lunedì 25 ottobre 2010

Primarie sempre, anzi quasi

Nichi Vendola ha sempre sostenuto la necessità di trasparenti processi di selezione politica. A cominciare dalle primarie, che ha vinto due volte nella sua Puglia e che sollecita il PD a praticare per la scelta del prossimo candidato premier, annunciando già ora l'intenzione di scendere in campo.
Anche nel PD molti apprezzano la figura di Vendola (compreso chi scrive) e vedrebbero con favore una sua partecipazione alle primarie del centrosinistra. Spesso gli stessi che nel PD apprezzano Nichi sono quelli che hanno criticato ferocemente il fatto che, in molti dei recenti congressi locali, il PD abbia presentato per le cariche comunali e provinciali delle candidature uniche, senza possibilità di scelta.
Ieri a Firenze, al termine del primo congresso nazionale di SEL, Nichi Vendola ha pronunciato un lungo discorso di grande spessore, che ha infiammato la platea. Poi è stato eletto, anzi acclamato presidente all'unanimità dai 1577 delegati presenti. Vendola era l'unico candidato che si potesse votare, e lo è sempre stato fin dai congressi locali.

Eravamo in pensiero


La conferenza stampa sui rifiuti convocata dal governo venerdì scorso non è stata particolarmente interessante. Solito Berlù, tra il minaccioso e il tranquillizzante. Solito Bertolaso, con la consueta arroganza di chi ha avuto troppo potere da gestire. La figura inerme del presidente della Campania Caldoro. L'unica cosa degna di nota era la presenza della ministra invisibile all'ambiente Stefania Prestigiacomo. Sempre stata difficile da individuare, negli ultimi tempi Presty era diventata talmente invisibile da farci dubitare che fosse ancora in circolazione. Eravamo davvero in pensiero.

domenica 24 ottobre 2010

Orologi sostenibili

La Altanus, azienda svizzera che produce orologi di fascia alta, ha lanciato una linea di orologi di cartapesta. La collezione si chiama Patch e sarebbe molto intrigante (l'orologio pesa solo 11 grammi!), se non fosse per il logo invadente sul lato del quadrante LED. Ci sono altri modelli senza logo, ma molto chiassosi.
Comunque gli orologi Patch hanno un prezzo consigliato di 24 Euro e hanno un trattamento che li rende resistenti all'acqua e agli urti. Insomma, sono di carta, ma non usa e getta.

sabato 23 ottobre 2010

Pagamento a trenta giorni

Mercoledi scorso il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione dal titolo "Lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali" che indica in trenta giorni il termine massimo di pagamento per beni e servizi, nel settore pubblico come in quello privato. La proposta è stata approvata a grandissima maggioranza con 612 voti a favore, 12 contrari e 21 astenuti. Il testo della risoluzione in italiano è qui.
L'idea di porre un limite alla dilazione dei pagamenti era in discussione a Strasburgo da oltre un anno, con larga parte del Parlamento che spingeva verso una norma stringente che prevedesse pochissime eccezioni, da motivare con circostanze veramente speciali. La risoluzione per trasformarsi in una direttiva dovrà essere approvata formalmente dal Consiglio Europeo. Il dispositivo entrerà ufficialmente in vigore venti giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e da quel momento gli stati membri avranno due anni di tempo per recepirla nei loro ordinamenti nazionali.
Il testo finale è molto rigido e prevede l'immediata applicazione degli interessi di mora, anche senza l'invio di un sollecito di pagamento. Nel caso di forniture di beni e servizi ad enti pubblici il pagamento può essere ritardato fino ad un massimo di 60 giorni, ma solo sulla base di un accordo preventivo tra le parti. Fa fede la data di ricezione delle fatture, che dovrà essere quindi certificata. In caso di ritardato pagamento oltre agli interessi dovrà essere anche liquidata una indennità per il recupero del credito, calcolata in percentuale e comunque mai inferiore a 40 Euro. Nelle tesorerie degli enti e negli uffici di ragioneria ed economato sta già dilagando il panico.

mercoledì 20 ottobre 2010

Sicuro che il nucleare non serva?

