Per ossequiarlo fu anche messo in scena il carosello dei carabinieri a cavallo: 130 cavalli, due squadroni e una fanfara. Sembra impossibile ma erano gli ultimi giorni di agosto 2010, giusto un anno fa. Quante cose succedono in un anno.

sabato 27 agosto 2011

Lo chiameremo iSaint

Tutti auguriamo a Steve Jobs di guarire e tornare al timone di Apple. Colpisce però la beatificazione in corso, con il personaggio ancora in vita. Jobs è sicuramente la mente di Apple e il manager che ha tirato fuori la compagnia dalle secche per renderla l'invincibile potenza che è oggi. Merito di Ipod, Iphone e Ipad, tre prodotti "alternativi" al core business dell'azienda.
Apple non ha mai ceduto alla tentazione di condividere con altre aziende le sue licenze e il suo know-how. Questa politica nei tempi cupi aveva rischiato di portare l'azienda al fallimento, oggi le permette di vendere tutti i prodotti a prezzi assurdi, perché non ha concorrenza. Merito dei consumatori che non sembrano lamentarsi più di tanto, ma la strategia è la più lontana possibile dalle teorie dell'open source e dello shareware. Eppure nell'immaginario collettivo Steve Jobs e Apple sono qualcosa di alternativo, di diverso dal mercato. Per alcuni Apple sarebbe addirittura "di sinistra", non si sa bene perché.
La realtà è molto diversa. Apple gode di una inaudita capitalizzazione in borsa che la rende una primaria potenza finanziaria nell'impero della rendita di capitale. L'azienda combatte ferocemente la concorrenza con tutti i mezzi legali possibili, l'ultimo atto è il ricorso vinto in Europa contro il Galaxy Tab di Samsung. Apple non condivide nulla più del necessario con gli altri produttori e rifiuta qualunque ipotesi di open source, shareware e freeware. Continua a negare l'utilizzo di Flash e per un periodo aveva persino preteso di snobbare le prese USB, che ancora nell'iPad non ci sono.
Le fabbriche cinesi dove vengono prodotti Ipad e Iphone sono da tempo nel mirino per il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, niente di meglio rispetto agli altri produttori.
Apple economicamente è in grande salute ma ideologicamente è un'azienda come un'altra, il cui unico obiettivo è il massimo profitto. Quando riprese la guida dell'azienda nel 1997 Jobs cancellò tutti i programmi filantropici di Apple; contributi, donazioni, ecc. Eppure Steve Jobs è già stato beatificato da tempo, come dimostra la copertina qui sopra dell'Economist che risale a un anno e mezzo fa. Il povero Bill Gates, demonizzato e bistrattato, almeno ha creato una fondazione alla quale ha versato somme importanti, destinate a progetti di pubblica utilità. Apple e Jobs invece hanno pensato solo per se stessi, ma la santificazione ormai è avviata.

giovedì 25 agosto 2011

mercoledì 24 agosto 2011

martedì 23 agosto 2011

Nickolas Ashford, 1942 - 2011

La storia di Nick Ashford sembra la sceneggiatura di un film. Arriva a New York dal Michigan, cercando fortuna come ballerino. Le cose non vanno bene e vive da homeless quando nel 1964 in una chiesa battista di Harlem incontra Valerie Simpson, allora 17enne e appena diplomata, con la quale comincia a scrivere canzoni. Nel 1966 Ray Charles canta la loro Let's go get stoned e la Motown li mette sotto contratto come autori. Negli anni successivi scrivono pezzi per tutti i grandi dell'etichetta, da Marvin Gaye a Gladys Knight, da Smokey Robinson a Diana Ross. La coppia vorrebbe cominciare a cantare in proprio ma l'imperatore della Motown Berry Gordy li scoraggia.
Nel 1973 Nick Ashford e Valerie Simpson lasciano la Motown e nel 1974 si sposano. E cominciano ad incidere dischi, che vanno abbastanza bene. L'album del 1978 Is it still good to ya arriva al numero uno delle classifiche R&B, come il singolo Solid nel 1984. Continuano anche a scrivere per gli altri e aprono un ristorante uptown, il Sugar Bar, sulla 72ima West.
Nick Asford è morto ieri in un ospedale di Manhattan. Era in terapia per un tumore alla gola, ma le cause del decesso non sono note. Con Valerie Simpson (con lui nella foto) ha vissuto un sodalizio artistico lungo 47 anni e un matrimonio di 37, tempi lunghissimi per lo showbiz..
Il pezzo da ricordare? A parte Solid, che per me è il loro anthem, probabilmente Ain't no mountain high enough nella versione di Diana Ross.

La volpe e l'IVA

Roma, 23 ago. (TMNews) - Il Pd ritiene che un aumento dell'Iva sarebbe depressivo e, comunque, un ritocco delle aliquote lo ha già prenotato Giulio Tremonti. Lo ha detto il segretario del PD Pier Luigi Bersani durante una conferenza stampa. "Questo dibattito kafkiano sull'Iva va reso esplicito, Tremonti se l'è già mangiata l'Iva per la chiusura di quel meccanismo, per questo non la vuole per altre cose. Comma 6 lettera A. Possibile che questa cosa non sia stata vista? A due giorni dalle conclusioni non siamo davanti alla verità".
In ogni caso, "riteniamo che intervento su iva sia depressivo per l'economia".

