venerdì 26 settembre 2014

Il discorso di Matteo Renzi alle Nazioni Unite



Il premier Matteo Renzi ha parlato oggi alla 69ima Assemblea Generale delle Nazioni Unite per quasi venti minuti. Per Renzi è stata la prima occasione di salire sul podio dell'iconica sala del palazzo di vetro, appena riaperta dopo il restauro. Il discorso di Renzi è stato molto articolato, con alcuni momenti di grande interesse e altri spunti più scontati e forse inutili. Ma Renzi all'ONU non è mai stato, e probabilmente non ha neppure mai seguito i lavori dell'Assemblea Generale. Da debuttante si è comportato abbastanza bene, pagando qualche errore di emozione e di noviziato. L'Assemblea Generale ha le sue liturgie e forse i consiglieri diplomatici avrebbero potuto e dovuto consigliarlo meglio.
Un handicap di partenza è quello di essersi espresso in italiano e non in una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite (inglese, francese, spagnolo, arabo, cinese e russo). Il suo discorso in italiano sarà stato tradotto prima in inglese, e poi dall'inglese nelle altre cinque lingue. La doppia traduzione non aiuta la comprensione e riduce l'efficacia e l'immediatezza dell'eloquio. Renzi ha parlato esattamente un anno dopo Enrico Letta, che aveva fatto il suo intervento alla 68ima sessione il 25 settembre 2013.
L'inizio del discorso è stata una riflessione sul futuro, che ho trovato centrata. Poi una lunga descrizione del localismo mediterraneo, importante ma un po' troppo "regionale" nella logica globale ONU. Renzi ha rimarcato il ruolo dell'Italia nel salvataggio dei migranti con l'operazione Mare Nostrum, ha ricordato la necessità di sostenere il processo democratico in Libia. Ha poi insistito molto su Israele e sulla sua necessità/diritto/dovere di esistere. Affermazione condivisibile, ma forse un po' sbilanciata viste le recenti azioni di guerra a Gaza.
Renzi ha anche citato il suo passato di sindaco di Firenze e lo ha fatto in uno dei passaggi più paraculi, ricordando come il Granducato di Toscana sia stata la prima entità territoriale (non credo si possa chiamare "stato") a decretare la rinuncia all'applicazione della pena di morte. Proprio oggi, a margine dell'Assemblea Generale, si era svolto all'ONU un evento contro la pena di morte alla presenza del Vicesegretario Generale Jan Eliasson.
Commentando la crisi Ucraina ha nominato l'Europa per la prima volta e anche in questo caso è tornato a Firenze, citando una frase di Machiavelli. Renzi nel suo discorso non ha mai parlato da portavoce europeo, ignorando deliberatamente il suo ruolo di presidente di turno del Consiglio Europeo. Ha voluto fare un intervento da leader italiano e non europeo. Le altre crisi mondiali, dal Centrafrica al Sudan, dalla Somalia a Ebola, sono state elencate velocemente.
In chiusura ha citato le due occasioni del 2015, l'Expo di Milano e la COP 21 di Parigi, e ha aggiunto un commento politico sulla proposta di riforma del Consiglio di Sicurezza, ribadendo l'opposizione dell'Italia all'inserimento di altri membri permanenti. Poi un'ultima chiosa sulla importanza dell'educazione e della cultura, che in effetti è quello che ci si aspetta da un italiano, con citazione finale di Dag Hammarskjöld, che fu Segretario Generale delle Nazioni Unite dal 1953 al 1961.
Personalmente ho avvertito la mancanza di una citazione degli obiettivi post 2015, i Sustainable Development Goals, che sono il principale processo strategico che coinvolge oggi le Nazioni Unite. Anche in questo caso i consiglieri diplomatici del Presidente del Consiglio non hanno fatto un buon lavoro.


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