Su facebook Moris Gasparri (cfr. Lo Spazio della Politica) commenta così al mio ennesimo post antiatomico, pubblicato ieri contro le leggerezze e la manifesta incompetenza di Umberto Veronesi, candidato a guidare l'agenzia per la sicurezza nucleare:
Posto che alla fine in Italia non decideranno i numeri ed i dati, ma la politica, e quindi se le reazioni locali saranno forti e continuative non se ne farà nulla perchè l'Italia è il paese dei localismi, Emilio, come giudichi dal tuo punto di vista che Cina, India, Sudafrica, Brasile etc. stanno varando con convinzione dei progetti per nuove centrali nucleari, in parallelo allo sviluppo dei progetti nelle rinnovabili? Non credo che siano tutti folli."
Rispondere in modo esauriente negli spazi brevi di un post non è semplice, ma alcune considerazioni di partenza possono già chiarire il quadro. Partire ad esempio dall'ideologia dell'energia atomica: gli impianti sono di grandi dimensioni e molto costosi. La produzione energetica è concentrata in poche centrali, il che ne permette il controllo da parte delle autorità ma ne rende più dispersiva e complicata la distribuzione. Le centrali nucleari non si possono spegnere, quindi producono energia anche quando non servirebbe.
La tecnologia è estremamente complessa e patrimonio esclusivo di un ristrettissimo gruppo di multinazionali. 
Le teorie contemporanee sull'uso razionale dell'energia si basano su principi esattamente opposti: progettare piccoli impianti, possibilmente cogenerativi (energia e calore) con l'obiettivo della indipendenza energetica delle città e dei territori. Fare in modo insomma che ognuno produca l'energia che consuma. Quando questo non è possibile, distribuire l'energia con una rete efficiente (smart grid) che minimizzi le dispersioni e sia in grado di differenziare le prestazioni a seconda della domanda. Semplificando rozzamente, questo significa garantire energia durante il giorno ai settori produttivi e dirottarla durante la notte alle residenze. Perché l'energia che corre sui cavi non torna indietro e se non viene usata va perduta.
La crisi economica e il miglioramento dell'efficienza energetica hanno ridotto drasticamente i consumi di energia, che in Italia dovrebbero tornare ai livelli di tre anni fa solo nel 2020. Quindi non dobbiamo fare fronte a un'aumento della domanda. L'Italia oggi ha un potenziale di produzione di 101 Gigawatt, più 5 GW di termoelettrico in costruzione e altri 4 GW che Terna prevede di recuperare dal miglioramento della rete. Il consumo medio nazionale è di 38 GW (50 di giorno, 22 di notte) e la potenza media disponibile è di 67 GW, su un potenziale che come detto supera i cento. Siamo in grado di far fronte anche alle emergenze più gravi, visto che il picco storico fu raggiunto nell'estate 2007 con 57 GW. 
Il nostro paese non ha un deficit energetico, è perfettamente in grado di far fronte alle proprie esigenze e vede anche crescere la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, particolarmente dall'eolico. Questo è il quadro in cui la lobby atomica, il governo di centrodestra e il vegliardo Veronesi insistono a dire che abbiamo assoluto bisogno di centrali nucleari. Territori e città però non la pensano allo stesso modo. E non solo i cluster postocmunisti come la Puglia di Vendola, ma anche le amministrazioni di destra. Proprio oggi, dopo l'annuncio del ministro Romani che una centrale atomica in Lombardia sarebbe "probabile", il presidente Formigoni ribadisce che non ne vuole sapere.
Per adesso mi fermo qui. In un prossimo post cercherò di ragionare sul perché altri paesi, particolarmente quelli in via di sviluppo, abbiano programmi energetici nucleari in atto.

martedì 19 ottobre 2010

Da vedere e rivedere

BIG BANG BIG BOOM - the new wall-painted animation by BLU from blu on Vimeo.

Veronesi no, grazie. E' troppo fazioso.

Umberto Veronesi prosegue nella sua personale e apparentemente irreversibile deriva nucleare. Qualche giorno fa, in occasione di una conferenza per la presentazione della sede romana della sua fondazione, ha fornito una singolare interpretazione fideista e faziosa dell'energia atomica.
Secondo Veronesi c'è una forte "azione antiscientifica contro il nucleare in Italia", riporta Leggo - che porta il nostro ad essere l'unico grande Paese a non avere centrali". In merito alla sua candidatura alla presidenza dell'agenzia per la sicurezza nucleare ha commentato: "Ho dato la disponibilità perché ho sempre avuto una grande passione per la fisica, come testimoniano gli strumenti che ho introdotto nel mio istituto, ed ho una grande fiducia nella scienza e nella tecnologia". Insomma, chi non crede che il futuro dell'Italia sia atomico sarebbe contro la scienza e il progresso tecnologico: 
"L'antiscientismo cui assistiamo deriva dal fatto che l'Italia non ha mai avuto una grande tradizione di amore per la scienza. Ora dobbiamo recuperare il tempo perso e superare quella che è ormai una sorta di psicosi collettiva: tutti sono stati colpiti dall'incidente di Chernobyl, ma poi si è capito che è nato da una situazione irripetibile". Secondo Veronesi ad eccezione di Chernobyl, "nel mondo non è morto nessuno a causa delle centrali nucleari", mentre non si considerano "le persone che muoiono nelle miniere di carbone o i disastri ambientali provocati dal petrolio". Inoltre "L'Italia è l'unico grande Paese a non avere il nucleare, in Europa e nel mondo. Non si considera che, essendo noi circondati da centrali siamo esposti al rischio come se le avessimo qui, ma con il difetto di essere costretti ad andare a comprare energia derivata dal nucleare all'estero, pagandola di più. Chi si dice contro il nucleare - ha aggiunto - per principio non dovrebbe nemmeno usare l'energia prodotta in questo modo".
Stupisce come un uomo che si candida  a svolgere un ruolo così delicato abbia un approccio al tema del nucleare così partigiano e pressapochista. Giudico queste dichiarazioni gravissime e allarmanti. Lo "scienziato" Veronesi ripete a pappagallo le infondate tesi della lobby nucleare quali il fatto che importiamo quantità strategiche di energia dall'estero pagandola di più. In realtà l'Italia importa solo il 14% dell'energia e lo fa solo perché paesi come la Francia vendono sottocosto l'energia nucleare prodotta in surplus. Il nostro sistema garantirebbe già oggi largamente il fabbisogno nazionale. E la vecchia cantilena del costo inferiore è un disco rotto, visto che il costo della produzione dell'energia equivale solo al 30.9 della bolletta elettrica. Il restante 69.1% sono addizionali, una tantum, tasse e altre voci che non hanno nulla a che fare con la fonte di energia. Inoltre i costi di produzione dell'energia nucleare diffusi dal governo sono stimati su prezzi base di costruzione e gestione delle centrali e delle scorie radioattive molto inferiori a quelli di altre nazioni. Negli USA, ad esempio, sono valutati più del doppio. Il nucleare non è economicamente conveniente, salvo per chi costruisce e gestisce le centrali. E tutti concordano sul fatto che nel prossimo futuro il nucleare perderà competitività rapidamente nei confronti delle energie rinnovabili, tanto da renderlo obsoleto e troppo caro già dalla data in cui sarebbero operative le nuove centrali atomiche italiane.
Io non voglio che un uomo troppo anziano, palesemente incompetente e fazioso come Umberto Veronesi sia nominato alla presidenza dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare.