Vettor Pisani, 1938-2011

Oggi viviamo in un tempo in cui la Biennale di Venezia per essere vera dovrebbe svolgersi soltanto sull’isola di Lampedusa perché è quella oggi la nostra Biennale.
Vettor Pisani, 2011

Vettor Pisani si è suicidato ieri a Roma nella sua casa di Testaccio, impiccandosi alla finestra del bagno con i lacci delle scarpe. Figura artistica di enorme complessità, provocatore e precursore, era anche scrittore e commediografo, oltre che laureato in architettura. Il suo ultimo lavoro Apocalypse Now è presentato dalla fondazione Morra a Napoli a Palazzo Bagnara fino al 14 settembre. Per un ricordo concettuale e affettuoso rimando all'articolo di Angelo Capasso su Exibart.

lunedì 22 agosto 2011

Non torneranno mai a casa propria

Molti degli 80.000 evacuati residenti nelle vicinanze della centrale atomica di Fukushima non torneranno a breve nelle loro case, e forse mai più. L'annuncio ufficiale dovrebbe arrivare nel fine settimana, quando il premiere giapponese Naoto Kan è atteso in visita nella prefettura di Fukushima. 
Le misurazioni effettuate hanno evidenziato almeno 15 località in cui le radiazioni superano il tetto altissimo di 100 millisievert/anno. Okumakachi, a tre km dalla centrale, arriva a 508 millisievert, ma la vicinanza all'impianto non è un fattore decisivo: Namie, che è 22 Km distante, arriva a 229.
L'esposizione alla radioattività di un essere umano non supera di norma un millisievert/anno. Il governo giapponese ha evacuato una fascia di 20 Km attorno alla centrale e i centri ancora più lontani dove si superava il limite do 20 millisievert. Le località dove si prevede di superare questa soglia sono almeno 35 e in queste non è previsto il rientro della popolazione. Per quanto tempo? Le fonti ufficiali non lo dicono, ma nei corridoi si parla di decenni.
Il governo sta predisponendo forme di compensazione economica per gli esuli, a cominciare dall'acquisto o affitto dei loro immobili.

Dress code/2

In una situazione pubblica come il meeting di Rimini di CL il Presidente della Repubblica dovrebbe evitare look populisti e mantenere la cravatta di ordinanza, come fanno tutti quelli che sono con lui.

sabato 20 agosto 2011

Dress code

Il piede sinistro di Papa Benedetto XVI all'arrivo a Madrid il 18 agosto. Calza un mocassino rosso molto elegante e alla moda: tacco medio basso, guardoli ridotti al minimo ed elastici laterali in tinta. Accanto c'è il piedone fasciato di Re Juan Carlos, costretto a muoversi con una stampella e un maxi sandalo per colpa di un infortunio. 
Il Papa ha sfoggiato il mocassino rosso anche nella messa celebrata sabato nella cattedrale di Almudena. Giovanni Paolo II aveva interrotto la regola pontificia di indossare scarpe rosse, preferendo sobrie scarpe marroni. Papa Ratzinger ha subito reintrodotto la calzatura rubina. Qualche anno fa voci insistenti giuravano che i mocassini rossi fossero di Prada, ma il Vaticano ha smentito con decisione. Del resto Il diavolo veste Prada
Le calzature papali sono fatte a mano da Adriano Stefanelli, un artigiano di Novara.

FDG 110820 #585

Decisamente ingrassata (ho scoperto che è una signora) l'Argiope bruennichi che dalla fine di luglio sta passando le ferie sul muro della cucina.

Come è amaro quello zucchero

Il sindaco di New York Michael Bloomberg è un salutista e le sue campagne antifumo hanno impedito di accendere sigarette anche all'aperto, esclusi i marciapiedi. Un altro tema caro a Bloomberg è la prevenzione dell'obesità e del diabete. Gli americani assumono 300 calorie al giorno in più rispetto a trenta anni fa e la maggior parte proviene dalle bevande gassate iperdolcificate, le sodas.
Lo scorso anno il sindaco Blomberg aveva proposto che le bevande zuccherate fossero escluse dai buoni acquisto alimentari, i food stamps che il governo americano offre ai meno abbienti. Il sindaco aveva anche tentato, invano, di applicare una tassa extra per le sodas.
Il sistema dei food stamps in questi tempi di crisi assiste circa 44 milioni di americani, praticamente uno su sette. Di questi 1.7 milioni vivono a New York City, su un totale di circa otto milioni di residenti. Secondo i calcoli del comune ogni anno in città vengono spesi da 75 a 135 milioni di dollari di buoni spesa per acquistare bevande zuccherate. La richiesta di Bloomberg, che proponeva un periodo di prova di due anni in cui valutare gli effetti del divieto, era stata accolta con cautela e alcuni avevano anche obiettato come fosse eticamente discutibile stigmatizzare i comportamenti dei più poveri. Naturalmente la lobby dei produttori di bevande si era tenacemente opposta. La American Beverage Association, di cui fanno parte tra gli altri Coca Cola e PepsiCo aveva replicato: "Quando si comincia a rovistare nel carrello della spesa della gente dove si rischia di andare a finire?"
Ieri il governo federale ha formalmente rigettato la richiesta, giudicando l'esperimento "troppo vasto e complesso" per essere gestito e valutato. Bloomberg non l'ha presa bene e in un feroce comunicato stampa ribadisce come il suo programma "avrebbe contribuito a prevenire malattie come l'obesità e il diabete più di qualunque altra iniziativa intrapresa nel paese e a costo praticamente zero per i cittadini".

venerdì 19 agosto 2011

Veltroni annuncia, Casini infierisce

Il povero Walter non ha fatto a tempo ad aprire bocca. Anche se in effetti lui voleva votare a favore.

