martedì 29 settembre 2009

Marino e Presty stasera a Ballarò

Stasera Ignazio Marino sarà a Ballarò, forte dell'ottimo risultato ottenuto nei congressi dei circoli PD che gli garantisce la partecipazione alle primarie aperte del 25 ottobre. I dati della mozione Marino sono molto diversi tra nord (grandi risultati come il 22% a Milano, con la vittoria in molti circoli) e i pochi consensi raccolti al sud dove il partito è decisamente un'altra cosa, con punte di profondo grigio come la Calabria.
Gli altri ospiti di Giovanni Floris stasera sono Maurizio Gasparri (a posto), Bruno Tabacci, il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, il magistrato Giancarlo Caselli, il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida e l'imprenditrice Valeria Nonino.
Io sono al Cairo per la Commissione Mediterranea Sviluppo Sostenibile dell'UNEP, il programma anbientale delle Nazioni Unite. Mi perderò quindi il mio candidato preferito e il ministro dell'ambiente più invisibile che l'Italia abbia mai avuto. Peccato.
L'unica consolazione è poter fare a meno di vedere Gasparri.

lunedì 28 settembre 2009

FDG 090928 #461

Portogallo per davvero

Forza Tailandia

Si è aperta oggi a Bangkok in Tailandia la penultima fase di negoziati ONU sul clima. La sessione di Bangkok nel linguaggio delle Nazioni Unite è "formale" e durerà due settimane.
In pratica le Nazioni Unite tornano sul luogo del delitto, perché fu proprio Bangkok a ospitare nel marzo 2008 la prima sessione dei negoziati dopo la COP 13 di Bali, che aveva approvato la famosa roadmap destinata a concludersi con la COP 15 di Copenhagen il prossimo dicembre.
Quali sono le speranze per le due settimane di negoziati di Bangkok e quali le aspettative realistiche? Per non entrare nel mondo degli iniziati si può dire in parole povere che sulla necessità di agire rapidamente contro i cambiamenti climatici il pianeta è unanime (spero che Berlù accetti questa approssimazione). Mancano, purtroppo, i numeri. Ovvero gli impegni per ridurre le emissioni di gas serra del XX entro il XXXX. Sotto questo profilo anche il recente vertice delle Nazioni Unite non ha portato progressi evidenti, come il G-8 o G-20 di Pittsburgh, a seconda della declinazione preferita.
In apertura dei lavori il segretario dell'UNFCCC Yvo de Boer ha dichiarato che i negoziati di Bangkok sono importanti per produrre delle risposte concrete su quelli che dovrebbero essere i cardini degli accordi di Copenhagen (qui il testo dell'intervento).
Sostenibilitalia seguirà con attenzione i negoziati di Bangkok. Personalmente devo confessare che le mie sensazioni non sono positive.
Intanto stasera a Bangkok, che ha sei fusi orari di vantaggio, c'è stata la cena di gala (ecco il programma).

giovedì 24 settembre 2009

Bisognava pensarci prima

La portavoce del Commisario Europeo all'Ambiente Stavros Dimas ha detto chiaramente oggi che i limiti di emissione di quote di C02 assegnati all'Italia "non sono rinegoziabili". La precisazione ha fatto seguito alle notizie apparse sulla stampa a proposito di una lettera inviata da Silvio Berlusconi al presidente della Commisione Europea Barroso, nella quale il nostro primo ministro chiede di riconsiderare le quote di Co2 .
All'Italia è stata assegnata una quota di emissioni pari a 195.8 milioni di tonnellate di C02, il 6.3% in meno rispetto a quanto proposto dal nostro governo. Che la decisione non fosse rinegoziabile lo sapevamo tutti, compresi Berlù, Tremonti, Scajola e Presty. I quali nulla hanno fatto per cercare di rispettare gli accordi e rientrare nei limiti, facendo finta di niente fino a quando è arrivato il conto da pagare (550 milioni di Euro l'anno fino al 2012). E anche dopo la sentenza di Bruxelles non hanno messo in piedi nessun provvedimento o iniziativa che potesse testimoniare almeno la volontà politica dell'Italia di muoversi nella stessa direzione del resto d'Europa. Hanno solo sprecato tempo per cercare sponda nell'ala più bigotta di Confindustria e ululare che la colpa - come al solito - è di Prodi.
Nel frattempo Sarkozy, Merkel, Brown, Obama...
Che tristezza avere un governo incapace di guardare oltre il proprio naso. Anzi, oltre Bertolaso.

