L'Europa si sta appena riprendendo da una ondata di gelo che ha bloccato per giorni i due principali aeroporti del continente (Londra e Francoforte) e da ieri New York e la costa est americana sono sotto la più potente tempesta di neve degli ultimi anni. A Central Park ci sono già 35 cm di neve, destinati ad arrivare a mezzo metro in serata. Mentre l'organizzazione metereologica mondiale ha appena dichiarato che il 2010 sarà tra i tre anni più caldi di sempre del pianeta, se non il più caldo, in Inghilterra il mese di dicembre che sta per finire è già il più freddo dal 1890.
Non è facile da spiegare in due righe, ma i gelidi inverni del nord Europa e del nord America sono colpa del riscaldamento globale. La causa scatenante è la crescita delle temperature polari con la conseguente riduzione dei ghiacci artici, che procede ad un ritmo dell'11% al decennio. Lo scioglimento del ghiaccio libera la relativamente calda superficie marina, che a contatto con l'aria, che in genere è sotto i -20°, provoca forti correnti artiche che portano aria fredda sui due lati dell'Atlantico e nel mare del Nord, con robusti abbassamenti di temperatura e forti precipitazioni nevose. Questi sono i risultati di uno studio di climatologi inglesi di cui riferisce l'Independent.
Praticamente il ghiaccio polare funziona come un coperchio, e una volta sciolto permette al mare, la cui temperatura è attorno allo zero, di riscaldare l'atmosfera modificando le correnti. Questo in estrema sintesi, perché ovviamente ci sono molti altri fattori e variabili. Secondo Stefan Rahmstorf, che insegna al centro sugli impatti climatici di Potsdam, i modelli di simulazione dimostrano che se il ghiaccio si scioglie sui mari di Barents e di Kara in quelle zone si crea un'alta pressione. Poiché le correnti d'aria ruotano in senso orario, portano aria fredda in nord Europa facendo risalire aria più calda verso il Polo.
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