Non tutti sono convinti che da Cancun usciranno importanti passi avanti verso il nuovo accordo globale sul clima, ma di sicuro nessuno vuole addossarserne la colpa. Così ieri la Cina ha dichiarato che alcuni paeso occidentali vogliono "uccidere Kyoto", citando esplicitamente Giappone, Russia e Canada. Come è noto il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012, prevede riduzioni di emissione per una quarantina di paesi, escludendo tutti quelli cosiddetti in via di sviluppo.
Lunedì scorso, primo giorno dei lavori della COP, il Giappone aveva dichiarato di non essere disponibile a prolungare Kyoto oltre la scadenza, indicando come soluzione un nuovo accordo che includa anche la Cina e gli altri paesi emergenti. Non che i Giapponesi vogliano sfilarsi, anzi. Tokyo ha confermato il suo impegno a tagliare le emissioni nazionali del 25% al 2020, che oggi è la riduzione più alta tra i grandi paesi occidentali. Semplicemente si chiede alle nuove potenze economiche di fare altrettanto, e francamente ci può stare, La Corea del Sud ad esempio, che è una delle realtà industriali più aggressive e il maggiore concorrente del Giappone nel settore high tech, è ancora classificata come paese in via di sviluppo e non ha obblighi di riduzione.
Le posizioni sono quindi opposte. Da una parte Cina, India e gli altri nuovi leader che spingono per una continuazione delle regole di Kyoto oltre la scadenza del 2012 senza obblighi per sè, dall'altra i paesi che subiscono i vincoli dell'attuale protocollo che chiedono che il nuovo trattato includa misure anche per le economie emergenti. Nel mezzo gli USA, che non hanno mai sottoscritto Kyoto.
Mancano sette giorni alla fine di Cancun e la partita si gioca tutta qui. Nel frattempo la segretaria della UNFCCC Cristiana Figueres ha escluso categoricamente che la presidenza messicana possa presentare un nuovo testo di sua iniziativa, smentendo le voci che si rincorrevano da un paio di giorni.
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