
Bersani e Franceschini, con alcune sfumature, avevano detto di sì a quello che qualcuno ha già chiamato il Lodo Scalfari.
Naturalmente ognuno dei tre candidati fa i suoi interessi. Bersani e Franceschini, sostenendo che il più votato vince anche senza maggioranza, intendono depotenziare la candidatura di Marino, per ora molto distanziato dagli altri due concorrenti nei voti dei circoli. Bersani e Franceschini invitano in questo modo alla scelta del famigerato "voto utile", perché per vincere non servirebbe più un plebiscito ma basterebbe una scheda in più.
Ignazio Marino da parte sua è partito da una posizione fortemente svantaggiata, ha superato l'esame più difficile, quello dei circoli, e adesso ha tutto il diritto di verificare il consenso che può ricevere nelle primarie aperte agli elettori, che rappresentano il passaggio essenziale della democrazia del PD.
Gli sponsor di Franceschini e Bersani naturalmente si fanno sentire. Sono molti, ben collocati e autorevoli. Come Piero Fassino che dichiara ''La disponibilità di Franceschini e Bersani ad accettare questa proposta è un atto di responsabilità a cui mi auguro voglia associarsi anche Ignazio Marino, non ostacolando così una scelta che raccoglie quella forte domanda di unità e serenità che viene dalla nostra gente''.
L'unità e la serenità non sono state al centro dei pensieri di Bersani e Franceschini nella stagione del voto dei circoli. Ambedue hanno rifiutato un confronto con Marino, forti del loro radicamento tra gli iscritti e del fatto che non conveniva dare un palcoscenico alla pari al terzo incomodo. La grande stampa e le TV nei mesi scorsi hanno concesso a Marino spazi risibili, cercando di ridurre le primarie a un duello Franceschini-Bersani e considerando Ignazio Marino l'Adinolfi di turno, con tutto il rispetto.
Adesso che Marino ha superato l'esame dei circoli ed è un candidato a pieno titolo la sua visibilità è aumentata in modo esponenziale, come i consensi alla sua mozione.
Cambiare in corsa le regole del gioco non è solo profondamente scorretto, è anche un modo discutibile di cercare di ridimensionare Marino e tornare alla logica della resa dei conti tra i due candidati di apparato. Inoltre non è chiaro dove Franceschini, Bersani e tutti i grandi nomi del PD che oggi invocano "unità e serenità" fossero quando lo statuto e il regolamento del partito sono stati approvati.
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