Dopo un mese di pausa e di polemiche martedì prossimo ritornano le primarie democratiche in USA con le attese elezioni in Pennsylvania. Lo stato di Philadelphia è un crocevia verso la nomination alla presidenza soprattutto per Billary, che recentemente ha beneficiato di una gaffe di Obama molto amplificata dai media. Durante un meeting a San Francisco Barack ha descritto gli americani che vivono nei piccoli centri come persone frustrate che si consolano con la religione e le armi. L'America rurale e puritana ha alzato gli scudi e la Clinton ha colto l'attimo per accusare Obama di tutto il male possibile. Le polemiche recenti hanno "riportato Obama sulla terra", come scrive David Brooks sul New York Times, ma le conseguenze politiche sembrano minime. Gli ultimi sondaggi in Pennsylvania vedono Billary avanti di soli tre punti, contro i quindici di un mese fa. L'esito delle primarie è incerto, probabilmente la Clinton vincerà di misura, senza trionfare.
Il conto dei delegati finora è di 1648 a 1507 in favore di Obama. Nessuno dei due candidati raggiungerà i 2025 necessari per la nomination con i 566 delegati in palio nelle prossime primarie, ma se Obama confermerà la media percentuale di voto del 53% ottenuta finora arriverà a 1945, solo 80 dalla soglia. Secondo gli analisti gli otto stati che restano in ballo - più Guam e Portorico - porteranno ad una divisione a metà dei voti. Per pareggiare i conti la Clinton dovrebbe ottenere il 65% dei consensi, una quota impossibile.
Billary continua la corsa cercando di convincere il partito e gli elettori che la persona giusta per la casa bianca è lei, anche se ha meno voti, meno delegati e ha vinto in meno stati. Per i circa 300 superdelegati che non si sono ancora schierati e che decideranno il nome dell'avversario di John McCain la scelta ormai sembra quasi obbligata.
Nessun commento:
Posta un commento