Il governo italiano discuterà oggi il decreto presentato dal ministero dello sviluppo economico, tecnicamente definito "decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/28/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/Ce e 2003/30/Ce".
Il provvedimento limita fortemente lo sviluppo delle energie rinnovabili nel nostro paese. Gli impianti fotovoltaici a terra avranno un limite di una capacità massima di un megawatt (mille Kw), con l'ulteriore barriera di 100 Kw per ettaro di terreno dell'azienda. Gli impianti di biogas non potranno superare il megawatt di potenza. Il conto energia sarà azzerato alla fine del 2013. Gli incentivi per l'eolico avranno addirittura una riduzione retroattiva del 30%.
La storia è sempre la stessa, e racconta l'ottusa visone conservatrice del governo italiano. I governi di destra d'Europa hanno intuito che la ripresa dalla crisi passa attraverso la green economy. Gran Bretagna, Germania, Francia, Olanda, Danimarca e altri investono e credono nel futuro delle energie rinnovabili. L'Italia invece pensa ad altro e si avvita in proiezioni atomiche che dovrebbero, nel migliore dei casi, portarci una o due centrali nucleari in attività negli anni '20, difficile dire quando. E due centrali atomiche equivalgono solo al 3% dell'energia che il nostro paese è in grado di produrre oggi. Inutili, pericolose scommesse.
L'assurda strategia del governo ha risvegliato persino il ministro invisibile dell'ambiente Prestigiacomo, che in una nota conferma l'impegno a rispettare gli accordi europei, secondo i quali l'Italia dovrebbe avere il 17% di energia rinnovabile entro il 2020. Nella stessa comunicazione Presty sottolinea come in Germania gli incentivi per le rinnovabili arrivano al 10% della bolletta, da noi siamo tra il 3 e il 5%. Vedremo domani quanto conterà il suo parere nel consiglio dei ministri.
Per dare i numeri in modo chiaro, le energie rinnovabili ci costano 1.7 Euro al mese, molto meno dello smaltimento delle scorie delle centrali nucleari dismesse trenta anni fa.
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