domenica 31 agosto 2008

Tutta casa, fucile e petrolio

Il mondo sta scoprendo Sarah Palin, governatore dell'Alaska nominata dal repubblicano John McCain candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti. La nomina è in realtà meno sorprendente di quanto possa apparire, visto che già lo scorso maggio la Palin aveva confidato a Steve Mufson del Washington Post di far parte della rosa dei papabili.
Supermamma con cinque figli, la Palin è una autentica conservatrice che rivendica il diritto di possedere armi, rifiuta l'aborto e sostiene i principi di dio, patria e famiglia. Il capoclasse Tremonti sarebbe fiero di lei.
Nella foto qui sopra Sarah Palin è nel suo ufficio di governatore ad Anchorage, sul divano c'è la pelle di un orso grizzly ucciso da suo padre e sul tavolino una grancevola gigante di provenienza ignota. Notevole anche lo zatterone che indossa.
La Palin è anche favorevole alle trivellazioni in cerca di petrolio nelle lande incontaminate dell'Alaska, questione molto delicata che da lungo tempo impegna la politica americana. C'è molta resistenza a concedere nuove autorizzazioni alle trivellazioni petrolifere in Alaska e neppure la presidenza Bush, legata a doppio filo alle lobby petrolifere, è riuscita a superare le generali opinioni negative.
Anche i giornali italiani si stanno occupando di Sarah Palin, ma pochi hanno recuperato la notizia che la governatrice nello scorso maggio ha citato in giudizio il governo degli Stati Uniti per avere inserito l'orso polare nell'elenco delle specie in via di estinzione, ricorrendo nuovamente all'inizio di agosto. L'inclusione dell'orso polare nella lista delle specie in pericolo è stato motivato dalle minacce al suo habitat prodotte dal cambiamento climatico e dalla conseguente riduzione dei ghiacci polari.
Oggi sulla prima pagina di Repubblica c'è un un articolo accorato di Francesco Merlo sul triste destino di un gruppo di orsi polari dispersi nel mare di Chukchi, vittime dello scioglimento dei ghiacci (articolo anche troppo mieloso, secondo me). Anche La Stampa, Quotidiano Nazionale, Secolo XIX e varie altre testate hanno riportato con rilievo la notizia, che in realtà risale alla scorsa settimana (il Corriere della Sera l'aveva pubblicata il 22 agosto).
Secondo Sarah Palin gli orsi polari "stanno benissimo", non sono a rischio di estinzione mentre la decisione del governo di proteggerli è motivata da "modelli climatici incerti". Gli scienziati USA sostengono che nei prossimi 50 anni i due terzi della popolazione mondiale di orsi polari scomparirà a causa della riduzione dei ghiacci provocata dal riscaldamento globale.
Molti hanno sottolineato come le misure di protezione dell'habitat degli orsi polari limiteranno le possibilità di nuove trivellazioni petrolifere in Alaska. I rinvii alla loro applicazione causati dalle opposizioni legali del governatore Palin permetteranno di finalizzare le concessioni petrolifere offshore nel mare di Chukchi, che valgono 2.7 miliardi di dollari. Le entrate dello stato dell'Alaska derivano per l'85% da tasse e royalties sull'estrazione di petrolio e gas naturale. Nel mare di Chukchi vive il 20% degli orsi polari del pianeta.

venerdì 29 agosto 2008

Sotto il ponte di Barack\3

Sotto il ponte di Barack c'è anche Sarah Palin (foto), che oggi John McCain ha nominato come candidata alla vicepresidenza.
Il tempismo della nomina cerca di contrastare l'effetto mediatico della convention democratica di Denver che ha incoronato Barack Obama (oggi avanti di otto punti, secondo l'ultimo sondaggio di Gallup).
La scelta di Palin ha stupito anche i più consumati analisti politici americani. Sarah Palin, 44 anni portati non benissimo, è da due anni governatore dell'Alaska, stato USA subpolare famoso una volta per la corsa all'oro e oggi per quella al petrolio (la questione dell'autorizzazione a nuove trivellazioni in Alaska è al centro dell'agenda politica USA da molti mesi).
L'Alaska mi ha fatto tornare in mente Anchorage, una ballata del 1988 di Michelle Shocked che sono andato subito a cercare su Youtube, e l'ho trovata.
Palin è una vera repubblicana conservatrice. Pratica e sostiene la caccia ed è da sempre socia della National Rifle Association, la potente lobby che rivendica il diritto degli americani di essere armati. Ha cinque figli con un marito con 1/8 di sangue eschimese, due dei quali sono già al centro delle cronache. Il primogenito Track (19) si è arruolato nell'esercito nel 2007 e il prossimo 11 settembre partirà per l'Iraq. L'ultimo è nato lo scorso 18 aprile, con una sindrome di Down diagnosticata in gravidanza ma voluto fortemente dalla Palin, che è una convinta antiabortista. La stessa Palin è tornata nel suo ufficio da governatore tre giorni dopo il parto. Il ministro Brunetta sarebbe fiero di lei, e forse anche Titti.
I democratici hanno salutato con giubilo la candidatura di Palin, che non ha alcuna esperienza di politica nazionale e internazionale e quindi annulla le critiche fatte su questo argomento dai repubblicani nei confronti di Obama. Secondo alcuni McCain ha nominato Palin pensando a un surrogato repubbicano di Hillary Clinton, ma ogni paragone con il governatore di New York sembra improponibile.
Gli stessi repubblicani non sembrano in sintonia con l'anziano candidato. Alcuni hanno ricordato come ci fossero altre donne più credibili, come la senatrice del Texas Kay Bailey Hutchison o la senatrice del Maine Olympia Snowe. La scelta di McCain diventa ancora più incomprensibile di fronte alle indagini promosse dal parlamento dell'Alaska e attualmente in corso sul comportamento della Palin. La commissione insediata produrrà il suo verdetto il prossimo 31 ottobre, pochi giorni prima del voto presidenziale del 4 novembre.