Così fan (anzi risparmian) tutti

Il Post (sempre attento alle notizie che gli altri trascurano) segnala un lungo articolo del Wall Street Journal che analizza la potenzialità del fattore sociale nelle politiche di risparmio energetico, particolarmente in ambito domestico.
Si racconta come l'emulazione sia una delle motivazioni più efficaci per il risparmio energetico. In pratica ogni tipo di avvertimento o informazione (economica, ecologica, sanitaria) non contribuisce a modificare le abitudini personali quanto la pulsione a seguire l'esempio altrui.
La gente non vuole sentirsi esclusa, rifiuta l'idea di restare indietro. E teme la pubblica riprovazione, detesta essere messa all'indice.
La città di Washington ha applicato una tassa di 5 cent per ogni sacchetto di plastica, ma soprattutto ha imposto ai negozianti di dare sacchetti ai clienti solo se sono questi ultimi a chiederli espressamente. E la gente preferisce non farlo, per non affrontare gli sguardi di disapprovazione e i commenti degli altri in fila alla cassa.
C'è poi l'esempio della OPOWER, una azienda di software che produce una bolletta brevettata (la chiamano Home Energy Report) che non si limita a mostrare i consumi correnti in rapporto a quelli passati (come fa anche ENEL) ma li confronta con quelli dei vicini. Sembra che ne scaturisca un circolo virtuoso che produce un risparmio fino al 3.5% sui consumi.
Questo adeguarsi ai trend ed emulare i comportamenti altrui funziona come motivazione fino a quando non si arriva a scelte che modificano radicalmente le abitudini quotidiane, come abbandonare l'uso dell'auto in favore del mezzo pubblico. Per ora.

lunedì 18 ottobre 2010

Clima, l'Europa verso Cancun/3

Dunque l'Europa è già al 17.3% di riduzione di gas serra rispetto al 1990. Il rapporto prodotto dalla Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA) evidenzia la drastica riduzione del 6.9% delle emissioni di CO2 dell'ultimo anno, un taglio senza precedenti nella storia d'Europa (grafico sopra). Nello specifico il consumo di combustibili fossili (petrolio, carbone e metano) è calato del 5.5%, con il carbone addirittura a meno 12.7%. Questo malgrado che l'inverno 2009 sia stato un poco più freddo degli anni precedenti.
Contemporaneamente la produzione di energia da fonti rinnovabili (biomasse escluse) è aumentata del 8.8%. Quindi la riduzione non è solo "merito" del calo della domanda dovuto alla crisi economica, ma anche di una progressiva riconversione verso fonti di energia sostenibili. La tendenza è costante ed è facile prevedere una ulteriore sensibile diminuzione nel 2010, i cui primi dati saranno diffusi dall'EEA nell'aprile 2011.
Ma non tutta l'Europa viaggia alla stessa velocità, come al solito. E in questo caso tra gli ultimi della classe c'è l'Italia, che divide il triste primato con Austria e Danimarca (vedi tabella sotto). Assieme a questi tre paesi ci sono la Croazia, ancora solo candidata a entrare in Europa, e Svizzera e Lichtenstein, che non fanno parte dell'Unione ma sono associati alla EEA.

FDG 101018 #527

Porto

domenica 17 ottobre 2010

Clima, l'Europa verso Cancun/2

Nel post precedente ho cercato di sintetizzare le contraddizioni e le questioni insolute nella strategia pubblica europea per il cambiamento climatico. Ma nel settore privato le cose non vanno meglio. Poco prima che i ministri dell'ambiente europei si riunissero il 14 ottobre a Lussemburgo per l'Environment Council, la presidenza di turno UE del Belgio aveva ricevuto una lettera da BusinessEurope, la Confindustria d'Europa, nella quale si sottolinea come l'ipotesi di aumentare la riduzione delle emissioni al 30% sarebbe "prematura e persino controproducente".
Contemporaneamente un gruppo di 29 grandi imprese europee ha diffuso un comunicato che, al contrario,  raccomanda all'Europa di innalzare al 30% il tetto di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020. La dichiarazione è stata consegnata a tutte le istituzioni europee. Le 29 imprese sono Acciona, Alstom, Asda, Atkins, Barilla, BNP Paribas, BSkyB, Capgemini, Centrica plc, Climate Change Capital, Crédit Agricole, DHV Group, Elopak, Eneco, F&C Asset Management, GE Energy, Johnson Controls Inc, Kingfisher, Google, Marks and Spencer, Nike, Philips Lighting, SKAI Group of Companies, Sony Europe, Standard Life, Swiss Re, Tryg, Thames Water, and Vodafone. Nell'elenco c'è solo un'azienda italiana, Barilla.
La dichiarazione ha il supporto del Climate Group, il  Cambridge Programme for Sustainability Leadership e del WWF.Nel documento è scritto che l'Europa deve aumentare i suoi target di riduzione emissioni per incentivare gli investimenti nelle nuove tecnologie, garantire la crescita economica e creare nuovi posti di lavoro. Si sottolinea anche la congiuntura favorevole della crisi economica, che rende più facile raggiungere obiettivi ambiziosi di taglio delle emissioni di CO2. E si ricorda come il mercato mondiale low carbon vale già oggi 3400 miliardi di Euro e continua a crescere con rapidità.

