L'Europa continua a considerare l'obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 dell'80% al 2050, cercando di individuare i settori più critici in cui intervenire.
Tra le priorità c'è il sistema di trasporto delle merci, con particolare riferimento ai trasporti marittimi e ai veicoli commerciali. Lunedì scorso i ministri dell'ambiente dei 27, riuniti nel 3002imo incontro del Consiglio Europeo, hanno risposto picche alle sollecitazioni della Commissione di Bruxelles, che aveva proposto un piano per limitare le emissioni di CO2 dei furgoni a 175g/Km entro il 2016. Non si tratta di una riduzione drastica, ma solo di un 13% in meno rispetto alla media 2007 di 203g/km. La riduzione sarebbe graduale e la Commissione prevede che i costruttori di automobili debbano adeguare il 75% dei loro modelli entro il 2014. L'obiettivo finale fissato dalla Commissione è di limitare le emissioni a 135g/Km entro il 2020.
I furgoni costituiscono il 12% del parco autoveicoli europeo e il loro numero è aumentato del 50% dal 1997 al 2007.
In apertura di discussione il commissario Connie Hedegaard aveva ribadito come la scadenza del 2014 sia decisamente fattibile e come i progressi dei produttori siano stati molto bassi. Secondo Hedegaard "l'industria non si adopererà per migliorare le emissioni fino a quando non sarà costretta a farlo".
L'Italia, che era presente con il ministro invisibile dell'ambiente Prestigiacomo, si è fieramente opposta alle scadenze proposte, guidando il gruppo dei paesi contrari (oltre all'Italia hanno espresso pareri negativi Germania, Polonia e Regno Unito).
Prestigiacomo ha riportato la posizione del governo che esprime "forti dubbi" sulla praticabilità della proposta, sottolinea come il settore dei furgoni offra "limitate potenzialità per la riduzione delle emissioni". Infine Presty ha chiesto una dilazione di tre-quattro anni dei tempi previsti dal piano della Commissione.
Quando c'è da rimandare qualcosa siamo sempre in prima linea.
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