Sotto il ponte di Barack\2

Ieri a Denver sotto il ponte di Barack c'era anche Al Gore, che ha fatto un discorso molto lucido e interessante. L'ex futuro presidente degli Stati Uniti, come si definisce lui stesso, ha parlato di combustibili fossili, di innovazione, di aborto. Ha detto che anche se crede nel riciclaggio, a volte meglio che non venga messo in atto, come accadrebbe con la staffetta Bush-McCain. Al Gore ha ribadito che la lotta ai cambiamenti climatici, la crisi economica e i problemi di sicurezza nazionale degli USA sono tutti causati dalla dipendenza dai combustibili fossili. Insomma, dal petrolio.
A volte mi capita di pensare come sarebbe stato il mondo se nel 2000 la corte suprema degli Stati Uniti non avesse interrotto il conto dei voti in Florida e la conseguente probabile vittoria di Gore, che sarebbe diventato presidente. Forse non sarebbe cambiato nulla, forse tutto avrebbe preso una direzione molto diversa: Iraq, 11 settembre, Kyoto. Gli storici adorano investigare sui piccoli eventi che cambiano il corso del mondo, da Sarajevo 1917 alle schede perforate delle elezioni presidenziali del 2000 in Florida.

Sotto il ponte di Barack

Ieri a Denver sotto il ponte di Barack c'erano più di 84.000 persone. Nel discorso di accettazione della candidatura (ecco il testo integrale) Obama ha affrontato tutti i grandi temi della campagna elettorale americana e, in definitiva, del pianeta. Sul tema dell'energia ha dichiarato che "da presidente sonderò le nostre riserve di gas naturale, investirò nelle tecnologie del carbone pulito e per trovare sistemi per utilizzare in piena sicurezza l'energia nucleare. Sosterrò la ristrutturazione delle nostre fabbriche di auto in modo che le auto energeticamente efficienti del futuro siano costruite proprio qui in America. Aiuterò gli Americani nell'acquiso di nuove auto. E investirò 150 miliardi di dollari nel prossimo decennio in fonti di energia rinnovabile ed economicamente convenienti - energia solare, energia eolica e la nuova generazione di biocarburanti; un investimento che porterà a nuove aziende e produrrà cinque milioni di nuovi posti di lavoro con buoni stipendi e che non potranno mai essere delocalizzati".

giovedì 28 agosto 2008

Dio, Patria e Famiglia

"Le ideologie del ’900 sono tutte morte. Morto il socialismo, il comunismo, il fascismo, morto anche il mercatismo liberista, a quale ideologia dobbiamo ispirarci? Mi torna in mente l’800 dei territori, delle famiglie, dei geni creatori, delle cattedrali. Su queste basi si può lavorare.
Abbiamo bisogno di valori primi per costruire progetti come il federalismo e la sussidierietà. Non so se dico qualcosa di antico o di molto moderno. Dico: Dio, Patria e famiglia".

Il ministro capoclasse Giulio Tremonti al meeting di CL a Rimini, ieri (foto).

martedì 26 agosto 2008

Americana

Con il termine americana (latinismo neutro plurale) la lingua inglese descrive gli artefatti della cultura degli Stati Uniti, particolarmente nei campi della musica, della letteratura e del cinema.
Ma credo che non ci sia migliore esempio di americana della convention democratica di Denver, che giovedì sera incoronerà Barack Obama candidato alla presidenza degli Stati Uniti nello stadio di football dei Denver Broncos, davanti a una platea stimata in 75.000 persone.
La convention è essenzialmente un grande spettacolo, ecco perché in questo post inserirò almeno tre foto dell'evento.
A Denver, capitale del Colorado e incastonata tra le splendide Montagne Rocciose, c'è anche una delegazione del PD italiota composta da Veltrone, Fassino, Rutelli, Vernetti, Pistelli e Mogherini. Non credo che Berlù abbia mandato qualcuno dei suoi.
La prima giornata ha vissuto i suoi highlights nel discorso da first lady di Michelle Obama (nella foto con le figlie Malia Ann, 10 anni e Natasha, 7) e nei sette minuti in cui ha parlato Ted Kennedy, che ha fatto notizia a gennaio dichiarando pubblicamente di sostenere Barack (con grande disappunto di Billary) ma soprattutto a maggio quando ha informato la nazione del tumore al cervello che lo sta consumando e che ha mantenuto incerto fino alla fine il suo intervento di Denver.
Ma stasera alle otto e mezzo, quando in Italia sarà già passata mezzanotte, sul palco salirà Hillary Rodham Clinton. Il discorso di Billary è ovviamente attesissimo, vista la sanguinosa battaglia delle primarie democratiche e gli ultimi sgradevoli effetti collaterali. Ieri infatti la campagna elettorale di John McCain, che ultimamente ha virato verso toni piuttosto aggressivi, ha lanciato un nuovo spot elettorale che mostra un filmato in cui Billary, ai tempi delle primarie, esalta le doti di esperienza di McCain e ridicolizza Obama. Naturalmente la Clinton ha preso immediatamente le distanze, ma a Denver serpeggia il terrore che una frangia dei delegati in quota Billary, che sono ben 1896 e hanno mal digerito la sconfitta, possa danneggiare l'incoronazione di Barack. "Bastano 200 persone che fanno boo e il filmato sarà ripreso migliaia di volte da tutte le TV" ha detto qualcuno dello staff di Obama.
Questa notte sapremo. "E' una guerra tra tre clan: gli Obama, i Clinton e i Kennedy" ha scritto Patrick Healy sull'Herald Tribune.

