La crisi in Libia ha cambiato la vita a molte migliaia di lavoratori stranieri presenti nel paese. Gli occidentali hanno generalmente ricevuto assistenza dai loro paesi di origine, che hanno approntato mezzi aerei o navali per il rientro. Fino alla surreale vicenda dell'aereo canadese atterrato a Tripoli per evacuare i connazionali, senza trovarne neppure uno all'aeroporto e ritornato a Toronto con il solo equipaggio. Anche i trentamila Cinesi presenti in Libia sono riusciti quasi tutti ad espatriare via terra verso Egitto o Tunisia o via nave verso Malta e Grecia.
Restano gli sfigati veri, quelli senza risorse finanziarie per approntare un viaggio individuale (ormai solo la corsa in taxi da Tripoli all'aeroporto costa centinaia di Euro) e i cui governi non hanno mezzi e/o organizzazione per il rimpatrio. Sono i Filippini (30.000), i Pakistani, gli Indiani, gli Irakeni, i Bengalesi (almeno 60.000), i Nigeriani, i Vietnamiti (10.500).
Non li va a prendere nessuno.
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