Tutti la considerano una delle testate più autorevoli della stampa economica mondiale. Meno Berlù, nei confronti del quale il periodico non ha mai nascosto la sua avversione. Sull'Economist di questa settimana c'è un dossier speciale di sedici pagine dedicato all'energia che analizza il futuro di petrolio, solare, eolico, geotermico, nucleare e così via. Il settimanale usa il solito linguaggio diretto e ironico, capace di trasformare le notizie in commenti o viceversa. Per esempio lo stoccaggio di CO2 viene liquidato con “nel migliore dei casi è costoso, nel peggiore potrebbe non funzionare”. In onore del ministro capoclasse Tremonti tutte le illustrazioni dell'inserto hanno come protagonista Don Chisciotte.
Il pezzo più interessante però è fuori del dossier, si intitola Il futuro dell'energia ed è inserito a pagina 16, tra gli editoriali che aprono la rivista. L'Economist non è esattamente una newsletter ambientalista, l'analisi che propone è strettamente economica e quindi molto interessante. Secondo l'autore (come sempre anonimo, noblesse oblige) le energie rinnovabili rappresentano una tra le più importanti realtà su cui investire, anche alla luce del fatto che le aziende impegnate nel settore non riescono a soddisfare una domanda in crescita costante. La crescita del rinnovabile sul mercato mondiale ha beneficiato dell'impennata dei prezzi petroliferi che questa volta, al contrario degli anni '70, non è causata da una bolla speculativa ma da un aumento massiccio e costante della domanda globale, che quindi rende improbabile una inversione di tendenza. Infatti l'OPEC ha appena dichiarato che il prezzo del petrolio è ancora basso e raggiungerà i 170 dollari al barile entro l'estate.
Ai prezzi odierni l'energia elettrica e i biocarburanti sono già competitivi con il petrolio. Quanto alle fonti, l'energia eolica sta rapidamente riducendo il suo costo, ormai paragonabile al metano, che è aumentato seguendo l'onda del petrolio. Il fotovoltaico è ancora un po' più caro, ma in calo. Insomma, produrre energia eletttrica da fonti rinnovabili è ormai conveniente non solo per gli effetti ecologici, ma anche sotto il profilo economico. Così non ci sarà bisogno di creare nuove filiere, come vorrebbero i sostenitori dell'idrogeno, ma semplicemente di attaccare la spina per ricaricare batterie con l'elettricità prodotta da fonti pulite.
Per agevolare il passaggio alle tecnologie rinnovabili l'Economist propone l'introduzione di una tassa sulle emissioni di CO2 che penalizzi il carbone, tuttora la fonte più economica di energia, ma anche la più inquinante. Tuttavia alcuni ricercatori già oggi sostengono l'esistenza di tecnologie in grado di produrre energia da fonti rinnovabili a costi più bassi del carbone. Secondo l'autore l'introduzione di una carbon tax è utile e necessaria, anche con la consapevolezza che Cina e India non faranno niente di simile.
Poi – conclude l'Economist – il mercato farà il resto, perché le compagnie rampanti che lavorano nelle energie rinnovabili sono in concorrenza tra loro quanto lo sono con le multinazionali del petrolio. Il futuro potrebbe essere molto più vicino di quanto si creda.
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