domenica 24 agosto 2008

It's only rock 'n' roll


Il quarto album di The Hold Steady si intitola Stay Positive (copertina nella foto). The Hold Steady vengono da Brooklyn, sono poco fotogienici ma davvero molto bravi.
Sotto lo splendido sole dell'agosto 2008 questo è il mio disco preferito.

venerdì 22 agosto 2008

Il capoclasse fa outing

Sul Corriere della Sera di ieri era pubblicato un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia dal titolo Una scuola per l'Italia dedicato al pessimo stato in cui versa l'istruzione pubblica del nostro paese.
Oggi sulla stessa testata rispondono i due ministri chiamati in causa, la prima come delegata al settore e il secondo perché accusato da Galli della Loggia di avere tagliato i fondi pubblici per la scuola.
La Gelmini non scrive niente di interessante. Il capoclasse Tremonti invece argomenta in lungo e in largo, dimostrando la sua ansia di restaurazione e revisionismo. L'intervento del capoclasse si intitola Il passato e il buon senso e si concentra su due argomenti, il voto e i libri di testo (peraltro ambedue non sollevati nell'editoriale di Galli Della Loggia).
Tremonti vede chiaro il futuro dell'istruzione pubblica. "Le ideologie introdotte dal '900, tanto quelle fondamentali - il socialismo, il fascismo, il comunismo - quanto quelle marginali - il nullismo del '68 e il mercatismo liberista - sono, al principio di questo nuovo secolo, in crisi, tutte rifiutate dai giovani, che cercano altri, nuovi, diversi valori".
Che ne sa di giovani il 61enne ministro capoclasse? Boh. Ma eccolo indicare con certezza la soluzione: "Può essere invece il ritorno al passato e all'800, e molti segni sono in questa direzione, può essere che dall'attuale 'marasma' prenda inizio un nuovo futuro".
Ma infatti, come avrebbe detto Andrea Pazienza. I diciottenni di oggi, classe 1990, troveranno illuminata ispirazione nell'Ottocento, altro che piercing, Facebook, Red Bull, YouTube e Beyoncé.
Tremonti si scaglia poi contro il sistema di valutazione attraverso i giudizi, pretendendo il ritorno ai voti decimali. "In sintesi c'è un numero da togliere e ci sono dei numeri da introdurre. Il numero da togliere è il numero 1968, sintetizzato in 68. I numeri da mettere 10, 9, 8, 7, 6 etc. L'idea che mi pare giusta è quella di mettere al posto dei 'nuovi' giudizi i 'vecchi' numeri. (...) Un cambiamento che non è un salto nel vuoto, come nel '68, ma un ritorno al passato. Al buon senso e alla logica, ai valori e alle tradizioni di un passato che deve e può tornare".
Ma infatti, citando ancora Paz. Il capoclasse passa dai sette condoni ai sette in condotta, e su questo piano è in perfetta sintonia conservatrice con la ministra Gelmina.
Nel 1968 io avevo dodici anni e, malgrado facessi parte della generazione successiva a quella vituperata da Tremonti, sono arrivato alla laurea senza avere mai ricevuto giudizi, valutato solo con voti numerici. Ricordo ad esempio la mia classe di prima elementare, eravamo in 28. Il maestro, tramite i voti invocati dal ministro capoclasse, ne bocciò senza appello sette. Sette bambini di sei anni. Ricordo anche i compagni di classe bocciati in prima media, ricordo i miei quattro in latino e greco scritto in quarto ginnasio, dove alla fine fui promosso, al contrario di altri sei disgraziati.
Molti mi hanno chiesto perché da sempre chiamo capoclasse il ministro Tremonti. Il suo intervento di oggi sul Corriere è un vero outing, la conferma che l'occhiuto Valtellinese era proprio uno di quelli che stavano alla lavagna quando il maestro usciva e scrivevano ghignando i nomi dei "cattivi".
Per quanto mi riguarda i voti li lascio alle suore e ai calciatori. A Tremonti però concedo una tantum un bel 4 rosso, come quello della mia pagella di greco scritto in quarto ginnasio.
"Un passato che deve e può tornare"
? Aiuto.

