Il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo pubblica un intervento su Il Sole di oggi in cui lamenta la impossibilità del governo italiano di avvicinare gli obiettivi fissati nel 2008 in merito alle emissioni di CO2. L'articolo, dal titolo emblematico L'eredità pesante di una logica sbagliata, incolpa il precedente governo di centro sinistra di avere accettato condizioni giudicate penalizzanti rispetto al resto dell'Europa. Il giornale di Confindustria rafforza la tesi con un lungo articolo che concentra l'attenzione sui costi che deriverebbero dalla nostra incapacità di mantenere gli obiettivi prefissati: solo nel 2009 abbiamo sforato di 37 milioni di tonnellate di CO2, pari a 550 milioni di Euro di sanzione.
Mesi fa, parlando con alcuni amici attenti alla questione, ci chiedevamo se il governo Berlusconi avesse presente questo problema, peraltro già previsto e anche facile da contabilizzare. L'opinione che ci eravamo fatti è che il ministro dell'economia Tremonti avesse considerato questa come una delle solite cose all'italiana, patti che si sottoscrivono ma poi non si devono per forza rispettare, sperando magari in uno dei condoni, concordati e patteggiamenti di cui è caposcuola.
Purtroppo per l'Italia non è così. Prestigiacomo se ne accorge improvvisamente il 13 agosto 2009, dopo un anno e mezzo di grandi fanfare nucleari del governo, impegnato a farci conoscere le meraviglie dell'energia atomica che, per chi ci crede, sarà disponibile in Italia comunque non prima del 2020.
Gli accordi sottoscritti dall'Italia per la riduzione delle emissioni di CO2 riguardano invece il periodo 2009-2012.
Il governo non ha avviato alcun programma per la riduzione delle emissioni a breve termine. Non ha cercato un piano di concertazione con le imprese dei settori più energivori e inquinanti, anzi ha preteso lo scorso anno dall'Europa una dilazione per i limiti di emissione del settore del cemento e dei laterizi.
Gli altri paesi d'Europa hanno allestito piani ambiziosi, investito somme ingenti per programmi nazionali di riconversione energetica. Nel suo intervento Prestigiacomo avverte che "sarà necessario individuare gli strumenti e le risorse finanziare per affrontare questo nodo ed evitare pesanti sanzioni o inaccettabili penalizzazioni delle aziende italiane, che sono quelle con le migliori performance ambientali del mercato europeo". Il ministro scrive sul giornale delle imprese e le accarezza, cercando una sponda. Quando però ammette che "sarà necessario individuare gli strumenti e le risorse finanziare" confessa che il governo finora non ha fatto né pensato nulla. Solo proclami atomici.
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