update serale: il portavoce Bonaiuti ha smentito che l'Italia abbia chiesto una modifica delle quote. In una nota di Palazzo Chigi si precisa che
"il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare queste quote, ma gli ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo ‘personale interessamento’ per arrivare ad una soluzione condivisa. l’Italia è ovviamente impegnata nella difesa dell’ambiente, ma è altresì chiaro che si tratta di un problema di vitale importanza non solo per lo sviluppo del nostro Paese, ma anche per mantenere eque condizioni di concorrenza all’interno dell’Unione Europea”.
Secondo Bonaiuti la lettera a Barroso è stata inviata "per segnalare le gravi difficoltà per le aziende italiane a causa dell’assegnazione delle quote di riduzione CO2".
Appunto, bisognava pensarci prima. Con politiche di riconversione o con una carbon tax, la scelta di Sarkozy.

FDG 090924 #459

Estoril, Portugal

Rettifica

Avevo scritto che martedì Berlù sarebbe stato presente al vertice ONU sui cambiamenti climatici. Invece c'era il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha accompagnato il premier anche ieri all'assemblea generale. La si vede per un attimo anche nel video dell'intervento di Berlù.
Berlusconi oggi ha parlato in italiano. Qualche anno fa invece era intervenuto in milanglese. Interessante il video di allora, che dimostra i miracoli del trucco e della chirurgia tricologica.
Sul tema dei cambiamenti climatici Berlusconi è partito dal G8 de L'Aquila dichiarando che "anche sul clima abbiamo compiuto diversi passi avanti. E' stato raggiunto l'accordo tra le principali economie di stabilire un limite di 2 gradi centigradi di aumento della temperatura globale rispetto all'era pre- industriale. Questo fronte comune sui cambiamenti climatici ha trovato conferma nell'ampia partecipazione alla riunione che si e' tenuta qui, ieri, su iniziativa del Segretario Generale. Lo ringrazio per la leadership dimostrata anche in questa occasione - ha continuato - essenziale per un successo al vertice di Copenhagen. All'Aquila si e' affermato come evidente e fondamentale il concetto che vorrei qui ribadire: il cambiamento climatico e' una sfida che si potra' vincere soltanto con l'impegno concorde di tutti i protagonisti dell'economia mondiale, nessuno escluso".
Non una parola sugli impegni dell'Italia.

mercoledì 23 settembre 2009

Green fashion

Ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon (nella foto con il nuovo premier giapponese Yukio Hatoyama) sfoggiava una cravatta verde con pochette in tinta.
Non ditelo a Calderoli.

FDG 090923 #458

Il riposo del ciclista tatuato

martedì 22 settembre 2009

Sì, ma in termini concreti...

Lo ha detto nella sua introduzione il segretario generale Ban Ki-moon : il summit che si è svolto oggi nella iconica sede ONU di New York, tra la 1a Avenue e il fiume Hudson, è stato il più importante incontro di sempre sul tema dei cambiamenti climatici, con oltre 100 leader mondiali presenti (ma non Berlusconi, in arrivo solo per cena).
Era anche la prima volta che Barack Obama entrava da presidente degli Stati Uniti nel palazzo di vetro, proprio come il leader cinese Hu Jintao. I discorsi dei due uomni più potenti del pianeta sono stati solenni e partecipati, pieni di buoni propositi ma carenti di cifre e impegni concreti. Hu Jintao ha detto che la Cina entro il 2020 ridurrà le emissioni di CO2 di "un margine notevole" rispetto ai valori del 2005. Da parte sua Obama non è stato certo più esplicito, limitandosi ad auspicare che la COP 15 di Copenhagen sia "un significativo passo avanti nella lotta contro i cambiamenti climatici".
Ban Ki-moon era stato meno diplomatico, dichiarando che un eventuale mancato accordo a Copenhagen sarebbe "moralmente non accettabile, economicamente miope e politicamente sbagliato".
I resoconti della stampa sono molto diversi sulle due sponde dell'oceano. I giornali USA, a cominciare dal New York Times e dal Los Angeles Times sottolineano la forza ideale del discorso di Obama (ecco il testo diffuso dalla Casa Bianca), anche se non possono non notare la mancanza di impegni concreti. Molto meno positivi i commenti dall'Europa, a cominiciare dal Financial Times.
Pochi osservatori ormai credono che un accordo possa essere raggiunto a Copenhagen. "E' profondamente disonesto fissare obiettivi al 2050 - ha detto ieri sera in conferenza stampa il ministro dell'ambiente indiano Jairam Ramesh - perché allora nessuno di noi ci sarà per potersene assumere la responsabilità".

