Finisce con marginali notizie di stampa il G8+ ambiente di Siracusa, dove gli otto grandi e le altre principali economie emergenti dovevano gettare le prime basi concrete per il trattato sul clima del dopo Kyoto. I paesi che erano presenti a Siracusa sono responsabili per oltre il 40% delle emissioni di gas serra del pianeta.
Il meeting siciliano, fortemente voluto dal ministro Prestigiacomo nelle sue terre, ha incassato solo un accordo sull'altro tema in agenda, ovvero la biodiversità. La Carta di Siracusa prevede una linea comune di azione e la gestione razionale degli ecosistemi, dell'acqua e dell'agricoltura (testo ufficiale). Secondo l'ONU a causa dell'uomo le specie si stanno estinguendo ad un ritmo di mille volte superiore al ciclo naturale. La nuova carta prevede un percorso in cui la tutela della biodiversità è strettamente legata al benessere dell'uomo e al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio e viene anche vista come uno strumento per contrastare la dcrisi economica e aumentare l'occupazione.
Sul fronte del clima e delle emissioni i progressi sono stati invece modesti. Ci si attendeva molto dalla nuova amministrazione Obama, ma la capo delegazione USA Lisa Jackson (foto) si è limitata a confermare che "oggi il governo degli Stati Uniti riconosce l'urgenza e la complessità delle sfide del cambiamento climatico" senza entrare nel merito degli obiettivi da raggiungere e dello stato dei negoziati. Il direttore dell'Agenzia ONU per l'ambiente (UNEP) Achim Steiner ha dichiarato di lasciare il Castello Maniace di Siracusa "molto preoccupato per l'assenza di una strategia definita che permetta risolvere le divergenze".
I paesi emergenti, ospiti del summit, hanno sottolineato come il G8 abbia finora prodotto risultati modesti sul tema ambientale. Il pacchetto anti-crisi europeo destina solo 8% a misure di salvaguardia dell'ambiente contro il 38% della Cina (qualcuno lo dica a Tremonti) e il 18% del Brasile. Le notizie migliori sono venute proprio dal Brasile, che ha annunciato un programma per ridurre la deforestazione in Amazzonia del 70% entro il 2017 (pari a 4,5 milioni di tonnellate di CO2 in meno) e l'introduzione di una tassa che destinerà il 10% dei profitti del mercato del petrolio a interventi ambientali. L'idea della tassa sul petrolio è stata proposta dal Brasile al G8 come misura globale, ma è stata accolta tiepidamente.
Da lunedì si parlerà nuovamente di clima ed energia a Washington, dove il presidente Obama ha convocato il Major Economies Forum, a cui parteciperà anche Prestigiacomo. Il meeting, a cui sono invitate le 16 economie più importanti del mondo, sarà aperto da un intervento del segretario di stato USA Clinton. Gli Stati Uniti hanno annunciato l'intenzione di riportare le loro emissioni ai livelli del 1990 entro il 2020, pari a una riduzione attorno al 15%. A chi criticava la modestia di questi obiettivi il segretario americano per l'energia e premio Nobel Steven Chu ha risposto "credo che piuttosto che discutere sui punti percentuali la cosa più importante sia cominciare prima possibile".
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