Secondo un sondaggio recente il 79.8% degli abitanti della Macedonia vorrebbe che la nazione entrasse nell'Unione Europea e nella NATO. Ma il 62.6% non sarebbe disposto a barattare questo con il cambio del nome del paese.
Si tratta di una vecchia storia: quando nel 1991 la regione di Skopje della ex Yugoslavia ha guadagnato l'indipendenza e si è chiamata Macedonia la Grecia ha opposto fierissima resistenza. I Greci infatti chiamano Macedonia la loro regione nordorientale, con capitale Salonicco, e non accettano doppioni. La questione si è rivelata spinosa, tanto che la Macedonia entrò nel 1993 alle Nazioni Unite con l'acronimo FYROM (Former Yugoslavian Republic of Macedonia), definito "denominazione provvisoria" ma ancora in uso dopo 17 anni. Nel frattempo più di 120 nazioni hanno riconosciuto il paese con la denominazione ufficiale di "Repubblica di Macedonia", ma la Grecia continua a mettersi di traverso. La Macedonia ha chiesto da tempo di entrare nella UE, e i negoziati sono in corso. L'ultimo rapporto sui progressi del processo di annessione ha allarmato Skopje perché invece che di "lingua macedone" il report parla di "lingua nazionale". Il presidente Gjorgje Ivanov ha immediatamente convocato l'ambascatore europeo a Skopje Erwan Fouere per chiarimenti, per sentirsi rispondere che si era trattato di "un fraintendimento", ma molti vedono dietro al refuso la longa mano di Atene.
Per tenere alto il morale ieri l'agenzia di stampa nazionale Mina notava che l'ultima mappa della NATO include il territorio macedone nell'alleanza.Tanto per aumentare la confusione.
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