Feste in casa

Sul suo blog Wittgenstein Luca Sofri racconta una esperienza comune a molti di noi: mettere dischi in una serara ballerina per amici. La descrizione della sua scaletta e degli effetti che procurava alla platea (abbastanza attempata, come accade sempre più spesso) rispecchia in larga misura quanto visto e sentito nei party di questa lunga estate. Eccetto che per il cosiddetto "riempipista", che secondo Luca è stato Charlie fa surf dei Baustelle, primo singolo pubblicato lo scorso gennaio dal gruppo di Montepulciano per promuovere l'album Amen (copertina qui sopra).
I Baustelle li seguo e rispetto dai tempi de La moda del lento e ho comprato qualche mese fa anche Amen. Ma, siccome ad una certa età i dischi è più facile comprarli che ascoltarli, stasera in macchina ho risentito un paio di volte Charlie fa surf ad alto volume, per verificare.
Secondo me Sofri ha torto, o meglio hanno torto i suoi amici festaioli: il pezzo non è un riempipista, nè mai lo sarà. Si fa riconoscere e magari cantare perché ha girato parecchio in alta rotazione nelle radio e su MTV, ma il riff è solo così così e soprattutto il pezzo non batte, insomma non ha beat. Assomiglia piuttosto a una cantilena, carina ma ballabile solo con tassi alcoolici da ritiro di patente.

giovedì 21 agosto 2008

Clima teso ad Accra

Da oggi 1600 delegati di tutto il pianeta sono riuniti ad Accra, Ghana per discutere di cambiamenti climatici. L'incontro di Accra segue quelli di aprile a Bangkok e di giugno a Bonn, dove si è cercato di iniziare a costruire quanto deciso alla COP 13 di Bali del dicembre 2007.
Il percorso è tracciato, destinato a concludersi alla COP 15 di Copenhagen del 2009. Ma le insidie sono ancora molte, come ha ricordato il presidente del Ghana John Kufuor nel suo discorso di apertura. I paesi emergenti chiedono all'occidente sussidi per evitare la deforestazione, che sta divorando 30 milioni di ettari l'anno. Il presidente Kufuor ha chiesto che "miliardi di dollari" siano destinati ogni anno ai paesi sensibili della fascia equatoriale. Kuhuor ha ricordato come negli ultimi trenta anni le precipitazioni in Ghana siano calate del 20% mentre centinaia di Kmq di terreni fertili nell'alto bacino del Volta sono a rischio di inondazioni. Sul fronte opposto Stati Uniti e Giappone pretendono che i paesi in via di sviluppo prendano impegni concreti sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2.
I lavori di Accra dovranno definire le bozze dei documenti da sottoporre alla COP 14 di Poznan, Polonia, che si aprirà il 1 dicembre.
Il ministro danese per il clima e l'energia Connie Hedegaard ha ribadito come il traguardo condiviso dai paesi del G8 di dimezzare le emissioni entro il 2050 sia insufficiente se non saranno fissati obiettivi intermedi. Sui negoziati aleggia anche la crisi tra Russia e Georgia, che allontana Mosca dalle strategie internazionali. Non dimentichiamo che il protocollo di Kyoto è entrato in vigore solo grazie alla ratifica russa, che ha permesso di superare la quota minima globale prevista dal trattato.

I misteri del Caucaso

Sarà colpa dell'ozio di Ferragosto, o forse della distrazione olimpica. Sta di fatto che di questa crisi tra Russia e Georgia per un po' non ho capito un tubo. Ho letto i giornali, ho visto Lucio Caracciolo fare la sua analisi a Primo Piano, ho scrutato la stampa estera nella rete ma non sono riuscito a farmi una opinione chiara.
Oggi ho finalmente trovato qualche nuovo e importante elemento di giudizio, sempre facendo surfing in rete. Due fondamentali interventi sulla stampa americana: uno di Mikhail Gorbachev sul New York Times e l'altro del ministro degli esteri russo Sergey Lavrov sul Wall Street Journal. Poi il comunicato ufficiale diffuso al termine del vertice NATO di Bruxelles.
Il primo dato politico di rilievo è che le due testate più autorevoli degli USA ospitano interventi di esponenti russi di alto profilo, i quali ambedue giustificano il ruolo di Mosca nella crisi georgiana. E se il ministro Lavrov lo fa con inevitabile spirito di corpo, molto meno prevedibile è la posizione di Mikhail Gorbachev, che con Putin e l'attuale governo russo non ha mai avuto particolare sintonia. Nel suo lungo editoriale dal titolo "La Russia non ha mai voluto una guerra" l'uomo della Perestrojka ribadisce che il governo di Mosca gode di una posizione forte e consolidata e non ha alcun bisogno di piccole guerre contro nemici minori. Secondo Gorbachev la colpa della crisi è tutta del "comportamento sconsiderato" del presidente georgiano Mikheil Saakashvili e la decisione del presidente russo Medvedev di sospendere le ostilità è stato "l'atto di un leader saggio e responsabile". Gorbachev lamenta la parzialità dell'informazione occidentale, particolarmente nei primi giorni della crisi. Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del sud, "era un teatro di rovine fumanti e migliaia di profughi stavano fuggendo prima dell'arrivo delle truppe russe. Eppure la Russia era già accusata di aggressione" scrive Gorbachev sul New York Times. Gorbachev riferisce che Saakashvili si è ripetutamente rifiutato di sottoscrivere trattati che escludessero l'uso della forza e sostiene che se l'Occidente deciderà di incolpare la Russia e riarmare la Gerogia "una nuova crisi sarà inevitabile" e "occorrerà aspettarsi il peggio".
Il comunicato della NATO va proprio in questa direzione. La Georgia è da tempo nell'orbita USA, ha spedito truppe in Iraq ed è stata anche visitata da Bush nel 2005, quando ci fu peraltro un attentato al presidente americano, con una granata inesplosa lanciata a Tbilisi.
L'algida Condoleeza Rice ha prospettato azioni di isolamento nei confronti della Russia, a cominciare dall'esclusione dal G-8 e dal WTO. Dal canto suo Mosca ribadisce di non capire perché debba accettare senza condizioni l'indipendenza del Kosovo e vedere negata l'autodeterminazione dell'Ossezia e dell'Abhasia. E forse non ha torto.
La soluzione più semplice alla crisi del Caucaso la propone Andrew Meier sul Los Angeles Times: far entrare la Russia nella Nato. Del resto non sarebbe esattamente una novità, visto che Boris Yeltsin lo mise per iscritto già nel 1991, negli ultimi giorni dell'URSS. E lo stesso Putin sollevò il problema nuovamente nel 2000, poco dopo essere stato eletto.
L'ultimo commento a questa crisi di complicatissima lettura è il panico evidente di Berlù, diviso tra la sbandierata amicizia con Putin è l'obbligatoria fede occidentale filo NATO e Bush. E infatti la proposta di accordo tra le parti è stata gestita con intelligenza diplomatica da Nicholas Sarkozy, che ha dimostrato la differenza tra le chiacchiere e l'autorevolezza.

