Il 26 giugno il premier inglese Gordon Brown ha presentato The road to Copenhagen, il manifesto politico del governo di Londra per la riduzione delle emissioni di CO2 e la lotta ai cambiamenti climatici (documento completo e sintesi).
Oltremanica la questione è stata presa di petto, con un sito web dedicato e un piano organico di riduzione delle emissioni domestiche a cui Brown adesso aggiunge la richiesta di un fondo mondiale di solidarietà per il clima che dovrà raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2020. Il fondo dovrà essere destinato alle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi più poveri.
Nella sua presentazione (testo) Gordon Brown ha citato gli accordi di Bretton Woods e il Piano Marshall come modelli per il nuovo patto globale. "Sono pochi i momenti nella storia in cui le nazioni devono confrontarsi su decisioni comuni che cambieranno la vita di ogni uomo, donna e bambino del pianeta per le prossime generazioni" ha esordito Brown. "Oggi siamo di fronte ad uno di quei momenti e ad una decisione che determinerà il futuro e il destino del nostro mondo non per un decennio o una generazione, ma per un secolo e oltre".
"Mancano 23 settimane a Copenhagen - ha concluso Gordon Brown - e quando gli storici guarderanno a questo momento critico facciamo in modo che non dicano che siamo la generazione che ha tradito i propri figli, ma che abbiamo avuto il coraggio, e la volontà, di farcela."
Discorso lungo e tosto, zeppo di cifre, dati e citazioni. Discorso chè è piaciuto al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che un una nota ufficiale ha commentato che "questo è esattamente il tipo di leadership che i paesi sviluppati devono dimostrare" aggiungendo che "senza un impegno finanziario serio dei paesi sviluppati sarà difficile raggiungere un accordo a Copenhagen".
Nessun commento dal governo italiano. Mancano pochi giorni al G8, dove Gordon Brown e gli altri leader mondiali certamente rinnoveranno la proposta.
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