mercoledì 23 marzo 2011

Addio al nucleare de noantri

I lettori di sostenibilitalia hanno letto di tutto sulla politica filoatomica del governo di destra che dai tempi del suo insediamento, ormai quasi tre anni fa, ha annunciato l'irremovibile proposito di costruire centrali nucleari in Italia.
Dopo tre anni eravamo ancora agli annunci, mentre cambiavano ministri, si costituiva una agenzia che ancora non ha una sede e circolavano ipotesi per i siti dove costruire gli impianti (vedi cartina qui sopra).
Poi sono arrivati la tragedia del Giappone e il gravissimo incidente alla centrale di Fukushima, di cui ancora non si riescono a definire le conseguenze.
Nei primi giorni i ministri più atomici come Romani e Prestigiacomo avevano diffuso dichiarazioni impavide che confermavano la linea del ritorno italico al nucleare senza se e senza ma. Poi devono essere circolati i primi sondaggi e Romani, esperto in televisioni, ha cominciato a parlare di "pausa di riflessione". Della ministra invisibile dell'ambiente la stampa ha riportato un eccellente fuori onda in cui si legava il nucleare alle elezioni.
Stamattina il consiglio dei ministri avrebbe dovuto occuparsi del decreto di delega al governo in materia, che scadeva proprio oggi. Lo ha fatto approvando la moratoria di un anno del programma nucleare. In pratica se ne riparlerà nell'aprile 2012 e nel frattempo non succederà nulla. La "strategia" invece dovrà essere definita in 24 mesi, cioè entro aprile 2013. Entro quella data dovrebbero quindi essere individuati i siti per gli impianti e per lo stoccaggio delle scorie radioattive.
Una decisione "di buon senso, di cautela, di rispetto per la preoccupazione dei cittadini di fronte a eventi straordinari che hanno suscitato grande inquietudine nell`opinione pubblica" ha commentato la ministra invisibile dell'ambiente.
Nell'aprile 2013 saremo in piena campagna elettorale per il rinnovo del parlamento. Non esattamente il migliore momento per annunciare le sedi degli impianti nucleari. Senza contare che anche il prossimo anno, quando la macchina atomica del governo dovrebbe rimettersi in moto, è previsto un importante turno di elezioni amministrative. E, citando il latinismo utilizzato da Presty, "Non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate".
Resta anche l'incognita sul bilancio finale dell'incidente di Fukushima, che diventa ogni giorno più preoccupante e potrebbe comportare come conseguenza norme restrittive alla tecnologia nucleare anche in sede europea. Tra due anni poi i costi del nucleare, anche alla luce del necessario aumento delle misure di sicurezza che sarà messo in atto dopo la tragedia di Fukushima, sarà ancora meno competitivo. Per non parlare dei tempi: con il rinvio e le complicazioni di sicurezza non sarebbe ipotizzabile completare una centrale prima del 2025, anche nell'ipotesi improbabile che tutto filasse liscio e le popolazioni locali accogliessero con giubilo i cantieri.
Conclusione: il nucleare de noantri è morto, sepolto e dimenticato. Il governo ha fatto un altro figurone in termini di strategia e di coerenza politica, mentre le multinazionali dell'atomo hanno affidato invano i loro milioni di Euro a lobbysti come C. Testa. Resta da capire se il vegliardo Veronesi e gli altri componenti dell'agenzia per la sicurezza nucleare continueranno a riunirsi al bar e a ricevere lo stipendio anche durante la moratoria.

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