Il nucleare seduce Tremonti, Brunetta e la destra in genere. Il capoclasse ripete spesso, con la consueta simpatia, la sua assoluta contrarietà ai "mulini a vento", ovvero all'energia eolica. Incomprensibile come la destra ignori gli impegni europei che ci impongono di triplicare entro il 2020 l'energia da fonti rinnovabili.

L'uranio poi non si trova scavando una buca. Attualmente le centrali nucleari del mondo producono 370 GW e consumano 67.000 tonnellate di uranio l'anno. Secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) le riserve conosciute garantiscono scorte solo fino al 2026 (i giacimenti più consistenti sono in Australia e Kazakhstan). Se ne potranno scoprire altri, ma incrementare il consumo di una materia prima che scarseggia non sembra un investimento per il futuro. Inoltre le centrali nucleari rappresentano ovviamente obiettivi sensibili per attacchi terroristici, ipotesi affatto remota di questi tempi.
Il capoclasse Tremonti può segnarmi sulla lavagna nella lista dei cattivi. Io continuo a preferire i mulini a vento.
Un altro fattore da considerare sono i lunghi tempi di realizzazione di una centrale nucleare e i problemi con le comunità locali.
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