lunedì 18 agosto 2008

Nel frattempo atomico

Nella settimana di Ferragosto l'Italia politica si quieta, escluso Bossi. Ma presto risentiremo il coro di Berlù, Scajola, Tremonti, Brunetta e degli altri figuranti che ci magnificherà il nuovo corso atomico dell'energia italiana.
Intanto dagli USA arriva la notizia che gli americani produrranno 150 GW di energia eolica entro il 2020. Gia oggi, con gli 8 GW installati entro il 2008, gli USA diventeranno il primo produttore mondiale di energia eolica, superando i 22 GW della Germania. Un confronto utile viene dalla potenza di una centrale a carbone, che si ferma sugli 800 MW. Quindi nel 2020 gli USA produrranno energia dal vento pari a 180 centrali a carbone.
Anche la Cina sta lavorando seriamente per raggiungere il 15% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Il ministro Scajola ha strombazzato l'impegno per raggiungere un 1% annuo di incremento delle energie rinnovabili per l'Italia, molto lontano da quanto sottoscritto nei trattati europei e assai meno degli obiettivi cinesi. La Cina è attualmente due anni avanti rispetto a quanto previsto e conta di raggiungere i 20 GW di energia eolica nel 2010 e i 100 GW entro il 2020, che rappresenterebbe un incremento del 1667% rispetto ad oggi. Nel 2007 la Cina ha investito 10 milioni di dollari nelle energie rinnovabili, seconda al mondo dietro la Germania. Il business è enorme, così Vestas, la prima azienda mondiale del settore eolico, ha aumentato il suo personale in Cina da 50 a 1000 unità.
La Cina sta anche investendo nella produzione di generatori eolici, quelli che il capoclasse Tremonti chiama "mulini a vento". Il mercato è in grande espansione, come dimostrano i dati della General Electric, che ha ordini insoluti per pale eoliche pari a 12 miliardi di dollari. La produzione occidentale di "mulini a vento" prevede almeno 18 mesi di attesa. Così il leader cinese è la Goldwind Science and Technology, una compagnia dello Xinjiang che detiene il 33% del mercato, contro il 24% di Vestas, il 17% degli spagnoli di Gamesa e il 13% di General Electric.
Dalle nostre parti nessuna grande impresa investe nell'energia eolica e la presidenta di Confindustria plaude le mire nucleari del governo. Trovano spazio i soloni alla Ripa di Meana che non vogliono vedere "mulini a vento" deturpare il paesaggio e i governanti alla Scajola che fanno propaganda per il new cleare. Le nuove centrali atomiche italiane, anche tralasciando aumento dei costi, sindromi NIMBY e altri prevedibili differimenti, secondo i più ottimisti sarebbero operative nel 2025. Nel lungo frattempo il governo italiano ha programmato solo scongiuri.

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