Clima, l'Europa verso Cancun/1

I 27 ministri dell'ambiente d'Europa si sono riuniti venerdì scorso a Lussemburgo per una sessione dell'Environment Council, la prima del semestre di presidenza del Belgio. In agenda tre temi fondamentali: la biodiversità, gli OGM e i cambiamenti climatici.
Sul tema del clima era prevista una decisione sull'ipotesi, presentata nell'incontro dello scorso marzo e poi ridiscussa in quello di giugno, di aumentare l'obiettivo di riduzione delle emissioni al 2020 dal 20 al 30 per cento. Su questo tema l'incontro di giugno si era concluso con la decisione di approfondire ulterriormente il rapporto costi-benefici dell'aumento al 30%. L'argomento divide gli stati, con le grandi nazioni occidentali come Francia, Germania, Regno Unito (ma anche Spagna, Svezia e Danimarca) convinte che l'aumento al 30% sia negli interessi dell'Europa, anche alla luce del risultato già incassato che, anche per via della crisi economica, è un 17.3% in meno certificato dall'Agenzia Europea per l'Ambiente. I promotori del target 30% ripetono che lasciare il tetto di riduzione al 20, essendo già stato raggiunto al 17, vorrebbe dire scegliere uno scenario business as usual e sostanzialmente perdere competitività internazionale.
Di tutt'altro avviso sono molti paesi dell'Europa centrale e orientale e l'Italia, che insistono sui rischi dell'innalzamento al 30% e sulla necessità che la decisione non sia una scelta unilaterale dell'Europa, ma venga condivisa dagli altri grandi paesi inquinanti. Su posizioni caute a Lussemburgo si è schierata a sorpresa anche la Finlandia. Una decisione condivisa è ancora lontana e la scelta è stata ulteriormente rimandata, come viene chiarito nella comunicazione ufficiale diffusa a Lussemburgo nella quale si annuncia una risoluzione finale per la primavera 2011 e cioè dopo la COP 16 di Cancun. La Commissaria all'Azione per il Clima Connie Hedegaard continua a svolgere un ruolo di mediazione tra i due fronti.

venerdì 15 ottobre 2010

Vegliardi atomici

L'oncologo Umbero Veronesi (85) ha ufficialmente accettato l'incarico di presidente dell'agenzia per la sicurezza nucleare. Sarà lui a guidare la struttura che dovrà garantire le procedure per la costruzione delle centrali fortissimamente volute dal governo della destra.
Le previsioni più ottimistiche indicano in dodici anni il tempo di completamento di una centrale atomica. Più probabilmente almeno 15. Se questi tempi fossero rispettati, in un paese dove non si riesce a fare una discarica o un tunnel ferroviario, Veronesi saluterà l'ingresso italiano nel club atomico a 97 anni, se non 100. Sostenibilitalia aveva già parlato della tempistica atomica e della senilità dell'oncologo in un post del 27 luglio scorso.
"Mi è stata richiesta la disponibilità - ha detto Veronesi - e ho accettato volentieri. I nuovi reattori sono bellissimi, potenti, e non c’è alcun dubbio sulla loro sicurezza. Ci vorranno 4 anni per la primissima attività". La primissima attività immagino sia l'apertura dei cantieri. Annotiamo la data in agenda.
Dall'articolo sull'argomento de La Stampa riporto una dichiarazione di Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia: "Se Veronesi pensa che i nuovi reattori sono sicurissimi, dovrebbe spiegarlo alle agenzie di sicurezza nucleare di USA, Finlandia, Regno Unito e Francia che non hanno ancora dato il via libera all'EPR proprio perchè i sistemi di emergenza non rispettano fondamentali principi di  sicurezza nucleare. Se Umberto Veronesi vuole fare il promotore del nucleare facendo affermazioni fideistiche di questo genere non dovrebbe condurre l’autorità di sicurezza e controllo. Il professor Veronesi va a fare un mestiere per il quale non è competente: chi affiderebbe un centro tumori a un esperto di sicurezza nucleare?".
Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori PD, chiedono giustamente le dimissioni di Veronesi. Il Partito Democratico infatti è ufficialmente contro il ritorno del nucleare in Italia. Anche se una settimana fa la direzione non ha voluto che l'assemblea nazionale del PD votasse l'ordine del giorno sul tema che avevo presentato.

Superbatterie al carbonio

Con la progressiva diffusione dei veicoli elettrici il problema centrale da risolvere resta quello delle batterie. Infatti negli ultimi anni i grandi gruppi multinazionali hanno investito risorse importanti nel settore, dove stanno concentrando la loro attività anche molte new companies.
Le batterie più potenti oggi sul mercato sono quelle agli ioni di litio, che hanno notevolmete ridotto le dimensioni e aumentato l'efficienza. Ma anche le batterie agli ioni di litio, come quelle montate sulla Toyota Prius, non sono in grado di garantire una autonomia superiore a una media percorrenza urbana.
Il sito Fast Company riporta che Contour Energy Systems sostiene di essere in grado di produrre batterie con una autonomia dieci volte superiore a quella delle migliori sul mercato. Queste superbatterie sono basate su una tecnologia ai nanotubi di carbonio (non ho idea di cosa sia, ma studierò il link). I test dimostrano che, rispetto a quelle al litio, le batterie al carbonio possono fornire dieci volte la quantità di energia e che anche dopo mille cicli di ricarica non perdono efficienza. Contour Energy Systems sta avviando la produzione industriale della nuova generazione di accumulatori.

giovedì 14 ottobre 2010

FDG 101014 #526

Ristorante, Vila Nova de Gaia

Sarah e Danielah, bleah!