Elogio di Enzo Carella


Una perdita d'acqua segnalata da una vicina ha portato i vigili del fuoco nel terrazzo dell'appartamento di Enzo Carella (59) a Spinaceto (Roma), dove in effetti c'era un rubinetto aperto. E c'erano anche sedici piante di cannabis. Carella è stato arrestato, processato per direttissima e condannato a un anno e otto mesi.
A parte la passione illegale per la canapa indiana e l'evidente incapacità di affrontare i problemi di impermeabilizzazione, Enzo Carella è uno dei cantautori più interessanti e sottovalutati, particolarmente per la sua produzione anni '70. Le sue musiche sono state sempre vestite dai testi di Pasquale Panella, geniale autore a fianco anche dell'ultimo Lucio Battisti. Il binomio Carella-Panella è iniziato nel 1976 con il singolo "Fosse vero" e prosegue da sempre. L'ultimo prodotto è l'album Ahoh-yé-nanà del 2007, con undici canzoni inedite.
La produzione artistica di Enzo Carella e Pasquale Panella merita attenzione ancora oggi. Per capirlo basta ascoltare "Malamore", brano del 1977 dall'album Vocazione, il video è qui sopra.

giovedì 18 agosto 2011

Una provincia è per sempre

La sbandierata abolizione di un certo numero di provincie diventerà probabilmemte l'esempio più calzante della inconsistenza della manovra economica del governo. La prima stesura, annunciata con grande rilievo mediatico, si basava sul criterio della popolazione, che doveva superare i trecentomila residenti, e cancellava 38 provincie compresa la provincia-regione di Aosta. La seconda versione, declinata a ferragosto dal ministro Calderoli, aggiungeva una variabile territoriale, che salverebbe quelle sopra i tremila Kmq tra le quali le province alpine di Sondrio e Belluno. Resterebbero 29 condannate, nove delle quali appena costituite.
Sempre Calderoli però ha tenuto a precisare che il conto della popolazione residente che farà fede è quello del prossimo censimento nazionale di novembre 2011, i cui "primi dati" secondo ISTAT non saranno disponibili prima della primavera 2012. Ma a primavera in alcune delle province a rischio si vota, come a La Spezia: seggi, collegi, liste e candidati dovranno essere stabiliti ben prima che l'ISTAT emetta il fatidico verdetto.
Resta poi il mistero sulle deleghe e i famosi "accorpamenti". La logica vorrebbe che due o più provincie adiacenti sottodimensionate siano accorpate per formarne una che soddisfi i parametri. Sarebbe il caso di Verbania-Vercelli-Biella, Savona-Imperia, Trieste-Gorizia, Fermo-Ascoli Piceno, Isernia-Campobasso, Enna-Caltanissetta. Le cose si complicano di più con provincie contigue di regioni diverse, come nel caso di La Spezia-Massa Carrara e Terni-Rieti.
Si tratta comunque di puri esercizi e di allarmi inutili. Il decreto legge predispone solo una delega al governo per procedere alla riduzione delle amministrazioni provinciali. Sarà il decreto delegato attuativo a decidere modalità e tempi. Intanto però sono già partiti i campanilismi, le lamentele, i benaltrismi di ogni tipo. Cito come esempio la nota di oggi di Fulvio Tocco, il presidente della provincia sarda del Medio Campidano che ha 102.000 abitanti, 28 comuni e due capoluoghi: Villacidro (14.000 abitanti) e Sanluri (9.000).
Prima di cancellare le provincie che non rispettano i criteri (ancora non ufficiali) il governo dovrà decidere come accorparle. Il personale dipendente vorrà sapere come e dove sarà rilocalizzato. Tutti gli appalti e i contratti in essere dovranno essere formalmente trasferiti ai nuovi enti di riferimento. E sarà necessario anche occuparsi del destino degli altri enti e agenzie territoriali di pari livello. Le prefetture restano? E se sì perché, visto che le loro competenze potrebbero facilmente essere distribuite tra questure e comuni? E le Camere di Commercio, le direzioni del lavoro, i PRA, i distaccamenti militari ecc.ecc.? Dato che ci siamo non sarebbe il caso di mettere mano anche alle circoscrizioni giudiziarie?
Tranquilli, siamo in Italia. Con un decreto delega promulgato adesso nessuna provincia sarà abolita prima delle elezioni provinciali della prossima primavera. Il governo istituirà delle commissioni per valutare il da farsi e procedere alla stesura del decreto delegato. Nel frattempo si avvicinerà la campagna elettorale per le politiche 2013, certo non la stagione opportuna per prendere decisioni impopolari. 
Qualcuno poi ha già fatto notare come la Costituzione (art. 133) preveda che il mutamento delle circoscrizioni provinciali avvenga su iniziativa dei comuni e non dello stato. I ricorsi ai tribunali amministrativi e alla Consulta sono già annunciati. Li faranno le stesse provincie, ovvio. E saranno altri costi a carico dei cittadini.
Ricordate la pubblicità dei diamanti? Una provincia è per sempre.

mercoledì 17 agosto 2011

Può esistere un capitalismo etico?

