
Dopo molte discussioni e resistendo alle pressioni dei singoli stati il Consiglio ha confermato l'impegno dell'Europa nella lotta ai cambiamenti climatici (ecco il comunicato finale), anche con il contributo di Javier Solana, che ha presentato un documento sulle ricadute politiche dei cambiamenti climatici (crisi del Darfur, migrazioni di massa in Bangladesh, instabilità in Medio Oriente, ecc.). Le resistenze delle lobby industriali hanno convinto i leader dei 27 ad aggiungere al punto 19 del documento una frase in cui si fa cenno alla "preoccupazione per la concorrenza che possono subire le industrie ad alta intensità energetica", ma nessuna deroga è stata concessa ai grandi inquinatori.
Anche gli obiettivi di energie rinnovabili restano inalterati (17% per l'Italia, che ne produceva solo il 5,2 nel 2005). Il nuovo governo italiano dovrà mettere in cantiere un piano nazionale per la riduzione dei consumi, l'efficienza energetica e la diffusione delle rinnovabili. E farlo anche in fretta. Veltrone su questo sembra abbastanza determinato, Berlù invece parla solo o quasi di nucleare. Ma il nucleare, oltre a essere costoso, insicuro e con tempi che vanno ben oltre il 2020 anche partendo domani, non è una energia rinnovabile. Dove investirebbe la destra per raggiungere la quota del 17%, visto che il capoclasse Tremonti ha sempre ironizzato sui "mulini a vento"?
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