Quella nella foto è la chiatta cisterna YOGN-115 della marina americana che viene trainata verso la centrale di Fukushima con il suo carico di un milione di litri di acqua dolce. L'acqua di mare pompata finora per abbassare le temperature dei reattori ha provocati danni gravi e forse irreparabili, corrodendo i circuiti elettrici e formando - secondo alcuni esperti - una crosta di sale attorno al combustibile radioattivo che ne impedisce il raffredamento. Perché ci siano volute due settimane per capirlo resta un mistero.
Riporto altri due dati da un articolo di New Scientist, e non sono buoni. Il primo è che, secondo rilevazioni ritenute affidabili, la centrale giapponese sta rilasciando dosi di cesio 137 pari al 60% di quelle di Chernobyl. Lo iodio 131 che fuoriesce da Fukushima è il 73% di quello del disastro del 1986. La differenza nel livello di contaminazione iniziale è nel fatto che a Chernobyl si scatenò un incendio di grandi dimensioni che nella combustione liberò altri isotopi radioattivi, non solo i volatili cesio e iodio. Ma queste percentuali fanno capire perché sembra ormai scontato che il livello di gravità dell'incidente giapponese verra elevato a 6 (si era partiti da 4, poi l'aumento a 5. Chernobyl finora è l'unico livello 7 della storia).
Il secondo dato è che secondo Science nei sei reattori di Fukushima ci sono 1.760 tonnellate (sì, millesettecentosessanta) di combustibile radioattivo nuovo o esausto, una quantità impressionante. A Chernobyl, al momento dell'incidente, c'erano solo 180 tonnellate di combustibile.
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