mercoledì 20 agosto 2008

Piccole ma non fragili

Tra ottobre e dicembre, comunque entro il 2008, la Tata metterà sul mercato indiano la Nano (foto), una citycar da centomila rupie, ovvero 2300 dollari e meno di 1600 euro. Il prezzo, fissato ai tempi del lancio, potrebbe essere ritoccato verso l'alto a causa dell'aumento del 25% delle materie prime avvenuto negli ultimi mesi.
La Tata Nano sarà prodotta in un nuovo stabilimento a Singur, con l'obiettivo di fabbricarne 250.000 l'anno, forse anche 350.000. L'India ha ancora una motorizzazione molto modesta, con sette moto vendute per ogni auto. Gli analisti prevedono che la domanda per la piccola auto sarà molto superiore alla capacità di produzione, visto che la Nano costa meno della metà della Maruti 800, l'auto oggi più economica in vendita in India.
La Tata Nano sarà disponibile inizialmente nella sola versione a benzina, con un motore bicilindrico da 620 cc montato dietro, come nella vecchia Fiat 500. I consumi medi sono di circa 24km/litro, ma la Tata sta lavorando anche a una versione diesel, a una elettrica e anche ad un modello ad aria compressa. La motorizzazione di massa di oltre un miliardo di Indiani preoccupa molti ecologisti, che non considerano con favore neppure una versione elettrica della Nano perché l'India oggi produce quasi tutta la sua energia da centrali a carbone.
Secondo Autoblogger intanto la Fiat sta lavorando a una versione ibrida/metano della 500, equipaggiata con un bicilindrico da 900cc accoppiato ad un set di batterie. Il sistema di propulsione ibrida dovrebbe garantire alla piccola FIAT emissioni di CO2 inferiori a 90g/km e un consumo di circa tre litri per 100Km.

lunedì 18 agosto 2008

Asfalto sostenibile

Sappiamo tutti che l'asfalto stradale con i raggi del sole diventa rovente. Qualcuno ha pensato che tutto questo calore potrebbe essere utilizzato per produrre energia. L'idea viene dal Politecnico di Worcester, Massachussets, dove un gruppo di lavoro guidato dal prof. Rajib Mallick e dal ricercatore Bao-Liang Chen sta sviluppando un modello per produrre energia termica dalle strade. I risultati della ricerca saranno presentati al simposio mondiale della International Society for Asphalt Pavements, che si apre oggi a Zurigo.
Secondo il Prof. Mallick ci sono molte buone ragioni per puntare sull'asfalto come produttore di energia, a cominciare dalla sua caratteristica di conservare il calore a lungo anche dopo l'esposizione solare, a differenza dei pannelli tradizionali. Inoltre ci sono milioni di chilometri di strade e parcheggi che possono essere utilizzati, senza necessità di occupare nuove superfici. Le strade vengono normalmente asfaltate ogni 10-12 anni e si potrebbe creare un sistema di accumulatori con lo stesso ciclo di vita. Estrarre calore dall'asfalto permetterebbe poi di abbassarne la temperatura e ridurre l'effetto delle "isole di calore" che si crea negli ambiti urbani proprio a causa dell'irraggiamento termico delle superfici lastricate. Inoltre gli accumulatori, che andrebbero posizionati qualche centimetro sotto la superficie, non avrebbero alcun impatto visivo sul paesaggio.
Il sistema utilizzato è molto semplice ed è basato sullo scambio di calore. In pratica sotto l'asfalto sono collocate delle serpentine il cui liquido scaldandosi può essere utilizzato direttamente come fonte di calore o convertito in elettricità tramite generatori termoelettrici. Il tutto naturalmente ad emissioni zero e con costi estremamente contenuti.

