
L'Irlanda, dopo anni di crescita vertiginosa dovuta anche ai benefici di essere in "obiettivo 1" europeo, oggi è in piena crisi. Le cose a Dublino vanno molto peggio di sedici mesi fa, e questo avrà certo influito sull'elettorato.
Adesso per ratificare il trattato di Lisbona mancano i pareri di Polonia e Ceckia. Il presidente polacco e gemello superstite Lech Kaczynski dovrebbe firmare l'adesione nei prossimi giorni. A Praga le cose sono leggermente più complicate per via del bizzoso presidente euroscettico Vaclav Klaus, che attende l'esito di un ricorso alla corte costituzionale presentato da alcuni parlamentari che lo fiancheggiano. La motivazione addotta sarebbe che il trattato crea un "superstato" che viola i diritti e l'indipendenza della nazione ceca. Secondo alcune fonti il verdetto dovrebbe arrivare entro tre settimane, secondo altre ci vorrà molto di più. Forse mesi.
L'esito del ricorso di Praga è seguito con grande attenzione in Gran Bretagna, dove si vota per il governo tra otto mesi con i conservatori favoriti. Il premier in pectore dei tories David Cameron non gradisce il trattato e ha già dichiarato che, se al suo insediamento qualche nazione non si sarà ancora espressa, indirà un referendum popolare. Secondo i sondaggi gli Inglesi voterebbero contro, mandando tutto a rotoli.
Siamo in mano ai giudici costituzionali di Praga.
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