"First make money, then do good" è il titolo di un articolo di Steve Lohr pubblicato sabato scorso sul New York Times. Nel pezzo si parla della possibilità per le imprese di perseguire il classico obiettivo capitalista del massimo profitto coniugandolo strettamente con il benessere collettivo.
La tesi è descritta in un articolo della Harvard Business Review di Michael E. Porter e Mark R. Kramer dal titolo “Creating Shared Value: How to Reinvent Capitalism - and Unleash a Wave of Innovation and Growth.”
Il concetto di shared value, traducibile in valore condiviso, non ha molto in comune con la responsabilità sociale di impresa, che impone un asset etico prima della ricerca del profitto e che gli autori giudicano negativamente. Secondo Porter e Kramer la RSI non migliora la qualità della vita ma ha l'effetto negativo di coinvolgere il settore privato nelle carenze della gestione pubblica, rendendo le imprese co-responsabili dei problemi.
Il valore condiviso aumenta la competitività aziendale e contemporaneamente migliora le condizioni economiche e sociali della comunità in cui opera l'azienda. In pratica non si mettono in discussione i criteri di base dell'economia capitalista come costo, valore e profitto ma li si applica nel campo sociale, dove i parametri di valutazione sono generalmente altri. Il valore condiviso, a differenza della RSI, non si basa su prinicipi morali, anzi le imprese che lo applicano continueranno a privilegiare i propri interessi, ad esempio con azioni di pressione politica o cercando di pagare meno tasse possibile. "Non è importante che una impresa sia buona o cattiva - spiega Kramer - ma piuttosto stimolare le imprese ad privilegiare sul mercato i temi di rilevanza sociale."
Ragionamento cinico e affatto idealista, ma che può indirizzare le aziende a  cercare di guadagnare in settori "virtuosi". Il dibattito è aperto.

lunedì 15 agosto 2011

In Nepal, a Ferragosto

Il primo ministro nepalese Jhala Nath Khanal si è dimesso domenica sera, aprendo nel piccolo paese Himalayano la quarta crisi di governo dal 2008, quando fu abolita la monarchia. Khanal è il leader del Communist Party of Nepal - Unified Marxist Lenininst (CPN-UML) ed era stato eletto lo scorso febbraio dopo sette mesi di stallo della politica nazionale, con un operazione politica molto controversa che lo aveva visto abbandonare i suoi alleati per siglare un patto con il partito maoista, Unified Communist Party of Nepal (Maoist) (UCPN-M), che per dieci anni aveva portato avanti una sanguinosa guerriglia in Nepal. L'alleanza con i maoisti è stata molto faticosa, fino alle dimissioni della rappresentanza di governo e alla nomina di nove nuovi ministri del partito maoista lo scorso 1 agosto.
La scommessa di Khanal era proprio la pacificazione del paese, ma l'operazione non è andata in porto. I maoisti hanno firmato cinque anni fa un accordo di pace con il governo di Katmandu, ma hanno ancora un esercito di ventimila persone, armate e strutturate. Come si riciclano ventimila soldati clandestini? Khanal aveva offerto di assorbire un terzo dei guerriglieri, circa settemila, nell'esercito nepalese. Per i restanti la proposta era di una sorta di "liquidazione" di 700.000 rupie nepalesi, circa 6.750 Euro. Ma il leader maoista Pushpa Kamal Dahal Prachanda ha rifiutato, obbligando Khanal alle dimissioni. Resta un paese a pezzi e ventimila guerriglieri disoccupati. Anche questo è precariato.

domenica 14 agosto 2011

Succede a Napoli ma non è un miracolo

Tommaso Sodano, vicesindaco di Napoli con delega all'ambiente, ha appena annunciato che la città è ormai praticamente libera dai rifiuti, con giacenze vicine allo zero. Da stasera inizierà la rimozione dei cumuli di spazzatura bruciata, gli ultimi rimasti.
Non è un miracolo, non c'entra San Gennaro. Non è servito l'esercito, come aveva invocato la destra. Sono stati coordinati i servizi, è stato elaborato un piano per la differenziata, si confida nella collaborazione dei cittadini. Il sindaco De Magistris e la nuova amministrazione hanno mantenuto la promessa, alla faccia dell'ironia e dei gufaggi.

sabato 13 agosto 2011

Rick Perry, dal Texas contro Obama

Le primarie presidenziali americane si avvicinano e il New York Times dedica un articolo a Rick Perry, governatore del Texas dal 2000 che oggi annuncerà ufficialmente la sua discesa in campo per la nomination del partito repubblicano.
Perry è un teocon alla massima potenza. Oltre alla fede religiosa ha un curriculum da governatore che comprende la creazione di nuovi posti di lavoro, il taglio delle tasse e la difesa del diritto di possedere armi. Ma soprattutto Rick Perry sembra imbattibile nella raccolta di fondi, avendo messo assieme 102 milioni di dollari nelle sue precedenti campagne elettorali. Sono un sacco di soldi. Formidabile collettore di finanziamenti, Perry sarà un candidato da rispettare. La settimana scorsa è stato l'ospite d'onore di una giornata pubblica di preghiera ad Houston, alla quale hanno partecipato trentamila persone. Secondo i sondaggi Perry è il secondo candidato più accreditato per la nomination repubblicana dietro Mitt Romney.

