giovedì 6 marzo 2008

Plastica no, ma carta nemmeno.

Whole Foods, la più grande catena mondiale di prodotti bio, ha annunciato di voler cessare l'uso dei sacchetti di plastica nei suoi 270 negozi in USA, Canada e UK. Al posto della plastica saranno disponibili sacchetti in carta riciclata al 100%. Ma alcuni analisti americani giudicano sbagliata la scelta, visto che la produzione dei sacchetti di carta riciclata richiede almeno il 70% di energia in più rispetto a quelli di plastica. Inoltre i sacchetti di plastica sono molto più leggeri e occupano pochissimo spazio, riducendo costi di spedizione e stoccaggio.
Il problema dei sacchetti di plastica è la diffusione (il sito reusablebags ha nella homepage un contatore che ne misura la produzione, nel 2008 siamo già a 90 miliardi). Ma anche la maleducazione di chi li lascia in giro, basta guardare le rive dei fiumi dopo una piena. Quindi cosa bisogna scegliere? Il dibattito è aperto e il seminale ecosito Treehugger conclude che la cosa migliore è portarsi le borse da casa.
L'Irlanda ha introdotto nel 2007 una tassa sulle buste, riducendone il consumo del 90%. In Gran Bretagna Gordon Brown ha dichiarato pochi giorni fa di voler fare lo stesso. I sacchetti di plastica sono vietati in Australia, Bangladesh (ostruivano i fiumi) e persino la Cina, che ne consuma quantità mostruose, li proibirà a partire dal 1 giugno 2008.
In Italia un emendamento alla Finanziaria 2007, approvato in aula, prevede dal 2010 la produzione solo con materiali biodegradabili. Ma il provvedimento ha solo valore di indirizzo e comunque non risolve i dubbi sui costi energetici dei sacchetti bio.
Converrebbe seguire l'esempio degli Irlandesi e introdurre una tassazione robusta, che spingerebbe tutti a portarsi la sporta o il cesto da casa.

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