La Birmania, che dal 1989 si chiama ufficialmente Myanmar, è governata dal 1988 da una feroce giunta militare che soffoca ogni forma di opposizione democratica. Anche in questi giorni drammatici, con il passaggio del ciclone Nargis che ha provocato decine di migliaia di vittime, i militari al governo rifiutano l'ingresso agli aiuti occidentali. Non vengono concessi visti ai volontari, vengono negati i permessi di atterraggio agli aerei con gli aiuti della comunità internazionale. Persino il ministro degli esteri della confinante e benigna Thailandia non ha avuto il permesso di entrare nel paese. Gli stessi Birmani non sono autorizzati a portare aiuti agli abitanti delle regioni colpite. Tutto deve passare attraverso il potere militare.
La comunità internazionale dovrebbe intervenire in Birmania, per evitare danni irreparabili ad un paese già piegato dalla storia. Le Nazioni Unite hanno un atteggiamento molto - troppo - cauto, principalmente per causa del veto della Cina, che considera Myanmar una sorta di protettorato. Alcuni invocano un ruolo della Francia, che in Indocina ha una presenza storica e il cui attuale ministro degli esteri, Bernard Kouchner, è uno dei fondatori di Medici senza Frontiere.
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