Una manovra vecchia e grigia

La manovra economica presentata da Berlù e Tremonti è lo specchio della incapacità del governo italiano di guardare avanti e cercare di costruire un futuro migliore. Dietro alle nuove tasse e agli ulteriori tagli per le regioni e le città non c'è alcun progetto, solo una logica emergenziale. Lo ha giustamente sottolineato il WWF, che ricorda come questo sarebbe il momento delle scelte e degli investimenti nel futuro. Già, sarebbe.
"Occorre puntare sulla decarbonizzazione e sulla rivoluzione energetica, vale a dire individuare il percorso e le politiche per l'efficienza e il risparmio energetico e per avere il 100% dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. Ma anche una chiara indicazione di politica industriale, delle infrastrutture (reti), di innovazione, della ricerca, che rispondano a corrette forme di pianificazione rispettose del territorio. Occorre puntare su una politica del riciclaggio e del riuso che non sia solo una prospettiva di diminuzione dei rifiuti, ma anche di risparmio e di efficienza nell'uso dei materiali. Occorre puntare al benessere sociale, mirando a sconfiggere e non a incrementare la povertà. E' questa la prospettiva su cui seguire l'Europa, a differenza di quanto fatto sinora, a partire da un approccio strategico, non continuamente tattico, seguendo gli esempi positivi, come quello della Germania, la cui economia in crescita si distingue per avere la decarbonizzazione come asse strategico. Del resto, nonostante la crisi economica, quelli delle energie rinnovabili e dell'efficienza sono gli unici settori in crescita esponenziale in tutto il mondo." scrive il WWF.
Il governo di queste cose non si occupa, né si è mai interessato. E continua a dare il peggio di sè, se è vero che nelle anticipazioni della manovra si era parlato per l'ennesima volta di tagli agli incentivi per le energie rinnovabili (ancora!), tanto per destabilizzare di nuovo l'unico settore industriale in crescita.
Il testo finale poi cancella il SISTRI, il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti speciali, decisione inspiegabile che la stessa ministra invisibile dell'ambiente ha definito "un vero e proprio regalo alle ecomafie". Non basta: sono previsti tagli ai fondi FAS destinati alla prevenzione dei rischi di dissesto idrogeologico, decisione che ha scandalizzato persino Formigoni, che ha ricordato come l'accordo stato-regioni sui fondi FAS fosse stato raggiunto solo 15 giorni fa, dopo una faticosa trattativa. Il piano di interventi contro il dissesto idrogeologico prevede un miliardo di fondi FAS e un altro miliardo e mezzo circa di fondi regionali. E ora Tremonti dice che "ci sono altri equilibri da salvare".
Se il miliardo destinato alla sicurezza del territorio sparisce, il governo non mette in discussione la previsione di spesa di 40 miliardi di armi e aerei da guerra,  così come conferma gli oltre otto miliardi destinati al ponte sullo stretto di Messina.
L'innovazione e la green economy sono da tempo al centro dei programmi di sviluppo di tutte le nazioni che guardano al futuro. "Sosteniamo l'accelerazione di una green economy e di una economia a basse emissioni di carbonio per conquistare una posizione vantaggiosa nel mercato industriale internazionale" ha detto due anni fa il premier cinese Wen Jiabao. Sono scelte economiche, non solo ecologiche. Si guarda alla competitività, ale strategie globali. La green economy è il tema centrale del summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si svolgerà a Rio de Janeiro nel giugno 2012.
Dal governo Berlusconi invece arrivano solo segnali di conservazione, di insipienza. Del resto se abbiamo il tasso di crescita più basso dell'OCSE un motivo deve esserci, ed è l'incapacità dei nostri decisori politici di guardare avanti, di immaginare. Fino a ieri si diceva che fosse una tattica precisa, per evitare scelte impopolari che magari avrebbero pagato tra decenni, ma che nell'immediato portavano a una perdita di consenso. Ma ora che anche Berlù ammette di avere aumentato le tasse, il momento sarebbe stato perfetto per lanciare la sfida dell'Italia del futuro. Macché, buio assoluto. "Questo è il tipico caso di decreto per necessita e urgenza" ha detto Tremonti. Al futuro penseremo quando sarà passato, per adesso riempiamo le pagine con boutade come quella di abolire 38 provincie (di cui 15 al nord). Con che soldi, entro quando, ridistribuendo come le competenze e l'occupazione? Non è un problema immediato, l'importante è fare qualche annuncio. E buon ferragosto all'Italia.

Era solo martedì scorso

Dimenticate i volti e i toni luttuosi con cui il governo della destra ha annunciato ieri sera la manovra economica.
Torniamo a martedì mattina, incontro a casa Bossi a Gemonio con tre ministri, incluso quello che oggi con tono grave illustrava la necessità della manovra.
Sono tutti rilassati, gioviali. Quello sulla sinistra, con i pantaloni corti, era arrivato con una moto nuova, ammirata dai colleghi. Può un ministro farsi fotografare in pantaloni corti?
La peggiore classe politica che l'Italia abbia mai avuto. Un ministro dell'economia incapace e arrogante, isterico e spocchioso, di cui dovremo vergognarci per decenni. Pagando pesantissime conseguenze.

venerdì 12 agosto 2011

Forever Young

In questi giorni di profonda crisi e di riforme concitate, di nuove tasse e borse in preda degli speculatori, resta una sola certezza: i capelli di Berlù.
I fidi ministri e sottosegretari che lo circondano sono tutti canuti. Lui invece sfoggia una chioma color cuoio antico che rassicura. Forever young.