Nel frattempo atomico

Nella settimana di Ferragosto l'Italia politica si quieta, escluso Bossi. Ma presto risentiremo il coro di Berlù, Scajola, Tremonti, Brunetta e degli altri figuranti che ci magnificherà il nuovo corso atomico dell'energia italiana.
Intanto dagli USA arriva la notizia che gli americani produrranno 150 GW di energia eolica entro il 2020. Gia oggi, con gli 8 GW installati entro il 2008, gli USA diventeranno il primo produttore mondiale di energia eolica, superando i 22 GW della Germania. Un confronto utile viene dalla potenza di una centrale a carbone, che si ferma sugli 800 MW. Quindi nel 2020 gli USA produrranno energia dal vento pari a 180 centrali a carbone.
Anche la Cina sta lavorando seriamente per raggiungere il 15% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Il ministro Scajola ha strombazzato l'impegno per raggiungere un 1% annuo di incremento delle energie rinnovabili per l'Italia, molto lontano da quanto sottoscritto nei trattati europei e assai meno degli obiettivi cinesi. La Cina è attualmente due anni avanti rispetto a quanto previsto e conta di raggiungere i 20 GW di energia eolica nel 2010 e i 100 GW entro il 2020, che rappresenterebbe un incremento del 1667% rispetto ad oggi. Nel 2007 la Cina ha investito 10 milioni di dollari nelle energie rinnovabili, seconda al mondo dietro la Germania. Il business è enorme, così Vestas, la prima azienda mondiale del settore eolico, ha aumentato il suo personale in Cina da 50 a 1000 unità.
La Cina sta anche investendo nella produzione di generatori eolici, quelli che il capoclasse Tremonti chiama "mulini a vento". Il mercato è in grande espansione, come dimostrano i dati della General Electric, che ha ordini insoluti per pale eoliche pari a 12 miliardi di dollari. La produzione occidentale di "mulini a vento" prevede almeno 18 mesi di attesa. Così il leader cinese è la Goldwind Science and Technology, una compagnia dello Xinjiang che detiene il 33% del mercato, contro il 24% di Vestas, il 17% degli spagnoli di Gamesa e il 13% di General Electric.
Dalle nostre parti nessuna grande impresa investe nell'energia eolica e la presidenta di Confindustria plaude le mire nucleari del governo. Trovano spazio i soloni alla Ripa di Meana che non vogliono vedere "mulini a vento" deturpare il paesaggio e i governanti alla Scajola che fanno propaganda per il new cleare. Le nuove centrali atomiche italiane, anche tralasciando aumento dei costi, sindromi NIMBY e altri prevedibili differimenti, secondo i più ottimisti sarebbero operative nel 2025. Nel lungo frattempo il governo italiano ha programmato solo scongiuri.

mercoledì 13 agosto 2008

New cleare/4

Oggi Greenpeace ha annunciato sul suo blog Nuclear Reaction di essere in possesso di documenti riservati che mettono in dubbio le procedure di sicurezza seguite per la costruzione del nuovo reattore nucleare finlandese Olkiluoto 3 (foto). Il nuovo impianto finlandese è uno dei pochi messi in cantiere in Europa dai tempi dell'incidente di Chernobyl ed è indicato da tutti i filoatomici come l'esempio virtuoso del "nuovo corso" nucleare. Anche il ministro italiano Scajola lo ha spesso citato nelle sue apologie nucleari.
Chi conosce i Finlandesi sa come sia difficile trovare un popolo cosi serio, coscienzioso e puntuale. Eppure la costruzione di Olkiluoto 3 non va affatto bene. Appaltato nel 2005 ad un consorzio guidato dal colosso energetico francese Areva e da Siemens, l'impianto da 1600 MW avrebbe dovuto essere utimato a metà del 2009 ma il cantiere viaggia con almeno due anni di ritardo. Nel frattempo i costi di costruzione, previsti inizialmente in 2.5 miliardi di Euro, sono già oltre i 4 miliardi e gli incidenti registrati sommano a oltre 1500, l'ultimo un incendio sviluppatosi alla fine di luglio. I ritardi e l'aumento dei costi sono dovuti al fatto che molti dei componenti del reattore sono stati sostituiti o modificati in corso d'opera.
Olkiluoto 3, assieme alla centrale francese Flamanville 3, rappresenta il prototipo delle nuove centrali EPR (European Pressurised Reactor), una tecnologia che Sarkozy sta cercando di piazzare in vari paesi come Canada, Turchia, Cina, Brasile, Sud Africa e Stati Uniti.
Secondo quanto rivelato da Greenpeace la centrale finlandese avrebbe gravi carenze in materia di sicurezza, particolarmente in caso di attacco aereo o missilistico, terremoti o esplosioni. L'Autorità Finlandese per la Sicurezza Nucleare ha respinto le accuse di Greenpeace ma ha annunciato che riesaminerà il dossier sicurezza dell'impianto.
Neanche i Finlandesi riescono a mantenere le promesse nucleari, nè sui tempi nè sulle cifre spese. Sperare che possano farlo Berlù, Scajola, il capoclasse Tremonti e il resto della destra filoatomica è davvero una professione di fede.

lunedì 11 agosto 2008

domenica 10 agosto 2008

Isaac Hayes, 1942-2008

Isaac Hayes è stato trovato morto nella sua casa di Memphis dalla moglie Adjova che tornava dalla spesa con il loro figlio di due anni.
Isaac Hayes era nato in Tennesse nel 1942, ma la madre morì quando aveva un anno e poco dopo il padre se ne andò, così fu cresciuto dai nonni materni. Come molti neri americani cominciò ad amare la musica cantando in chiesa, poi dovette smettere quando la pubertà fece esplodere la sua voce che assunse il tono baritonale che poi lo rese famoso. Arrivato al successo nel 1969 con l'album Hot Buttered Soul Hayes ebbe la sua consacrazione tre anni dopo con la colonna sonora di Shaft (16 mesi in classifica), che gli valse un Oscar e due Grammy. Anche il successivo Black Moses arrivò al numero uno (discografia completa su Wikipedia).
Precursore di mode successive, Isaac Hayes introdusse i brani lunghi vari minuti con prologhi parlati, modello seguito prima da Barry White e poi dalle generazioni di rappers.
Dopo gli anni del successo commerciale si concentrò sulle sue radici africane e portò in Ghana prima Barry White (per cui scrisse molti successi) poi Dionne Warwick. Il suo impegno lo porto nel 1992 ad essere nominato re di una delle dinastie del Ghana con il nome di Nene Katey Ocansey I.