Secondo Repubblica per risollevare il morale delle truppe del PdL Berlù starebbe pensando a una versione italiana dei tea party della destra americana, con Daniela Santanchè nel ruolo della Sarah Palin de noantri.
A differenza della Palin (foto) che vivendo in Alaska ha scelto un orso, Santanchè potrebbe sedere su un divano dove è appoggiato un Gianfranco Fini impagliato.

mercoledì 13 ottobre 2010

Google e i mulini a vento di Tremonti


I ragazzi di Google dispongono di almeno 30 miliardi di dollari di liquidità e, da bravi capitalisti attenti alle opportunità di profitto, cercano di investirli nel modo migliore. La scelta è caduta su Atlantic Wind Connection, una rete elettrica sottomarina per trasportare l'energia prodotta dagli impianti eolici offshore della costa atlantica USA. L'annuncio è stato fatto con un lungo post sul blog ufficiale di Google intitolato "Il vento chiede trasmissione", corredato da cifre e grafici.
Il progetto prevede la realizzazione di un mega cavo sottomarino lungo oltre 560 Km nell'Oceano Atlantico dal New Jersey alla Virginia, posato tra 24 e 32 chilometri dalla costa. Il cavo sarà dimensionato per trasportare 6000 Mw (6 GW) di energia dai generatori alla rete continentale attraverso quattro derivazioni sul territorio americano. 6GW sono sufficienti per il fabbisogno di quasi due milioni di abitazioni. E, per fare un paragone utile, 6GW sono più di quanto riuscirebbero a produrre quattro centrali atomiche EPR come quelle che il governo Berlusconi vorrebe costruire in Italia.
Gli Stati Uniti producono già una grande quantità di energia eolica (35.6 GW secondo i dati della American Wind Energy Association). In pratica negli USA si produce già oggi energia dal vento pari quasi alla domanda media italiana , che è di 38.5 GW. I paragoni con l'Italia sono utili e opportuni, di fronte a un governo che parla solo di opzione nucleare, anche se per fortuna combinando assai poco. Invece i "mulini a vento", come ama definirli con tono sprezzante il capoclasse ministro Tremonti, già oggi in America producono l'energia che non riuscirebbero a mettere assieme 25 centrali nucleari.
Gli impianti eolici offshore per l'America rappresentano una nuova frontiera soprattutto nella costa Est, dove i fondali sono più bassi e i venti più costanti che nel Pacifico. Le stime parlano di almeno 60 GW potenziali. Sostenibilitalia aveva già riferito lo scorso aprile del progetto Cape Wind, realizzato nel Nord Atlantico davanti alle coste del Massachusets.
Il progetto a cui Google ha deciso di partecipare non prevede la costruzione dei generatori eolici, ma solo la realizzazione della smart grid necessaria per trasportare l'energia a terra. Insomma, una infrastruttura sostenibile.

Imprese sostenibili

Si è costituito il consiglio direttivo di Caring for Climate, una iniziativa congiunta di Global Compact e dell'UNEP, il programma per l'ambiente delle Nazioni Unite. Global Compact è un progetto ONU che promuove il coinvolgimento del settore privato nei grandi temi globali, e Caring for Climate (statuto) è una iniziativa nata nel 2007 e dedicata ai cambiamenti climatici, sottoscritta finora da 256 gruppi industriali e 113 PMI in 65 nazioni. In Italia ne fanno parte solo Autostrade per l'Italia, ENI, Sabaf, SAET, Telecom Italia e Pasell, che è l'unica PMI. Il primo incontro del gruppo si era svolto a Ginevra il 20 0ttobre 2008.
Del consiglio direttivo fanno parte dirigenti di Acciona (Spagna), CEMEX (Messico), China Mobile (Cina), The Coca-Cola Company (USA), Deutsche Telekom (Germania), The Dow Chemical Company (USA), Eskom (Sud Africa), Fuji Xerox (Giappone), Novo Nordisk (Danimarca), Sekem Group (Egitto), e Tata Steel (India).

Anniversario

Oggi Sostenibilitalia entra nel suo quarto anno, 1372 post dopo.

lunedì 11 ottobre 2010

Rimbocchiamoci il nucleare

Su sollecitazione di Ignazio Marino e Sandro Gozi avevo scritto e presentato come primo firmatario un ordine del giorno sull'energia nucleare per l'assemblea nazionale del PD di venerdì scorso. L'ordine del giorno è stato sottoscritto da 50 delegati nazionali ed è stato regolarmente presentato, assieme a quelli sul testamento biologico e le unioni civili.
Sabato mattina la direzione dell'assemblea ha chiesto di ritirare i tre OdG, con la motivazione che sarebbero stati fatti propri nella relazione conclusiva del segretario Bersani. Ma così non è stato.
Sulla stampa non se ne è parlato granché. Ne hanno scritto l'Unità, il Riformista e il Manifesto. La storia però è triste e sgradevole, perché davanti a scelte nette il PD ancora una volta preferisce rinviare, annacquare.
Qui sotto c'è il testo integrale dell'ordine del giorno.


ORDINE DEL GIORNO

Il Partito Democratico ribadisce il suo NO al ritorno dell'energia nucleare nel nostro paese. 

L'Italia non ha bisogno di centrali nucleari.