lunedì 21 settembre 2009

Sveglia telefonica per il clima

Oggi il sito Avaaz.org ha organizzato la Global Climate Wake Up Call, una iniziativa per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei cambiamenti climatici.
L'idea è carina: elencare tutte le iniziative che si svolgono oggi nel mondo sul tema del clima. Secondo Avaaz sono 2474, di cui 61 in Italia. Fa parte del progetto anche l'anteprima del film The Age of Stupid di Franny Armstrong, in programma tra oggi e domani in tutto il pianeta. In Italia The Age of Stupid sarà proiettato domani in questi cinema. Il trailer con i sottotitoli in italiano è qui.
Avaaz.org è stato creato dalla comunità globale Res Publica e dall'organizzazione americana MoveOn.org.

FDG 090921 #457

Mantide religiosa

giovedì 17 settembre 2009

Xixi no banho


L'associazione ambientalista brasiliana SOS Mata Atlantica ha lanciato una campagna che invita i brasiliani a fare la pipì sotto la doccia. Questo per risparmiare i circa 12 litri di acqua potabile dello sciacquone del WC. Una tirata d'acqua in meno al giorno fanno 4.380 litri l'anno.
Così la campagna, che si chiama Xixi no bagno ed ha un sito web divertente, consiglia di fare pipì nella doccia ("all'inizio, non alla fine" è saggiamente consigliato).

Il ministro e il settimanale

Venerdì scorso L'Espresso ha pubblicato un dossier firmato da Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, intitolato "Brunetta Bluff", in cui si mettevano in discussione i risultati sbandierati dal fustigatore di fannulloni, il ministro Renato Brunetta.
Il ministro ha replicato con una nota pubblicata nella homepage del sito del ministero dell'innovazione e della pubblica amministrazione. L'utilizzo di un sito istituzionale per rispondere a una polemica personale con la stampa ha lasciato perplessi molti di noi.
A sua volta L'Espresso ieri ha controreplicato alle affermazioni di Brunetta.
Oggi Carlo Mochi Sismondi sul sito di Forum PA tenta la difficile operazione di fare un punto obiettivo sulla situazione, sulla quale sarebbe interessante conoscere anche l'opinione di Titti.

mercoledì 16 settembre 2009

La più grande del mondo

Sarà Frederik, il principe ereditario del regno di Danimarca, a inaugurare domani Horns Rev 2, la più grande centrale eolica offshore del mondo. Con lui il primo ministro Lars Løkke Rasmussen e Connie Hedegaard, ministro per il clima e l'energia.
Costruita a trenta km dalla costa danese Horns Rev 2 è composta da 91 generatori eolici distribuiti su 35 kmq ed è stata realizzata da DONG Energy. Le turbine, prodotte dalla Siemens, sono alte 115 metri e i rotori hanno un diametro di 93.
L'impianto è costato un miliardo di Euro ed è in grado di produrre 209 megawatt, abbastanza per coprire il fabbisogno di 200.000 abitazioni.
Secondo la European Wind Energy Association (EWEA) l'Europa entro il 2020 sarà in grado di produrre il 10% del suo fabbisogno energetico dal vento.
Il problema riscontrato nei precedenti impianti offshore realizzati in Danimarca è la corrosione, che viene controllata con vernici speciali e garantendo che i meccanismi siano sigillati in un ambito a prova di umidità, che non deve superare il 60%. Inoltre sistemi automatici di riscaldamento prevengono la formazione di condensa.
Le dimensioni di Horns Rev 2 hanno spinto i progettisti a inserire nell'impianto anche una foresteria. Per la prima volta un impianto eolico sarà dotato di alloggi, in grado di ospitare fino a 24 lavoratori su tre piani.