La lista nera delle 38 province

La concitazione della manovra finanziaria del governo prevederebbe, secondo le indiscrezioni, il taglio delle province sotto i 300.000 abitanti (38) e l'accorpamento dei comuni sotto i mille abitanti, circa 1500. Non sono noti tempi e modalità.
Diamo un occhiata alle province. Il record è della Sardegna, con sei: Oristano, Nuoro, Olbia, Carbonia. Campidano e Ogliastra. Quattro di queste appena costituite. Segue la Toscana con cinque: Pistoia, Siena, Prato, Grosseto e Massa-Carrara (solo una appena nata). Poi il Piemonte con quattro: Asti, Biella, Vercelli e Verbania (due recenti). La Liguria ne ha tre su quattro (Savona, La Spezia e Imperia, tutte storiche) e le altre regioni due o una. Spiccano Trieste e Gorizia in Friuli (resterebbero solo Udine e Pordenone) e le due province molisane di Campobasso e Isernia, abbastanza da mettere in discussione l'esistenza della stessa regione. Poi c'è Aosta, provincia-regione.
La divisione geografica vede 15 province al nord, 11 al centro, 12 al sud e nelle isole. Scommettiamo?

giovedì 11 agosto 2011

Cinque mesi dopo

Oggi sono passati cinque mesi dall'11 marzo, giorno del terremoto e dello tsunami giapponese e della catastrofe nucleare di Fukushima.
I dati ufficiali aggiornati a ieri parlano di 15.689 morti accertati e 4.744 dispersi. 140mila persone hanno perso il lavoro e dopo il disastro le nuove offerte di occupazione sono state solo 86mila.
Le persone obbligate ad evacuare la zona circostante la centrale di Fukushima sono almeno 88mila.

FDG 110811 #584

Due settimane dopo il ragno è ancora lì. Forse un po' ingrassato.

I francobolli de noantri

L'Italia pubblicherà il 27 agosto due francobolli celebrativi per lo scudetto del Milan e la coppa Italia dell'Inter. La tiratura prevista è di 2.4 milioni di esemplari ciascuno. Parliamo quindi di oggetti di grande diffusione, prodotti dallo stato, destinati anche all'estero, che dovrebbero rispecchiare le famose doti di eleganza grafica e raffinato design dell'Italia.
I francobolli sono meno che mediocri. Quello del Milan appena decente, se si sopporta la dentellatura interna e la scritta curva "Italia" in basso a sinistra. Comunque grafica da secolo scorso, firmata da F. Abbati.
Quello dell'Inter è inguardabile. Dallo stemma sociale a sinistra parte un raggio o uno spruzzo che diventa nerazzurro e irradia un pallone a destra. C'è anche un "preziosismo" grafico, il valore di € 0.60 messo in verticale. Sotto è scritto "Trofeo del 150° anniversario dell'unità d'Italia", come se la coppa vinta quest'anno contasse più di quella dell'anno scorso o del prossimo.
Il capolavoro è firmato, in basso a destra, da tale G. Ieluzzo. Questo Ieluzzo è un dipendente dell'istituto poligrafico zecca dello stato? Oppure ha avuto un contratto? Qual è il suo curriculum, chi lo ha scelto? Quanto è stato pagato? Ha realizzato e firmato un oggetto che sara riprodotto in quasi due milioni e mezzo di copie. Aveva i titoli e le capacità per farlo?
E pensare che la grafica dei francobolli può essere affascinante e innovativa, basta guardare gli esempi del Giappone, dei paesi scandinavi, degli USA e di tante altre nazioni. I francobolli italiani invece sembrano di 50 anni fa, quando va bene.

Lettera aperta a Tommasa Giovannoni Ottaviani in Brunetta, detta Titti

Cara Titti,
il Giornale di oggi pubblica in prima pagina una intervista con suo marito, il ministro Renato Brunetta, che assicura che "per fare le riforme bastano tre mesi". Incalzato (si fa per dire) dalle domande del direttore Sallusti suo marito risponde con una interpretazione personale della crisi economica. La colpa sarebbe della sinistra: "La crisi economica ha messo a nudo le ipocrisie della sinistra, le miopie e le posi­zioni di rendita del sindacato. Le ricette che tutti invocano per non soccombere noi le avevamo già scritte. Alcune sono sol­t­anto rimaste imbrigliate nei riti della poli­tica e nell’antiberlusconismo militante. Adesso non ci sono più alibi per nessu­no".
Che non ci siano più alibi per nessuno lo trovo condivisibile. Il resto dell'analisi è vagamente di parte, ma pazienza. Saranno i postumi di euforia del matrimonio.
Resta interessante la conclusione: "Da settembre a dicembre si può incar­dinare quasi tutto. Nel 2012 comincere­mo a vedere i risultati, nel 2013 raggiungia­mo il pareggio e rivinciamo le elezioni".
Oggi la borsa di Milano ha perso il 6.65%. Certo che non è colpa di suo marito. Diciamo che l'intervista del ministro Brunetta non ha influito sull'andamento dei mercati. Lo prenda come un complimento.

martedì 9 agosto 2011

Wall Street a loro interessa poco

Oggi le Nazioni Unite celebrano la giornata internazionale delle popolazioni indigene. La decisione di dedicare una giornata agli indigeni era stata presa dall'assemblea generale ONU nel 1994.
Nel suo messaggio diffuso oggi Ban Ki-moon sottolinea come nel mondo ci siano 5000 popolazioni indigene in 90 paesi, in totale 370 milioni di persone ovvero il cinque per cento della popolazione del pianeta.
L'assemblea generale delle Nazioni Unite ha programmato una conferenza mondiale delle popolazioni indigene per il 2014.

Statisti

Tre ministri, due senatori e un consigliere regionale ieri riuniti a Gemonio a casa di quello più invalido. Un ministro offre il dito medio alla stampa, un altro ha i pantaloni corti, il terzo è quello che paga 52mila Euro l'anno in contanti all'assistente prediletto per dormire a casa sua. I tre ministri hanno addomi protudenti e belli gonfi, facce divertite e aria complice. L'orrore pervade tutti, persino Famiglia Cristiana.
Poi qualcuno si stupisce che la Germania e la Francia vogliano, anzi debbano, commissariare l'Italia.

lunedì 8 agosto 2011

Bikini solare, ancora una volta

Le redazioni ad agosto si spopolano. E i giornali, anche nell'estate della tempesta economica globale, non sanno cosa scrivere. Così a Repubblica qualcuno rilancia oggi la "notizia" di un bikini solare. Lo stesso giornale aveva pubblicato la medesima "notizia" un mese e mezzo fa. Il bikini solare in realtà è stato presentato nel 2006, cinque anni fa.

