La portavoce del Commisario Europeo all'Ambiente Stavros Dimas ha detto chiaramente oggi che i limiti di emissione di quote di C02 assegnati all'Italia "non sono rinegoziabili". La precisazione ha fatto seguito alle notizie apparse sulla stampa a proposito di una lettera inviata da Silvio Berlusconi al presidente della Commisione Europea Barroso, nella quale il nostro primo ministro chiede di riconsiderare le quote di Co2 .
All'Italia è stata assegnata una quota di emissioni pari a 195.8 milioni di tonnellate di C02, il 6.3% in meno rispetto a quanto proposto dal nostro governo. Che la decisione non fosse rinegoziabile lo sapevamo tutti, compresi Berlù, Tremonti, Scajola e Presty. I quali nulla hanno fatto per cercare di rispettare gli accordi e rientrare nei limiti, facendo finta di niente fino a quando è arrivato il conto da pagare (550 milioni di Euro l'anno fino al 2012). E anche dopo la sentenza di Bruxelles non hanno messo in piedi nessun provvedimento o iniziativa che potesse testimoniare almeno la volontà politica dell'Italia di muoversi nella stessa direzione del resto d'Europa. Hanno solo sprecato tempo per cercare sponda nell'ala più bigotta di Confindustria e ululare che la colpa - come al solito - è di Prodi.
Nel frattempo Sarkozy, Merkel, Brown, Obama...
Che tristezza avere un governo incapace di guardare oltre il proprio naso. Anzi, oltre Bertolaso.
update serale: il portavoce Bonaiuti ha smentito che l'Italia abbia chiesto una modifica delle quote. In una nota di Palazzo Chigi si precisa che "il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare queste quote, ma gli ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo ‘personale interessamento’ per arrivare ad una soluzione condivisa. l’Italia è ovviamente impegnata nella difesa dell’ambiente, ma è altresì chiaro che si tratta di un problema di vitale importanza non solo per lo sviluppo del nostro Paese, ma anche per mantenere eque condizioni di concorrenza all’interno dell’Unione Europea”.
Secondo Bonaiuti la lettera a Barroso è stata inviata "per segnalare le gravi difficoltà per le aziende italiane a causa dell’assegnazione delle quote di riduzione CO2".
Appunto, bisognava pensarci prima. Con politiche di riconversione o con una carbon tax, la scelta di Sarkozy.
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