martedì 15 settembre 2009

Tassare il carbonio

L'annuncio del presidente francese Sarkozy di introdurre una carbon tax dal 2010 ha provocato la prevedibile opposizione della maggioranza del paese.
Di carbon tax si parla da sempre e secondo molti osservatori il tributo rappresenta l'unica vera arma per scoraggiare l'utilizzo di combustibili fossili e incentivate la diffusione delle fonti rinnovabili.
In pratica il contrario di quanto succede in Italia, dove il governo offre incentivi per la conversione di alcuni settori (edilizia, veicoli) ma non interferisce con lo stato di fatto, particolarmente nei distretti industriali. Al contrario, Berlusconi ha preteso dilazioni per il computo delle emissioni dei settori della ceramica, dei laterizi e del cemento, senza peraltro nemmeno tentare una politica di riconversione.
Una carbon tax, ovvero una tassa sulle emissioni prodotte, porta naturalmente alla scelta di energie rinnovabili. Gli incentivi mirati sulla riconversione di singoli settori o distretti non producono lo stesso effetto, perché non cambiano lo status di chi non è interessato a utilizzarli e preferisce mantenere lo status quo.
La carbon tax è senza dubbio impopolare e secondo i sondaggi due terzi dei Francesi non la vogliono. Ma è uno strumento che spinge verso l'innovazione e la ricerca di alternative. La carbon tax non ha un colore politico. La sostengono autorevoli voci della stampa conservatrice come l'Economist, la mette in pratica il governo di centro destra francese, con l'opposizione socialista contraria.
Sarkozy reclama anche una carbon tax europea, che fisserebbe dei limiti anche per i beni di importazione. Un modo per spingere anche i paesi emergenti, Cina e India in testa, a cambiamenti virtuosi.

domenica 13 settembre 2009

And the winner is...Australia

Secondo una indagine della inglese Mapelcroft l'Australia ha superato gli Stati Uniti nella produzione di CO2 pro capite.
In termini assoluti il leader planetario dell'inquinamento atmosferico è la Cina, che recentemente ha superato gli USA. Ma se le emissioni vengono frazionate per abitante ogni Australiano vale 20.58 tonnellate, precedendo l'americano medio che ne produce 19.5. Seguono nell'ordine Canada, Olanda (abbastanza sorprendente) e Arabia Saudita. Nel ranking di produzione per abitante la Cina è solo 44ima con 4.58 tonnellate di CO2.
L'Australia, che utilizza il carbone per l'80% della sua produzione di energia, ha lanciato un programma per ridurre del 25% le emissioni entro il 2020. Tuttavia il mese scorso la legge proposta dal governo è stato bocciata dal senato australiano.

Meno dieci per cento entro il 2010

Si chiama 10:10 ed è una iniziativa appena lanciata nel Regno Unito da un gruppo di associazioni sostenute dal quotidiano The Guardian. Possono aderire persone, aziende, scuole e associazioni, a patto che si impegnino a ridurre le proprie emissioni di CO2 entro il 2010, ovvero entro l'anno prossimo.
La motivazione è semplice ed efficace. "Se riusciamo a provare che si possono ridurre le emissioni in modo drastico in un tempo così ridotto il nostro esempio potrà servire alle altre nazioni più inquinanti" scrivono i promotori.
Il sito pubblica anche una lista dei 15.000+ che hanno già aderito e un elenco di dieci azioni che possono contribuire in maniera decisiva alla riduzione delle emissioni ("stampale a attaccale sul frigorifero" c'è scritto sul sito). Chi aderisce all'iniziativa può richiedere un ciondolo in metallo con il logo. Ne sono stati prodotti 150.000, realizzati dalla carcassa fusa di un vecchio aereo Boeing 747.
L'iniziativa è stata presentata il 1 settembre alla Tate Gallery di Londra. Aggiornamenti anche su twitter.

venerdì 11 settembre 2009

Ricarica solare per iPhone e iPod

La Novothink ha presentato il primo caricabatteria per iPhone e iPhone certificato da Apple. Sarà in vendita negli Stati Uniti dalla fine di settembre al prezzo di 70 dollari.
Il caricatore è dotato di quattro LED che indicano se la luce solare è sufficiente per la ricarica e anche il livello raggiunto. Se l'apparecchio non è collegato al caricatore questo conserva l'energia prodotta in una batteria interna. In extrema ratio c'è una presa USB 2.0 per collegarsi alla rete elettrica.
Il caricatore di Novothink purtroppo funziona solo con gli apparecchi di ultima generazione: iPod touch, iPhone 2G, iPhone 3G e iPhone 3GS.