FDG 110808 #583

Agosto

domenica 7 agosto 2011

Prima pagina/2

Anche oggi la stampa americana non sembra preoccuparsi molto del giudizo negativo di Standard & Poor.
Il New York Times apre con un pezzo sulla Siria mentre la spalla con foto, quella più visibile, è dedicata alla casa di Edgar Allan Poe a Baltimora.
Il Washington Post sceglie come apertura la conferma di Timothy Geithner come segretario del tesoro di Obama. Il Los Angeles Times invece sulla spalla affronta il problema con il titolo "La situazione del debito USA è un problema fra tanti".
Sottovalutazione? Tattica? Lo scopriremo domattina.

sabato 6 agosto 2011

Prima pagina

La stampa e le TV italiane danno molto spazio al ribasso di S&P del rating USA. Interessante che invece sulla pagina web del New York Times stamane la notizia del downgrade è la prima, ma non è urlata. Le star del giorno invece sembrano Berlù e 3monti.

venerdì 5 agosto 2011

Diplomazia europea, c'è un italiano

Catherine Ashton, capo della diplomazia dell'Unione Europea, ha nominato oggi tre nuovi direttori. L'olandese Jacob Potuyt sarà responsabile della sicurezza e il belga Koen Vervaeke avrà in carico il corno d'Africa e l'Africa orientale e meridionale.
Ad occuparsi dell'Europa occidentale, del Balcani occidentali e della Turchia sarà l'italiano Fernando Gentilini (49, foto), dallo scorso maggio rappresentante speciale di Bruxelles in Kosovo e in precedenza inviato NATO in Afghanistan.

Bagnanti XL

Non tutti hanno apprezzato la grande presenza comparsa all'improvviso nel lago di Alster ad Amburgo. La scultura, battezzata "Die Badende" (La bagnante), è stata realizzata da Oliver Voss e resterà a mollo fino al 12 agosto.


giovedì 4 agosto 2011

Referendum, Di Pietro ci riprova

Antonio Di Pietro ci prova di nuovo, ma stavolta la sfida è tosta. Raccogliere entro il 30 settembre il mezzo milione di firme necessarie per un referendum sulla legge elettorale. Questa è l'ultima scadenza perché la consultazione possa svolgersi nella primavera 2012. Altrimenti sarà tutto rinviato al 2015, salvo elezioni politiche anticipate.
A disposizione ci sono meno di due mesi, uno dei quali vacanziero. Con una truppa per ora abbastanza esigua: Arturo Parisi, un pò di SEL, Mariotto Segni, che ai referendum non dice mai di no ma che di solito non porta bene.
Bindi, Veltroni e Castagnetti in un primo tempo avevano aderito, poi si sono defilati. Il PD infatti resta alla finestra, senza impegnarsi. Sembra un film già visto.

Sacchetti di plastica, la saga continua

Ieri il consiglio dei ministri ha riconfermato il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica usa e getta, approvando un disegno di legge il cui testo però non è stato reso noto. Lo riferisce Eco dalle Città che segue da tempo con attenzione la vicenda della messa al bando degli shopper.
Le buste di plastica erano state vietate il 1 gennaio 2011, attuando un provvedimento contenuto nella legge finanziaria 2007 del governo Prodi e più volte rinviato. Ma le norme emanate non hanno mai chiarito alcuni punti oscuri e recentemente sono state interloquite anche dalla Commissione Europea, che lamenta di non avere ricevuto la notifica del decreto.
Bruxelles potrebbe anche avere da ridire nel merito, se giudicasse che il divieto sia in contrasto con la direttiva sugli imballaggi e la libera circolazione delle merci in abito comunitario. Un problema simile si era verificato anni fa quando la Danimarca decise di proibire la vendita di bevande in lattina, provvedimento che poi nel 2002 la UE impose di ritirare. Oggi in Danimarca le lattine sono di nuovo legali e si comprano pagando una cauzione.
Tornando ai sacchetti e all'Italia, il nuovo disegno di legge pare verrà presentato il prossimo 22 settembre alla prima conferenza stato regioni in programma dopo la pausa estiva. Secondo il ministro invisibile dell'ambiente Prestigiacomo "Con il provvedimento di oggi sono stati chiariti dubbi ed incertezze che scaturivano dalla legge del 2006 ed è stato definito un quadro normativo chiaro a difesa dell'ambiente e a favore di uno sviluppo produttivo moderno e sostenibile".
Intanto il governo sostiene la scelta pubblicando inserzioni in alcuni siti web di grande diffusione. Quella qui sopra compare oggi nella edizione online di Repubblica.