Borsette sostenibili

Qualche azienda aveva già provato ad inserire pannelli fotovoltaici nelle borse, ma finora con risultati estetici davvero modesti.
La Power Purse prodotta da SOLARJO invece unisce con naturalezza stile e tecnologia. La borsetta è una specie di bauletto rettangolare ricoperto da film fotovoltaico (plastificato per proteggerlo da graffi o altri danni) con manici in plastica trasparente e protezioni dorate. All'interno ci sono due batterie ricaricabili che raggiungono la massima capacità dopo un paio d'ore di esposizione solare e mantengono la carica per un mese. Sempre dentro la borsetta c'è una presa USB dove ricaricare telefono, macchina fotografica, Ipod o altri apparecchi a basso voltaggio. Fuori non ci sono cavi o altri indizi del contenuto tecnolgico e dentro resta molto spazio da utilizzare, come in una borsa normale (vedi schema sotto).
L'idea è di Joe Hynek, un creativo di 29 anni della Iowa State University, che aveva sviluppato un prototipo già nel 2005 e che ora fa sul serio e promette di distribuire entro l'anno la Power Purse al prezzo abbordabile di 285 dollari (190 Euro).
Ho trovato il regalo di Natale per la presidenta Marcegaglia (a meno che non preferisca una borsetta radioattiva). La consiglierei anche a Renato Brunetta, sono sicuro che Titti gradirebbe.

venerdì 8 agosto 2008

Decoro e sregolatezza

Quella del 2008 verrà ricordata come l'estate delle ordinanze. Sindaci ed altre autorità assortite producono a raffica provvedimenti di ogni genere, con il generale obiettivo di migliorare il decoro, la vivibilità e persino la sicurezza delle città italiane.
Vietato fare l'elemosina, con o senza bambini, con o senza animali a seconda dei casi. Vietato fermare l'auto davanti a una prostituta, vietato dormire in camper, vietato andare in spiaggia di notte, vietato mangiare sulle scale dei monumenti (e i classici pranzi al sacco delle gite scolastiche?). Migliaia di divieti, promulgati da amministrazioni di ogni colore politico.
Quando ero bambino sugli autobus c'era un cartello con scritto Vietato Sputare. Oggi le restrizioni sono molto più numerose e sofisticate, tanto da rendere oggettivamente difficile la loro applicazione. E c'è da scommettere che aumenteranno ancora dopo il decreto firmato due giorni fa dal ministro Maroni che concede potere assoluto ai sindaci sui temi del degrado, del decoro pubblico e della prevenzione dei reati.
La cosa bizzarra è che questa ondata proibizionista stia crescendo in un paese allergico alle regole come l'Italia, dove anzi l'iconografia popolare ha sempre preferito i trasgressori ai rispettosi. Noi siamo quelli dei condoni di ogni tipo, perdoniamo ogni peccato come la chiesa cattolica. Siamo la nazione dove la maggioranza della gente ha comportamenti quotidiani che sarebbero inconcepibili in qualunque altro paese occidentale. Prova a parcheggiare in un posto per disabili negli USA e ti troverai la macchina rimossa dopo cinque minuti, con la gente attorno che ti guarda come fossi un pedofilo stupratore. Prova a non pagare il biglietto del bus o della metro a Bruxelles o a non fermarti sulle strisce pedonali in Finlandia, ti tratteranno come uno che ruba in chiesa. Prova a evitare l'ingorgo in autostrada passando per la corsia d'emergenza, in molti paesi finirai in galera. Eppure New York è piena di mendicanti e homeless e a Bruxelles bere una birra per strada non è contro la legge.
Le atroci morti sul lavoro riempiono le cronache di commenti sdegnati, ma guarda un cantiere a caso e dimmi quanti operai vedi con il casco in testa. Lo sanno tutti che la legge sulla sicurezza vuole che il casco vada messo anche se si scava una buca in strada, ma va bene così, siamo Italiani.
Il sindaco di Novara vieta di passeggiare in tre di notte nel parco, ma di giorno i fumatori ci buttano le cicche. Il sindaco di Roma vieta di frugare nei cassonetti (e poi pressato fa marcia indietro) ma accanto tutti ci lasciano materassi, frigoriferi e copertoni.
La sicurezza, tema in cui domina l'emotività, è stato uno degli elementi decisivi delle ultime elezioni. Così oggi i sindaci di sinistra non vogliono restare indietro, inseguendo governo e municipi di destra su un terreno molto viscido.
(nella foto: lo "sceriffo" prosindaco di Treviso Gentilini con un gruppo di non astemi concittadini del gruppo Habemus Sete nel corso della manifestazione "Ombralonga")

martedì 5 agosto 2008

A volte ritornano

Oggi esce in America Harps and Angels, il nuovo album in studio di Randy Newman, primo album di inediti pubblicato nove anni dopo il precedente Bad Love (discografia qui).
L'ho comprato su Amazon la scorsa settimana, dovrebbe essere in viaggio.

