Un articolo di Stefano Bartezzaghi su la Repubblica di sabato discute il futuro incerto del punto e virgola, elemento di punteggiatura ormai in disuso. C'è chi lo utilizza come componente dell'emoticon che ammicca, chi per separare gli indirizzi dei destinatari delle e-mail, ma nei testi il punto e virgola ormai scarseggia. Alcuni insistono ad usarlo, per motivi a me oscuri, al termine delle voci degli "elenchi puntati o numerati".
Ho dismesso il punto e virgola da decenni, come cerco di fare con il passato remoto. Se il punto e virgola è davvero rottamato, il passato remoto nel linguaggio scritto ancora resiste, mentre in quello orale è già sparito. Chi direbbe a un amico "ricordi quando andammo in quel ristorante..."?
Non c'è nulla di negativo nella scomparsa del punto e virgola e la prossima vittima designata sarà il punto esclamativo. La lingua cambia, le contaminazioni si moltiplicano, il lessico è una delle poche cose che si modifica in tempo reale.
Non è sempre vero. Stasera uno spot istituzionale sulle elezioni trasmesso dalla RAI invitava chi fosse nella cabina elettorale a votare in fretta perché "eventuali perdite di tempo andrebbero a detrimento delle persone in attesa". "A detrimento", ha detto la stessa TV che ci propina La vita in diretta.
Siamo davvero uno strano paese.
Utilizzo spesso il punto e virgola. E' una pausa più lunga della virgola e più breve del punto;mi serve per articolare un concetto minore rispetto all'inciso precedente. E' vero,oggi si usa spesso il punto fermo,ma si rischia una punteggiatura da telegramma.
RispondiEliminaE poi mi ricorda l'odore di borotalco della maestra Adriana.