Non c'è niente da ridere. Il metano è uno dei più temibili gas serra e le flatulenze degli animali domestici erbivori ne producono quantità enormi. Secondo le stime della FAO i peti delle mucche e degli altri amici della fattoria, misurati in tonnellate equivalenti di CO2, producono il 18% dell'effetto serra totale del pianeta.
La faccenda è particolarmente seria in Nuova Zelanda, dove vivono poco più di quattro milioni di persone ma dieci milioni di mucche e ben 45 milioni di pecore. Le pere di tutte queste bestiole producono oltre metà delle emissioni di metano della nazione e contribuiscono in modo determinante al calcolo delle emissioni di CO2, rendendo quasi impossibile raggiungere gli obiettivi del protocollo di Kyoto. Il metano è un gas serra molto più potente del carbonio e una mucca ne produce 350 litri al giorno, equivalenti a 1500 litri di CO2.
Il governo neozelandese sta seriamente pensando all'imposizione di una flatulence tax, un tributo a cui naturalmente gli allevatori si oppongono con fermezza. Visto il numero dei capi non è difficile capire come gli allevatori siano una lobby economica molto potente nell'arcipelago australe.
In Europa la questione ha appassionato la cronaca politica dell'Estonia, dove il governo ha imposto una tassa di circa 3500€ per gli allevatori con più di 300 mucche o 5000 maiali. La sollevazione popolare ha costretto l'esecutivo a un brusco dietrofront e la tassa è stata abolita dopo solo un mese. Ma il governo dello stato baltico aspetta un via libera dall'Europa per reintodurla.
La ricerca scientifica sta facend grandi progressi e in Australia si è riusciti a produrre un vaccino anti rutti che riduce considerevolmente le emissioni di metano per via orale. Per quanto riguarda l'altra via di espulsione del gas, in Nuova Zelanda gli scienziati sono riusciti a completare la mappatura del genoma che produce il metano nel processo digestivo dei ruminanti.
Un vaccino antipera potrebbe esssere pronto molto presto.
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