Oggi Wittgenstein segnala un articolo del New York Times che a sua volta prende spunto da una ricerca dell'Università di Stanford secondo cui il multitasking non paga. Per la verità la ricerca era stata già segnalata da Emanuela Di Pasqua sul Corriere della Sera la scorsa settimana.
Il multitasking consiste nello svolgere più compiti contemporaneamente senza causare interferenze. La definizione ha preso grande vigore con lo sviluppo delle applicazioni informatiche, ma in realtà sono sempre esisitite persone in grado di fare più cose assieme e al contrario altre che riescono ad affrontare solo un impegno alla volta.
Nella considerazione generale il multitasking è segno di vivacità intellettuale. Per dimostrare che l'ex presidente USA Gerald Ford non avesse grandi capacità si diceva che non fosse in grado di camminare e contemporaneamente masticare una gomma.
Secondo i ricercatori di Stanford impegnarsi contemporaneamente in più attività non significa essere particolarmente dotati, anzi. L'abitudine a sovrapporre compiti porterebbe a una maggiore tendenza alla distrazione e ad una ridotta capacità di registrare le informazioni.
Da consumato multitasker quale sono la cosa un po' mi disturba. Ai tempi del liceo i professori cercavano invano di beccarmi in castagna perché mi vedevano leggere o disegnare mentre facevano lezione. Se non passassi molte delle mie ore facendo più di una cosa contemporaneamente sono convinto che conbinerei molto meno e farei molta fatica a mantenere gli impegni. Cercherò di farmene una ragione.
Del resto, come conclude il pezzo del New York Times, è vero che nella favola alla fine è la tartaruga a spuntarla sulla lepre, ma tu chi vorresti essere? Una rugosa e lenta tartaruga o una lepre agile e reattiva?
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