Lampadine LED, finalmente

Stanno per arrivare le prime lampadine LED nel formato più comune. Le luci LED sono una sorgente luminosa che consuma poco, dura molto ed è regolabile in intensità, a differenza del fluorescente. General Electric ha annunciato per novembre l'introduzione sul mercato di una lampadina LED da 13 watt, equivalente ad un bulbo ad incandescenza da 60 watt, il più diffuso al mondo. Seguiranno nel 2012 i modelli da 18 e 27 watt, che sostituiscono le vecchie lampadina da 75 e 100. Sono già sul mercato altri formati come il 9 watt, equivalente a 40, e le luci spot nel formato PAR.
Secondo GE le lampadine LED durano almeno 20 anni, basandosi su un uso di tre ore al giorno.

mercoledì 3 agosto 2011

Perché siamo messi come siamo messi

Dopo il modesto discorso fatto oggi alle camere dal presidente del consiglio occorre fare un po' di storia. Non sarò prolisso, mi limito a due link/citazioni. La prima è del dicembre 2008, a sette mesi dall'insediamento del governo. Berlù invita gli italiani a spendere. "Non è il momento di risparmiare. Tante volte ho detto che occorreva fare le cicale e risparmiare. (...) Soltanto spendendo si riuscirà ad uscire dal circolo vizioso".
La seconda è di un mese dopo, gennaio 2009. "Il governatore della Banca d'Italia e anche l'Europa ci dicono che quest'anno il PIL registrerà il 2% in meno. Ciò significa che torneremo indietro di due anni e non mi sembra che due anni fa si stesse così male".

Non aprite quella porta

Quello qui sopra, che consiglio di ingrandire cliccandoci sopra, è lo schema diffuso ieri dalla TEPCO riferito ai locali al secondo piano del reattore 1 di Fukushima. Una ricognizione effettuata dal robot Packbot (il cugino di Roomba) ha visto crescere nel giro di pochi metri il livello di radioattività fino a superare il massimo della scala strumentale del robottino, fissata a 5 sievert. TEPCO ha diffuso anche un video zippato.
I punti di rilevamento, con le relative quantità, sono evidenziati nei rettangoli rossi. I cinquemila millisievert, o cinque sievert, sono stati superati davanti alla porta di ingresso della "train room". Non voglio neanche pensare a quanta radioattività c'è DENTRO la stanza.

Il voto di ieri a Washington

Alla fine gli Stati Uniti hanno votato un provvedimento che aumenta il tetto del debito pubblico e scongiura il default, parola che tutti hanno imparato significare "fallimento", e Barack Obama ha firmato il decreto (foto).
Per capire quanto sanguinoso sia stato il compromesso raggiunto è necessario analizzare il voto dei due rami del parlamento USA. Al Congresso dove dominano i repubblicani il provvedimento è passato con 269 voti, 174 repubblicani (73% della delegazione) e 95 democratici. Ma altrettanti 95 democratici hanno votato contro, assieme a 66 repubblicani. Al Senato, dove la maggioranza è democratica, hanno votato a favore in 74: 45 democratici (87% degli eletti) e 28 repubblicani (60%) e contro 6 democratici e 19 repubblicani. Il voto finale del Senato è arrivato a meno di 12 ore dalla scadenza.
Un voto bipartisan, dove i due partiti si sono divisi tra favorevoli e contrari. L'ala reazionaria repubblicana del tea party ha votato contro e altrettanto hanno fatto i democratici più liberal. Il Washington Post nota come i più convinti dell'accordo siano stati i senatori democratici, seguiti dai repubblicani del congresso e da quelli del senato. Ultimi i recalcitranti congressmen democratici.
Uno scenario impossibile in Italia e forse nella intera Europa. Ma in America la democrazia funziona così.

martedì 2 agosto 2011

Fukushima, ancora un tetro record

Agosto da primato nella centrale nucleare di Fukushima, 140 giorni dopo l'incidente dell'11 marzo.
Ieri è stato registrato il massimo della radioattività in esterno: gli strumenti, tarati fino a 10000 millisievert, sono andati fuori scala (10000 millisievert/h sono una dose letale).
Oggi arriva la notizia di cinquemila millisievert/ora, ovvero 5 sievert, all'interno dell'edificio del reattore 1, al secondo piano. Le statistiche dicono che chi si espone a 5 sievert muore entro un mese nel 50% dei casi.
Sono dati molto allarmanti, ma quello che preoccupa di più è che vengono rilevati a quasi cinque mesi dall'incidente, quando ormai Fukushima non fa più notizia e il processo di "normalizzazione", fortemente voluto dalle autorità giapponesi, continua. Anche dopo il rilevamento di oggi la TEPCO, che gestisce la centrale, ha confermato che questi mostruosi livelli di radioattità "non provocheranno ritardi" nel programma di messa in sicurezza della centrale.

FDG 110802 #582

Sicurezza nei cantieri

Fukushima, nuovo record

Quasi cinque mesi dopo l'inidente nucleare di Fukushima ieri nella centrale si è registrato il nuovo massimo storico di radioattività. Un tecnico ha visto il suo contatore andare oltre il massimo di diecimila millisievert, ovvero dieci sievert/ora. Un umano esposto a dieci sievert muore nel giro di una o due settimane. Il 50% di chi si è esposto a 5 sievert (mezz'ora vicino alla fonte di contaminazione di Fukushima) muore entro un mese.
In realtà le radiazioni erano superiori, ma la scala dello strumento non era in grado di registrarle. Dieci sievert/ora sono pari a 2.78 millisievert al secondo. La radiazione naturale a cui siamo esposti è di 2 millisievert l'anno.
Secondo alcuni esperti una fonte di radiazioni così intensa può provenire solo da un frammento delle barre di combustibile fuse che l'esplosione ha scagliato fuori dai reattori. Le tute indossate dai tecnici della centrale non offrono alcuna protezione contro i raggi gamma. L'unica protezione, peraltro limitata, potrebbe venire indossando giubbotti di piombo.