mercoledì 9 settembre 2009

Cina e Usa, gli opposti estremismi

L'Herald Tribune di oggi pubblica un intervento di John Foley sulle interessanti simmetrie e i ruoli giocati dagli Stati Uniti e dalla Cina nella partita dei cambiamenti climatici e del dopo Kyoto (nella foto l'inviato di Obama Todd Stern durante i tre giorni di colloqui sul clima a Pechino lo scorso giugno).
Aspettando il prossimo round di negoziati ONU a Bangkok ci sono aspettative per delle novità sul clima anche dalla riunione del G20 del 24 settembre a Pittsburgh.
Foley spiega come USA e Cina siano identici nella loro diversità. La Cina produce troppo e consuma tropo poco, l'America fa esattamente l'opposto. Sotto il profilo ambientale, sfruttando la produttività cinese, gli USA hanno delocalizzato le loro industrie. In Cina il 70% dell'energia è destinata all'industria, mentre negli USA la stessa percentuale è utilizzata dai privati cittadini, i consumatori.
Le giustificazioni per quanto poco hanno fatto i due paesi nella lotta ai cambiamenti climatici sono la conseguenza della loro condizione economica. I Cinesi rivendicano lo stesso diritto di inquinare dell'America del periodo industriale (sul conto globale delle emissioni prodotte ad oggi gli USA sono al 28%, la Cina solo all'8%. Gli Americani, da parte loro, dicono che non ha senso prendere impegni se anche la Cina non lo fa.
Gli insiders sanno che in questi mesi i colloqui tra i due paesi sono sempre più frequenti e che un'accordo alla COP-15 di Copenhagen è impensabile senza il loro avvallo. Secondo John Foley non è realistico pensare che le economie in via di sviluppo, come quella cinese, possano accettare un meccanismo cap and trade, ovvero un tetto alle emissioni, che significherebbe mettere un limite alla loro crescita. Foley, come sostenuto a suo tempo anche dall'Economist, propone invece una carbon tax globale, applicabile alla Cina, agli USA e al resto del pianeta.
Il secondo punto in discussione sono i costi della riduzione delle emissioni di CO2. Uno studio dell'università di Pechino ipotizza che ridurre le emissioni cinesi potrebbe costare 300 miliardi di Euro. Una cifra impraticabile per la Cina, ma solo l'uno per cento circa del PIL del G20 del 2008. Ecco perché le soluzioni - e gli impegni - possono essere presi e condivisi solo a scala globale
.

FDG 090909 #456

Degrado romano

domenica 6 settembre 2009

La crisi abbassa il CO2

La recessione economica ha un effetto collaterale positivo: in Europa per il quarto anno consecutivo le emissioni di CO2 sono diminuite. I dati del 2008 sono stati diffusi in un rapporto della Agenzia Ambientale Europea (EEA) pubblicato lunedì scorso.
Rispetto al 2007 le emissioni sono calate del 1.3% nel nucleo storico dell'Europa a 15 e del 1.5 nel totale dei 27 paesi dell'unione. La somma del calo degli ultimi anni porta il totale a meno 6.2% per gli EU15 e meno 10.7% per gli EU27 rispetto al 1990, anno base per il Protocollo di Kyoto.
E' la prima volta che la EEA annuncia le sue stime solo pochi mesi dopo la conclusione dell'anno in esame. I dati ufficiali saranno comunicati a metà 2010, ma nel frattempo le stime possono essere utilizzate come base per programmare le iniziative da sviluppare a livello europeo. Occore anche aggiungere che l dati della EEA tengono contono di quanto comunicato dai singolo stati e non tengono conto di alcuni fattori, come le conseguenze del cambio d'uso dei suoli.
La EEA dice chiaramente che "la grande maggioranza della riduzione delle emissioni è dovuta al minor ricorso a combustibili fossili nei settori dell'industria, dell'energia e dei trasporti" e aggiunge che "riflette la recessione economica globale che ha prodotto un calo della produzione industriale e quindi un minor consumo di energia e una contrazione delle spedizioni di merci".
Niente di particolarmente virtuoso, insomma. Tuttavia il commissario europeo all'ambiente Stavros Dimas ha dichiarato la sua soddisfazione, aggiungendo che questi dati sono un messaggio importante alla vigilia della discussione di un nuovo accordo globale sul clima all COP-15 di Copenhagen il prossimo dicembre.