Il nucleare rappresenta una tecnologia energetica del passato, con problemi di sicurezza legati all’attività delle centrali e alla gestione e allo stoccaggio delle scorie di combustibile radioattivo. Propone un sistema centralista di produzione e gestione dell'energia, con pochi impianti di alto potenziale realizzati con devastanti impatti ambientali, costruiti anche contro la volontà delle popolazioni residenti. Al contrario il PD promuove una produzione diffusa dell'energia, con una rete di piccole centrali in grado di avvicinare l'obiettivo della autosufficienza energetica delle comunità e dei territori.

È falso dire che il nostro paese non produce sufficiente energia. In Italia sono installati oggi oltre 100GW, di cui 67 GW mediamente disponibili. Altri 5GW di termoelettrico sono in costruzione, oltre agli impianti da energia rinnovabile. La domanda media è di 38.5 GW, con un picco assoluto di 57 GW che risale all'estate 2007.

È falso dire che il nostro paese debba far fronte a un aumento della domanda energetica. I consumi sono in calo, anche a causa della crisi economica. Le proiezioni degli esperti dicono che solo nel 2020 raggiungeremo nuovamente i consumi del 2008. L'Italia quindi è perfettamente in grado di fare fronte alle proprie necessità energetiche e acquista il 14% di energia dall'estero solo per motivi di convenienza economica.

È falso dire che il nucleare abbasserà il costo della bolletta energetica. I costi dell'energia nucleare sono in continua crescita, mentre calano rapidamente quelli dell’energia da fonti rinnovabili. Inoltre in Italia il costo di generazione dell'energia incide solo per il 30.9% sul prezzo finale in bolletta.

Produce più energia una rete di distribuzione efficiente che una centrale nucleare. Il piano di investimenti 2010-2014 di Terna prevede 3.1 miliardi di Euro di lavori sulla rete elettrica nazionale con l'obiettivo di mettere in circolo tra 2500 e 4500 MW. Per produrre la stessa quantità di energia servono almeno due centrali nucleari che, secondo le stime dell'ENEA, costano tra i 4 e i 4.5 miliardi di Euro l'una. E richiedono almeno dieci anni in più per essere ultimate. 

L'Italia non ha bisogno di energia nucleare, ma di una energia migliore e meglio gestita, con un patto virtuoso tra cittadini, governi locali e Stato nazionale.

Il Partito Democratico chiede quindi che vengano assunti impegni concreti per aumentare l'efficienza energetica e promuovere le energie rinnovabili, che rappresentano uno straordinario volano economico e uno dei pochi settori in crescita in questa fase di profonda crisi economica. La diffusione di energie rinnovabili contribuisce inoltre a creare posti di lavoro qualificati e non delocalizzabili, rappresentando una risorsa preziosa per il futuro delle giovani generazioni.

In considerazione di quanto descritto, il Partito Democratico si impegna ad indire un referendum nazionale nei circoli entro la primavera 2011, perché ogni iscritto, secondo quanto previsto dallo statuto, possa esprimere la sua opinione sul progetto di ritorno al nucleare proposto dal governo Berlusconi.
Sollecita inoltre le amministrazioni locali ad esprimersi in tal senso attraverso mozioni ed atti di indirizzo.

Joan Sutherland, 1926-2010

Non sono un melomane, ma onore alla grandissima Joan Sutherland, la soprano che ha fatto rinascere il bel canto.

Rassegna stampa

FDG 101011 #524

Av. Gustavo Eiffel, Porto

domenica 10 ottobre 2010

Arrivederci a Cancun

Alle 22:23 di sabato 9 ottobre si sono formalmente chiusi i lavori della sessione di Climate Talks di Tianjin, l'ultimo appuntamento fissato dalle Nazioni Unite prima della COP 16 che avrà inizio il 30 novembre a Cancun, Mexico. La settimana di negoziati di Tianjin ha visto la presenza di oltre 2500 delegati e osservatori della società civile e di 176 delegazioni nazionali.
Nel pomeriggio di sabato il segretario esecutivo UNFCCC Cristiana Figueres ha convocato delegati e osservatori assieme al ministro degli esteri messicano Patricia Espinosa, che sarà anche la presidente della COP 16. Nel comunicato stampa la Figueres sostiene che "sono stati fatti progressi verso la definizione di quanto si potrà ottenere a Cancun". Non esattamente una dichiarazione trionfale. Secondo Figueres "i governi hanno discusso cosa può essere deciso a Cancun e cosa dovrà essere rimandato a un secondo momento". Ha poi usato una immagine in cui "piccole chiavi possono aprire grandi porte".
Dal canto suo Espinosa ha voluto sottolineare come nessuna delle nazioni che hanno sottoscritto l'Accordo di Copenhagen intende rivedere i propri obiettivi al ribasso.
Cosa potrà davvero essere deciso tra due mesi a Cancun? Ne riparliamo nei prossimi giorni quando avrò analizzato gli atti ufficiali e i commenti della stampa e degli esperti.

sabato 9 ottobre 2010

Cattivi esempi

Questa è una foto di Ivan Scalfarotto al tavolo di presidenza della assemblea nazionale del Partito Democratico di Busto Arsizio.
Il PD difende l'acqua pubblica, promuove le tre R del ciclo rifiuti (riusa, riduci, ricicla) e poi sul palco c'è una batteria di bottiglie di plastica piene di acqua privatissima. E nel complesso di Malpensafiere non c'era l'ombra di un contenitore per la separazione dei rifiuti.

venerdì 8 ottobre 2010

Preliminari

Prima di rimboccarsi le maniche, lasciare la giacca al guardaroba.