lunedì 4 agosto 2008

Zapatero attacca la spina

Berlù, Scajola, Brunetta, Tremonti, Marcegaglia e il coro di centrodestra continuano a magnificare la conversione atomica delle politiche energetiche italiane. Otto centrali nucleari entro il 2025, questo l'obiettivo del nostro governo per abbattere del 20/25% le nostre emissioni.
Molti restano scettici sui tempi e i risultati, ma soprattutto resta misterioso capire cosa intende fare il governo in questo lungo "frattempo", che comprende anche la scadenza europea del 2020 e l'entrata in vigore del nuovo protocollo mondiale post-Kyoto, prevista per il 2012.
Con molto più senso pratico e grande coraggio il governo spagnolo ha approvato venerdì scorso un corposo pacchetto di misure per il risparmio energetico, la diffusione delle fonti rinnovabili e la riduzione dell'inquinamento. Secondo la Spagna l'energia del futuro sarà elettrica e l'esecutivo ha annunciato di volere un milione di auto elettriche nelle strade iberiche per il 2014.
Il piano, dal costo stimato di 245 milioni di euro, comprende 31 azioni tra cui spicca una riduzione del 20% dei limiti di velocità. Miguel Sebastian, ministro dell'industria, ha illustrato gli obiettivi del piano, che prevede una riduzione del 10% dei consumi per un risparmio di oltre 4 miliardi di euro l'anno. Nel triennio 2009-2012 la Spagna risparmierà da 5.8 a 6.4 milioni di tonnellate di petrolio.
Il "conto della serva" quindi vede 245 milioni spesi in cinque anni e quattro miliardi di risparmio previsti solo nel 2009. Perché l'apocalittico capoclasse Tremonti e la presidenta Marcegaglia non fanno una verifica di fattibilità economica con i loro eserciti di occhiuti economisti filoatomici?
La scorsa settimana il muscoloso ministro Scajola, inaugurando la centrale a carbone di Torrevaldaliga, ha coniato il nuovo ossimoro del "carbone pulito". Poi ha annunciato l'obiettivo italiano: ridurre i consumi italiani dell'1% all'anno da qui al 2020, in pratica la metà di quanto previsto nel patto sottoscritto con il resto dell'Europa. La Spagna, la cui economia è in una fase recessiva forse peggiore della nostra, ha programmato obiettivi dieci volte più ambiziosi.
Non è solo Zapatero a credere nelle auto elettriche. La General Motors ha scommesso tutto sulla Chevrolet Volt (foto) di cui vuole vendere 60.000 esemplari nel 2010, anno della sua uscita sul mercato. La Volt si ricarica con la spina, fa oltre 60Km con le sue batterie e ha un piccolo motore a scoppio di riserva. Secondo i piani della GM costerà circa 30.000 dollari, qualcosa meno di 20.000 Euro. E le prime Tesla hanno cominciato a circolare nelle strade americane.

venerdì 1 agosto 2008

Tr(aspirazioni)

Ecco nella foto, non proprio fresco, il Torquemada dei pubblici dipendenti, il fustigatore di fannulloni: Renato Brunetta. Il ministro della funzione pubblica e dell'innovazione aveva appena terminato la sua performance a Cortina Incontra, dove l'aria non sembra fosse esattamente di montagna.
L'alone ascellare è un'immagine di stagione, ma quello nel giro vita lascia perplessi.
Di questi tempi, e di questi governi, l'immagine è tutto.
Titti, puoi fare qualcosa?

Calderoli fa tendenza

Altro che Montezemoli, Lapi e Briatori. Il vero trend setter è Roberto Calderoli, che mostrando le rotule al raduno di Pontida ha anticipato la nuova moda degli shorts, sdoganati ieri anche in un articolo del New York Times.
A New York tutto era cominciato con i "venerdì casual", poi la tendenza è dilagata. Il primo segnale è stato il sempre più diffuso abbandono dei calzini, da sempre obbligatori in America. Poi l'apparizione dei pantaloni corti, che dalle sfilate sono arrivati nelle strade e negli uffici e negozi più trendy di Manhattan.
Vestire corto è cool e qualcuno ha notato anche come Barack Obama recentemente si sia presentato spesso con camicie a maniche corte.
Naturalmente le gambe nude maschili non si vedono ancora nelle banche e nelle corporation finanziarie, ma negli ambiti più creativi, come agenzie di pubblicità e moda, nessuno critica chi indossa gli shorts. Che sono, occorre sottolinearlo, davvero corti. Non bermuda al ginocchio, ma pantaloni a mezza coscia che ricordano quelli di 40 anni fa.
Per chi invece continua a preferire che le pelose gambe maschili siano coperte (e io sono tra questi) entrano in vigore le nuove norme climatiche, dettate anche dal caro petrolio. Il segretario Ban Ki-moon ha invitato il personale ONU a vestirsi informalmente nel periodo estivo e ha disposto che il condizionamento degli uffici delle Nazioni Unite sia alzato a 25° (24° nelle sale conferenze) e che gli impianti siano spenti nei fine settimana.
Anche il riscaldamento invernale sarà abbassato di un paio di gradi, con un risparmio calcolato in oltre un milione di dollari e migliaia di tonnellate di CO2.