sabato 5 settembre 2009

Elogio dei poveri Italiani all'estero

Sono tornato ieri da Bruxelles, dove giovedì avevo passato la giornata al Comitato delle Regioni. Come al solito ho dovuto subire le domande e lo stupore degli amici e dei colleghi sulla situazione italiana. L'Europa non riesce a capire come il nostro paese possa metabolizzare qualunque cosa Berlusconi faccia o dichiari.
Così mi sono sentito sollevato dal pezzo Come ci vedono (male) all'estero che proprio ieri Beppe Severgnini ha scritto sul Corriere. L'intervento di Severgnini tratta appunto dell'imbarazzo di chi si trova nella impossibile condizione di spiegare a uno straniero le ragioni della devastante immagine che l'Italia ha oltreconfine.
Per tutti, dai Finlandesi ai Ciprioti, dai Portoghesi ai Lituani, grazie a Berlù siamo semplicemente un paese condannato ad un inesorabile, ridicolo declino.

Dal letto grande al Canal Grande

Patrizia D'Addario al suo arrivo al Festival del Cinema di Venezia.

giovedì 3 settembre 2009

La crisi delle bollicine

Quando la crisi avanza la voglia di brindare se ne va. A parte che alle cene di Palazzo Grazioli, lo champagne sta sparendo dalle tavole e dai frigoriferi del mondo, costringendo i produttori a una severa politica di contenimento della produzione.
Il Wall Street Journal di oggi racconta come, dopo il picco di 339 milioni di bottiglie del 2007, le vendite sono calate nel 2008 e scenderanno drammaticamente quest'anno, con una previsione di 260 milioni di bottiglie che significa tornare ai livelli del 2000.
L'associazione dei produttori e dei vignaioli dello champagne, una specie di OPEC delle bollicine, ha quindi deciso di limitare drasticamente la produzione, riducendo del 32% la vendemmia, ovvero passando da 14.2 a 9.7 tonnellate di uva per ettaro. Inoltre solo l'82% dell'uva vendemmiata sarà imbottigliata, con il resto a riposare nei serbatoi fino all'anno prossimo nella speranza di un improbabile ripresa dei consumi. Questo vorrà dire che il numero totale delle bottiglie sarà il 44% meno dello scorso anno.
Le azioni intraprese sono controverse e risentono del fatto che il 90% dello champagne proviene dalle vigne di produttori indipendenti, che vendono il loro raccolto alle grandi aziende come LVMH, proprietaria dei marchi Moet Chandon, Hennessy e Veuve Cliquot. I produttori indipendenti si oppongono a una riduzione dei raccolti che viene invece invocata dai marchi più importanti, i quali avevano chiesto un taglio del 50% della vendemmia 2009 e rifiutano qualunque ipotesi di riduzione dei prezzi. A complicare le cose c'è la recente decisione del governo francese di allargare l'area di produzione dello champagne, che era stata presa nell'euforia dell'aumento delle vendite degli ultimi anni.
Le scelte sono complesse e risentono anche dei tempi necessari a produrre le mitiche bollicine. Lo champagne infatti deve riposare in bottiglia almeno due anni, il che significa che il prossimo anno il mercato in crisi dovrà fare i conti con la produzione più alta di sempre: 405 milioni di bottiglie, programmate quando la congiuntura globale era un fantasma lontano.

Nissan, una elettrica nel 2011

Non ho capito se la tempesta abbattutasi sulla General Motors ha cambiato i piani per la introduzione della Chevrolet Volt e della sua sorella europea Opel Ampera. La Volt era stata annunciata come la prima auto di produzione di massa a trazione esclusivamente elettrica e la sua uscita sul mercato prevista entro il 2010.
Nel frattempo molte altre case stanno lavorando a progetti di auto elettriche plug-in, producendo un effetto volano che si riflette particolarmente sulla ricerca nel settore delle batterie, che rappresentano il cuore e il punto più debole di questi modelli. Negli ultimi anni la produzione di batterie si è rivelato uno dei settori più innovativi e promettenti dell'industria, con grandi progressi nella realizzazione di accumulatori sempre più potenti e di dimensioni in costante riduzione.
La Nissan ha presentato ufficialmente la sua prima auto esclusivamente elettrica, la Leaf, una classica cinque posti e cinque porte di dimensioni standard e dall'apparenza ordinaria, anzi per la verità un po' bruttina. La Nissan Leaf è equipaggiata da un set di batterie laminate agli ioni di litio posizionate sotto il pianale che dovrebbero garantire una autonomia di 100 miglia, ovvero circa 160 Km. La velocità massima dichiarata è di 145 Kmh. La Leaf si ricarica con una spina in circa otto ore ma recupera energia anche attraverso l'impianto frenante. Inoltre con impianti speciali trifase può raggiungere l'80% di ricarica in 30 minuti o avere una estensione di autonomia di 50Km in soli 10 minuti. Questi sistemi, come riferisce Autoblog, potrebbero essere a pagamento e collocati in parcheggi o stazioni di servizio.

