martedì 24 novembre 2009

Ma la Bertolasocrazia resta

Il 10 novembre Guido Bertolaso ha annunciato che alla fine dell'anno andrà in pensione approfittando della legge "anti fannulloni" del ministro Brunetta che consente un prepensionamento per i funzionari statali (Bertolaso ha solo 59 anni).
Non so cosà farà Bertolaso e francamente non mi interessa. Qualcuno dice il ministro, altri il presidente della Roma calcio. C'è chi giura che mollerà Berlù e si riaccaserà con Rutelli e Casini. Nelle Marche la destra ha persino sperato di candidarlo alla presidenza della regione, anche se non è chiaro che cosa lo leghi al territorio.
Negli ultimi dieci anni Guido Bertolaso è diventato l'uomo degli eventi straordinari. Dal Giubileo al terremoto in Abruzzo, dai mondiali di nuoto ai rifiuti in Campania. In tutte le piccole e grandi occasioni in cui è stato chiamato a svolgere il ruolo di commissario Bertolaso ha agito con pieni poteri, scavalcando l'intricato e bizantino complesso legislativo nazionale. Mentre i governi di destra e di sinistra emanavano successive versioni del codice degli appalti, rendendo sempre più complessa e tortuosa la gestione dei lavori pubblici, Bertolaso affidava serenamente commesse per milioni, come nel caso della ristrutturazione de La Maddalena in vista del G8 poi spostato a L'Aquila.
La gestione di Bertolaso dei grandi eventi, più o meno catastrofici, è il tema dell'articolo di ieri di Alberto Statera su Affari e Finanza, il supplemento de La Repubblica. Statera cità la definizione Bertolasocrazia coniata da Giuliano Amato in una intervista nella quale descriveva l'agonia del parlamento italiano. La maggior parte delle leggi approvate in parlamento sono solo conversioni di decreti di inziativa del governo. E quando le leggi si fanno basta nominare un commissario per renderle inapplicabili.
La gestione commissariale ha un senso nell'emergenza dei disastri ma diventa uno strumento opaco quando applicata alle grandi opere pubbliche o all'organizzazione di eventi. Ma la prassi ormai è quella di superare i recinti normativi invocando fretta e stato di necessità, e allora vai con il commissario.
Bertolaso andrà in pensione presto, ma purtroppo la Bertolasocrazia resterà come prassi consolidata di un paese che produce norme che preferisce non applicare.

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