Nessuno tocchi il 55%

Mancano 83 giorni alla scadenza delle detrazioni del 55% per gli interventi per l'efficienza energetica degli edifici e si è rimessa in moto la campagna per rinnovare questo strumento cruciale che fu introdotto nella finanziaria 2007 dal governo Prodi. La detrazione fiscale permette di chiedere la restituzione in cinque anni del 55% della spesa sostenuta per riduzione delle dispersioni termiche degli edifici, installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda, installazione di caldaie a condensazione e costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica
Si può aderire all'appello con una firma o con un post, se avete un blog.

giovedì 7 ottobre 2010

Parentesi quadre

In America le chiamano brackets e nell'universo diplomatico rappresentano dei grattacapi. Sono le parentesi quadre che nelle bozze dei documenti racchiudono le porzioni di testo su cui non c'è ancora un accordo.
A un solo giorno dalla fine della sessione di negoziati ONU sul clima di Tianjin le parentesi quadre sono ancora molte e sembra sempre più difficile riuscire a presentare alla COP16 di Cancun dei testi di accordo sui temi più importanti (accordi per il dopo Kyoto,  aiuti finanziari e tecnologici per i paesi in via di sviluppo, ruolo e responsabilità dei grandi paesi emergenti).
Lo scontro, ancora una volta, è tra Stati Uniti e China. Ma non sono solo questioni di principio. C'è in ballo anche il mercato mondiale del carbonio del protocollo di Kyoto, che oggi vale più di due miliardi di Euro.

Tombe nel grattacielo

Le città crescono, particolarmente le megalopoli nei paesi in via di sviluppo, e lo spazio occupato dai cimiteri diventa un problema.
L'alternativa sono i cimiteri verticali, come quello proposto da Yalin Fu & Ihsuan Lin a Mumbai (India). Il progetto, chiamato Moksha Tower, è stato concepito per accogliere i morti hindu, musulmani, cristiani e parsi secondo le rispettive regole. Sono previsti spazi per i cerimoniali di ogni religione. Nel grattacielo i musulmani possono seppellire a terra i loro morti, i cristiani hanno spazi per i funerali e la tumulazione, gli hindu un forno crematorio e i parsi una "torre del silenzo" sul tetto. Ci sono anche spazi verdi pubblici e ambiti per la preghiera e la meditazione.

martedì 5 ottobre 2010

Basta con questa storia

A Tianjin, Cina, i negoziati delle Nazioni Unite sul clima sono entrati nel vivo. Si cerca una convergenza su obiettivi concreti in vista della COP16 di Cancun.
Per ora il riassunto puà stare tutto nella battuta di un anonimo delegato: "Basta con questa storia che siccome non siamo d'accordo su tutto non possiamo essere d'accordo su nulla".

Cambiare i fili della luce costa caro (ma sempre molto meno del nucleare)

Secondo le indiscrezioni raccolte da European Voice un documento della Commissione Europea valuterebbe in un trilione, ovvero in mille miliardi di Euro, l'investimento necessario per rendere efficiente la rete elettrica ad alta tensione d'Europa.
Nel 2020 un terzo dell'energia europea sarà prodotta da fonti rinnovabili (non in Italia, purtroppo). La rete di distribuzione dovrà quindi guadagnare in efficienza per rispondere alle fluttuazioni di produzione dell'eolico e del solare. Questo almeno si pensa oggi, anche se le tecnologie stanno evolvendosi rapidamente. I nuovi impianti solari a concentrazione, ad esempio, sono in grado di garantire una produzione energetica almno fino a cinque ore dopo il tramonto.
Una Smart Grid è comunque necessaria per razionalizzare i flussi rispetto alla domanda. Ad esempio dirottando nelle ore notturne l'energia verso le utenze domestiche e privilegiando di giorno le attività produttive. Oggi non è così e l'energia elettrica disponibile e non utilizzata viene in grande parte dispersa per l'inefficienza della rete di distribuzione.
Il report dovrebbe essere diffuso ufficialmente tra un mese. La DG Energia nel frattempo sta cercando di garantirsi le risorse economiche necessarie all'ammodernamento della rete elettrica nel budget 2014-2010 della Commissione.

lunedì 4 ottobre 2010

World Habitat Day

Oggi è il World Habitat Day 2010. Le Nazioni Unite hanno deciso di intitolare il primo lunedì di ottobre alle città e alle problematiche urbane. Ormai più del 50% degli abitanti della terra vive in città e questa percentuale è in costante aumento, particolarmente nei paesi in via di sviluppo.
Quest anno la sede principali delle celebrazioni è Shangai, sede dell'Expo mondiale, il cui tema è centrato sui problemi e le potenzialità delle città.
Oggi l'agenzia UN-Habitat ha presentato anche il nuovo portale Urban Gateway, dedicato ai temi dello sviluppo urbano.

Le capitali verdi d'Europa

Il prossimo 20 ottobre a Stoccolma saranno nominate le "Capitali Verdi d'Europa per il 2012 e 2013. L'elezione di una Green Capital è una idea della DG Ambiente di Brussels iniziata con questo 2010 in cui la scelta è caduta su Stoccolma, che infatti ospita la prima Conferenza sulle Capitali Verdi d'Europa. Il prossimo anno invece toccherà ad Amburgo, la cui scelta aveva scatenato polemiche da parte di altre illustri escluse.
L'idea della Green Capital cerca di seguire il collaudato schema delle capitali culturali d'Europa, mettendo ogni anno al centro delle iniziative sui temi dell'ecologia una città virtuosa. Le prime due capitali erano state proclamate a Bruxelles nel febbraio 2009. Possono candidarsi le città dei 27 stati dell'Unione, quelle dei paesi candidati (Croazia, FYROM e Turchia) e quelle dell'area economica europea (Islanda e Norvegia).
Le sei finaliste che restano in lizza per i titolo 2012 e 2013 sono Barcellona e la basca Vitoria-Gasteiz in Spagna, Malmo in Svezia, Nantes in Francia, Norimberga in Germania e la capitale dell'Islanda Reykjavik.