mercoledì 2 settembre 2009

Uno alla volta, per carità!

Oggi Wittgenstein segnala un articolo del New York Times che a sua volta prende spunto da una ricerca dell'Università di Stanford secondo cui il multitasking non paga. Per la verità la ricerca era stata già segnalata da Emanuela Di Pasqua sul Corriere della Sera la scorsa settimana.
Il multitasking consiste nello svolgere più compiti contemporaneamente senza causare interferenze. La definizione ha preso grande vigore con lo sviluppo delle applicazioni informatiche, ma in realtà sono sempre esisitite persone in grado di fare più cose assieme e al contrario altre che riescono ad affrontare solo un impegno alla volta.
Nella considerazione generale il multitasking è segno di vivacità intellettuale. Per dimostrare che l'ex presidente USA Gerald Ford non avesse grandi capacità si diceva che non fosse in grado di camminare e contemporaneamente masticare una gomma.
Secondo i ricercatori di Stanford impegnarsi contemporaneamente in più attività non significa essere particolarmente dotati, anzi. L'abitudine a sovrapporre compiti porterebbe a una maggiore tendenza alla distrazione e ad una ridotta capacità di registrare le informazioni.
Da consumato multitasker quale sono la cosa un po' mi disturba. Ai tempi del liceo i professori cercavano invano di beccarmi in castagna perché mi vedevano leggere o disegnare mentre facevano lezione. Se non passassi molte delle mie ore facendo più di una cosa contemporaneamente sono convinto che conbinerei molto meno e farei molta fatica a mantenere gli impegni. Cercherò di farmene una ragione.
Del resto, come conclude il pezzo del New York Times, è vero che nella favola alla fine è la tartaruga a spuntarla sulla lepre, ma tu chi vorresti essere? Una rugosa e lenta tartaruga o una lepre agile e reattiva?

FDG 090902 #455

Dal molo

martedì 1 settembre 2009

L'orto biologico di Michelle

La Casa Bianca ha diffuso un video che illustra le pratiche agricole dello staff presidenziale americano sotto la direzione di Michelle Obama.
Sembra che alla fine di luglio più di cento Kg di ortaggi fossero già stati raccolti e utilizzati anche nei pranzi ufficiali.

Scajola, altro rinvio atomico

La scorsa settimana ero in vacanza all'estero e non ho seguito con attenzione le accadenze politiche italiane.
Scopro solo oggi che il ministro Scajola è stato ospite del Meeting di Rimini il 25 agosto, nell'ambito di un avvincente dibattito dal titolo marzulliano Energia del futuro e futuro dell'energia.
Nell'occasione Scajola ha confermato quanto Sostenibilitalia aveva previsto da tempo: la scelta per la localizzazione delle centrali nucleari, già rinviata tre volte e ultimamente prevista entro la fine del 2009, sarà ulteriormente procrastinata.
"A primavera - entro sei mesi - l’Italia saprà dove saranno costruite le centrali nucleari" riferisce il Giornale di famiglia. Entro sei mesi dall'ultimo rinvio, sarebbe più corretto scrivere. Aprendo il link all'articolo del quotidiano di Feltrusconi si può leggere una sequenza impressionante di frasi a vanvera, tra le quali la mia preferita è "prima pietra nel 2013, primo reattore ultimato entro il 2018". Sui tempi e i costi del nucleare avevo già scritto qui e anche qui. Per riassumere, secondo le recenti esperienze in paesi più civili e pragmatici dell'Italia, dal momento della scelta dei siti alla ultimazione di una centrale passano dai 14 ai 22 anni.
Tornando all'ennesimo rinvio della scottante scelta dei siti delle centrali, ricordo ai più distratti che le elezioni regionali saranno indette, salvo colpi di scena, il 28 e 29 marzo 2010.