Ieri si è votato in Kuwait, una delle poche democrazie del medio oriente, per rinnovare cinquanta seggi parlamentari. A sorpresa quattro sono stati vinti da donne, che solo dal 2006 possono votare e candidarsi e che per la prima volta entrano in parlamento.
Il sistema politico del Kuwait non è esattamente democratico, visto che il potere è mantenuto da 250 anni dalla famiglia Sabah. L'emiro attuale, Sheikh Sabah al-Ahmed al-Jaber al-Sabah, ha l'ultima parola sulle decisioni politiche del paese e sceglie tra i propri parenti il primo ministro e i ministri della difesa, dell'interno e degli esteri.
I candidati ai seggi parlamentari erano 210, tra cui 16 donne. Se l'elezione di Maasouma al-Mubarak, prima donna nominata ministro in Kuwait, sembrava scontata, che il drappello femminile arrivasse a quattro parlamentari non era scontato. Tra queste Aseel al-Awadhi (santino in alto), professoressa di filosofia che era stata prima dei non eletti dell'Alleanza Democratica Nazionale nel turno precedente e che questa volta si presentava da indipendente, con il suo website e gruppo di supporto su facebook.
Le quattro elette sono tutte educate negli USA e tra loro c'è Rola Dashti, leader del movimento delle pari opportunità e presidente della Kuwait Economic Society. I leader del partito religioso islamico sunnita Salafi Alliance avevano ammonito che il voto alle donne è peccato, ma hanno subito una pesante sconfitta. La coalizione dei partiti islamici ha perso dieci dei 21 seggi che deteneva.
Il Kuwait possiede il 10% delle riserve mondiali di petrolio ed estrae circa 2.2 milioni di barili di greggio al giorno.
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