domenica 6 aprile 2008

C'era una volta il punto e virgola

Un articolo di Stefano Bartezzaghi su la Repubblica di sabato discute il futuro incerto del punto e virgola, elemento di punteggiatura ormai in disuso. C'è chi lo utilizza come componente dell'emoticon che ammicca, chi per separare gli indirizzi dei destinatari delle e-mail, ma nei testi il punto e virgola ormai scarseggia. Alcuni insistono ad usarlo, per motivi a me oscuri, al termine delle voci degli "elenchi puntati o numerati".
Ho dismesso il punto e virgola da decenni, come cerco di fare con il passato remoto. Se il punto e virgola è davvero rottamato, il passato remoto nel linguaggio scritto ancora resiste, mentre in quello orale è già sparito. Chi direbbe a un amico "ricordi quando andammo in quel ristorante..."?
Non c'è nulla di negativo nella scomparsa del punto e virgola e la prossima vittima designata sarà il punto esclamativo. La lingua cambia, le contaminazioni si moltiplicano, il lessico è una delle poche cose che si modifica in tempo reale.
Non è sempre vero. Stasera uno spot istituzionale sulle elezioni trasmesso dalla RAI invitava chi fosse nella cabina elettorale a votare in fretta perché "eventuali perdite di tempo andrebbero a detrimento delle persone in attesa". "A detrimento", ha detto la stessa TV che ci propina La vita in diretta.
Siamo davvero uno strano paese.

1 commento:

  1. Utilizzo spesso il punto e virgola. E' una pausa più lunga della virgola e più breve del punto;mi serve per articolare un concetto minore rispetto all'inciso precedente. E' vero,oggi si usa spesso il punto fermo,ma si rischia una punteggiatura da telegramma.
    E poi mi ricorda l'odore di borotalco della maestra Adriana.

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