Il triumvirato di Bosnia

I risultati delle elezion in Bosnia-Herzegovina sono ormai definitivi e non mancano le sorprese. Due dei presidenti delle tre etnie sono confermati, mentre per i Bosniaci l'eletto è il musulmano moderato Bakir Izetbegovic, che ha superato sia il nazionalista presidente uscente Haris Silajdzic che il miliardario Fahrudin Radoncic, già ribattezzato "il Berlusconi di Sarajevo".
I Serbi hanno rieletto il separatista Nebojsa Radmanovic, ma il più moderato Mladen Ivanic ha solo tre punti di distacco. La fazione croata ha confermato l'uscente Zeljko Komsic con oltre il 58% dei consensi,  lasciando la bocca amara ai separatisti Croati che accusano Komsic di essere stato eletto con i voti dei Musulmani.
Il triumvirato quindi sarà composto da due moderati (il bosniaco Izetbegovic e il croato Komsic) e dal duro separatista serbo Radmanovic, che minaccia la scissione.

domenica 3 ottobre 2010

L'ultima volta prima di Cancun

Si apre domattina al Meijiang Convention and Exhibition Center (MJCEC), di Tianjin, Cina l'ultima sessione di negoziati ONU sul clima prima della COP16 di Cancun. I lavori dureranno solo una settimana per concludersi sabato 9 ottobre. Le oltre 190 delegazioni governative sono già a Tianjin da qualche giorno, impegnate nei colloqui bilaterali e nelle riunioni dei gruppi (G77+Cina, Africa Group, Piccole Nazioni Insulari in Via di Sviluppo (SIDS), ecc).
Lo scorso 23 settembre il Segretario Esecutivo UNFCCC Christiana Figueres ha indetto una conferenza stampa a New York per sollecitare i governi ad utilizzare la sessione di Tianjin per ridurre le opzioni possibili e a concentrarsi su quanto sarà possibile ottenere a Cancun (dichiarazione ufficiale).
A Tianjin le discussioni verteranno su argomenti ancora molto controversi come gli impegni dei paesi industrializzati per il dopo Kyoto (il protocollo scade nel 2012), gli aiuti finanziari e tecnologici per i paesi in via di sviluppo e il ruolo dei grandi paesi emergenti come India, Cina e Brasile.
In uno dei due gruppi di lavoro, quello sulla cooperazione, si partirà dal documento di 70 pagine con cui si è conclusa la sessione di Bonn lo scorso agosto, che dovrà essere decisamente snellito in vista della discussione a Cancun. Nell'altro si discuterà il dopo Kyoto sulla base di un nuovo testo redatto dal segretariato.
Molti si aspettano un ruolo centrale da parte della Cina, che ospita per la prima volta i negoziati.
Tianjin è un porto nel nord est della cina e con i suoi oltre 12 milioni di abitanti figura al sesto posto tra gli agglomerati urbani in Cina.

sabato 2 ottobre 2010

Elezioni in Bosnia

Domani si vota in Bosnia Herzegovina, l'entità politica più complicata tra quelle create dalla frammentazione della Yugoslavia. La Bosnia non ha mai superato le rivalità etniche e anche le elezioni di domani si svolgono su uno scenario estremamente delicato. Croati, Serbi e Musulmani restano su posizioni molto distanti e l'idea di una unità nazionale sembra ancora impraticabile. La consultazione di domani infatti eleggerà tre presidenti, diligentemente spartiti tra le etnie. Con la persistente supervisione della comunità internazionale, che continua a mantenere la figura di un "alto rappresentante" (Valentin Inzko) per governare e fare sintesi nella politica nazionale.
Gli accordi di Dayton del 1995, che conclusero la atroce guerra fratricida, hanno sancito la sostanziale divisione del paese sotto una unità formale che pochi riconoscono. Le elezioni si svolgono in un panorama politico che non sembra molto diverso dalle precedenti, salvo per l'irruzione di Fahrudin Radoncic, uno degli uomini più ricchi del paese che è stato subito ribattezzato il Berlusconi di Bosnia. Radoncic, che è in corsa per la presidenza della fazione bosniaca, è il proprietario del popolare quotidiano Dnevni Avaz.
Quelle di domani saranno le settime elezioni indette in Bosnia dal 1990. Gli elettori registrati sono 3,126,599. Per capire l'atmosfera locale raccomando la lettura di Cartoline da Sarajevo di Azra Nuhefendici pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso.

venerdì 1 ottobre 2010

FDG 101001 #523

Duello tra belve

La svolta ecologista di Bin Laden

Oggi i siti integralisti islamici hanno diffuso un nuovo messaggio audio di Osama Bin Laden (o del suo avatar).
Negli undici minuti di discorso l'uomo più ricercato del pianeta parla delle alluvioni in Pakistan, delle sofferenze delle popolazioni locali e della carenza di soccorsi.
Poi si occupa di cambiamenti climatici. "Il profondo cambiamento del clima colpisce la nostra nazione ed è la causa di gravi sciagure nel mondo islamico" dice lo sceicco.
Bin Laden aveva già affrontato l'argomento in un messaggio diffuso lo scorso 29 gennaio in cui sosteneva che "il cambiamento climatico non è un lusso ideologico ma una realtà" e che "tutti i paesi industrializzati, particolarmente i maggiori, sono responsabili del riscaldamento globale".