Oggi ho acquistato il primo numero della nuova serie di Alfabeta. Non senza fatica, perché le copie distribuite, almeno in provincia, sono poche.
Alfabeta usci per l'ultima volta con il numero 114 nel dicembre 1988, a dieci anni di distanza dall'esordio del 1979. Costava seimila lire e nel numero di addio, oltre a una breve nota che annunciava la sospensione delle pubblicazioni "per qualche mese" c'erano dei disegni inediti di Andrea Pazienza, un intervento di Bifo e i soliti articoli e saggi di grande spessore, con l'immancabile poesia di Antonio Porta.
Il nuovo Alfabeta non è uscito dopo qualche mese, ma dopo 22 anni. Costa cinque Euro e graficamente non è molto diverso dall'originale, il cui austero e pulitissimo layout era stato disegnato da Gianni Sassi, grafico di punta dei tardi anni '70 (cfr. le copertine dei dischi Cramps, ad esempio).
Del comitato storico sono rimasti Omar Calabrese, Umberto Eco, Maurizio Ferraris, Carlo Formenti e Pier Aldo Rovatti. C'è ancora Nanni Balestrini ed è pubblicata postuma una deliziosa poesia di Edoardo Sanguineti, anche lui del gruppo di fondatori.
Questo numero si apre con vari interventi sull'attualità del ruolo di intellettuale. Nell'editoriale, non firmato, è scritto che la rivista vuole "scommettere, con ostinazione ed entusiasmo, sul valore inattuale dell'intelligenza".
Alfabeta2 ha anche un sito, che vuole essere complementare alla rivista, non anastatico né subordinato.
Leggere una rivista così fa sentire poco giovani, ma fa anche sentire bene.